Manovra e mercati, lo spread torna a salire. Piazza Affari fallisce il recupero
di RAFFAELE RICCIARDI
MILANO – Ore 16:40. Resta alta la guardia sull’Italia e lo spread tra Btp e Bund tedeschi, che ha registrato una fiammata lo scorso venerdì dopo la decisione del governo di impostare i conti pubblici sulla base di un rapporto deficit/Pil al 2,4% nel triennio, torna ad ampliarsi. A meno di un’ora dallo stop delle contrattazioni, il differenziale di rendimento sulla piattaforma Bloomberg si porta in area 270 punti base, dai 267 della chiusura di venerdì. I Btp decennali rendono il 3,2%. Preoccupa maggiormente l’allargarsi dello spread a due anni, che fotografa le maggiori incertezze degli investitori verso l’Italia nel prossimo futuro: in questo caso il differenziale sale di una ventina di punti.
Gli osservatori aspettano la pubblicazione integrale della Nota di aggiornamento al Def (GLOSSARIO), che conterrà gli altri parametri fondamentali per capire su che traiettoria si stanno mettendo le finanze pubbliche italiane. La continuità di discesa del debito pubblico, in rapporto alla ricchezza nazionale, e le prossime mosse delle agenzie di rating sono i temi che fondamentalmente agitano gli investitori nel Belpaese. Materie che il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, porta sul tavolo dell’Eurogruppo, lanciando una rassicurazione all’Ue: “Il debito/Pil scenderà”. Preoccupa l’ambiente finanziario però il suo annunciato rientro anticipato a Roma: ripartirà stasera stessa, senza partecipare all’Ecofin di domani.
La notizia deprime Piazza Affari: il listino milanese tenta il rimbalzo per buona parte della giornata, poi gira in rosso dello 0,45%. Si confermano le difficoltà sul settore finanziario, che ha pagato a caro prezzo – come sempre, in questi casi – il rincaro dei rendimenti dei titoli di Stato. Meglio il comparto energetico grazie al rialzo del petrolio. Positive le altre Borse del Vecchio continente, con Francoforte in rialzo dello 0,9% e Parigi dello 0,4%. Debole Londra con le incognite su Brexit.
A rassicurare gli investitori internazionali sono le indicazioni positive sull’esito delle trattative tra Stati Uniti e Canada per confermare l’intesa commerciale nel dopo-Nafta, includendo anche il Messico e quindi mantenendo l’accordo trilaterale: si chiamerà USMCA, U.S. Mexico Canada Agreement. Wall Street fa spallucce delle difficoltà italiane e il Dow Jones sale dello 0,9%, il Nasdaq dello 0,6%. Stamattina Tokyo ha chiuso da record: l’indice Nikkei ha guadagnato lo 0,52% confermando i massimi dal 1991. In ordine sparso gli altri listini asiatici.
L’euro è in netto calo sul dollaro in avvio degli scambi in Europa: la moneta unica europea passa di mano a 1,1585 dollari contro il valore di 1,1612 dopo la chiusura di Wall street venerdì. Contro lo yen l’euro invece si apprezza a 132,03. Sullo sfondo resta sempre l’incertezza di Brexit, come accennato, condita dalla guerra interna ai Tory sulla gestione delle trattative dell’Unione che sta rendendo instabile la posizione di Theresa May.
Dal fronte macroeconomico si segnala che le vendite al dettaglio in Germania sono scese dello 0,1% in termini reali e salite dello 0,3% destagionalizzato ad agosto, rispetto al mese precedente. Gli indici Pmi sul manifatturiero indicano una stagnazione: in Italia, il dato costruito con l’intervista ai direttori degli acquisti delle imprese, si registrano 50 punti, esattamente la soglia che separa la contrazione dall’espansione economica. Cala anche la Germania, ma a 53,7 punti. Scende sotto il 10% la disoccupazione in Italia, mentre nell’Eurozona è ai minimi da dieci anni all’8,1%.
Tra le materie prime, infine, il petrolio si conferma in rialzo a New York, dove le quotazioni salgono dello 0,20% a 73,39 dollari al barile. Continua invece la debolezza dei prezzi dell’oro con gli investitori sempre più cauti alla luce della politica di rialzo dei tassi della Federal reserve: in avvio di settimana sui mercati asiatici il lingotto con consegna immediata cede lo 0,2% a 1.188 dollari l’oncia.
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