“Con una nostra moneta risolveremmo molti problemi”. Così Borghi affonda l’euro

“Sono straconvinto che l’Italia con una propria moneta risolverebbe gran parte dei propri problemi”.

La dichiarazione del presidente della Commissione bilancio della Camera, Claudio Borghi, deflagra sui mercati in un momento delicatissimo. E, mentre lo scontro tra il governo gialloverde e l’Unione europea sulla manovra economica sta indebolendo le piazze del Vecchio Continente, che da venerdì stanno accumulando perdite su perdite, con Piazza Affari che in sole quarantott’ore ha bruciato quasi 30 miliardi, lo spread schizza oltre i 300 punti base e l’euro precipita per i timori sull’effettiva tenuta della moneta unica.

Lo spettro dell’Italexit è alle porte. Secondo Bloomberg, a pesare sull’Eurozona sono proprio le parole di Borghi secondo cui l’Italia avrebbe già risolto i problemi fiscali con una valuta propria. È il famoso “piano B” di Paolo Savona, quello pensato per uscire dall’euro e riportare il sistema Italia nella lira.

“Il fatto di avere il controllo sui propri mezzi di politica monetaria è condizione necessaria, ma non sufficiente, per realizzare l’ambizioso ed enorme programma di risanamento – spiega il presidente della commissione Bilancio della Camera ai microfondi di Radio Anch’io – a per fare questo passo ci vuole accordo e consapevolezza da parte dei cittadini”. Secondo l’economista della Lega, se il governo avesse “voluto andare oggettivamente allo scontro con l’Unione europea per arrivare a questo risultato”, avrebbe “dichiarato il 3,1% come deficit, non il 2,4”. “In realtà – ha poi argomentato – vogliamo semplicemente fare le politiche che in questo momento sono il minimo indispensabile per permettere alla nostra economia di stare un po’ meglio”. Dichiarazioni che hanno avuto un forte impatto soprattutto sulla tenuta dell’euro. Tanto che, a breve distanza, Borghi è corso a precisare che non esiste un piano di uscita dalla moneta unica.

L’uscita dall’euro è un tema caro sia alla Lega sia al Movimento 5 Stelle. E, sebbene al momento della formazione dell’esecutivo gialloverde fossero fioccate a più riprese le rassicurazioni al presidente della Repubblica Sergio Mattarella che l’Italexit non sarebbe rientrata nel contratto di governo, il dibattito riemerge con prepotenza in un momento già di per sé difficile per l’Italia. “Quello che vediamo non sembra essere il linea con le regole del Patto di stabilità, ma siamo aperti al dialogo con le autorità italiane e speriamo che il bilancio sia riportato in linea con quanto richiesto dal Patto”, ha tagliato corto il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, rifiutandosi di commentare le dichiarazioni di Borghi. Il risultato, però, resta deflagrante e non ha fatto altro che ampliare le perdite di una seduta negativa già in avvio. I titoli di Stato sono, infatti, di nuovo sotto pressione, con lo spread che torna a salire sul filo dei 300 punti base e il rendimento del decennale volato al 3,401%, il livello più alto da marzo 2014. “L’Italia è uno dei Paesi principali dell’Eurozona – ha commentato il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici – è nell’interesse dell’Eurozona avere un’Italia forte e nell’interesse dell’Italia avere un euro forte e una forte Eurozona. Lavoriamo insieme – ha poi auspicato – mantenendo il sangue freddo e con spirito costruttivo”.

IL GIORNALE

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