Borse, Piazza Affari giù con spread in zona 300 punti. Banche a picco

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Seduta in rosso per Piazza Affari, con lo spread salito fino ai massimi da 5 anni e l’euro sotto pressione, dopo l’attacco di Bruxelles alla manovra italiana e le risposte del Governo che non sembrano rassicurare. A Milano il Ftse Mib segna la performance peggiore in Europa ma risale dai minimi, con le banche che limitano le perdite ma segnano comunque cali del 3%, mentre il resto delle Borse europee limita le perdite. Ieri in serata, dopo le critiche del commissario Pierre Moscovici, è stata la volta del presidente della commissione Ue Pierre Juncker. che ha parlato del rischio di trattamenti speciali che potrebbero portare alla fine dell’euro.

Il ministro Di Maio ha prima detto che ci sono istituzioni europee che «giocano a fare terrorismo sui mercati» poi stamattina ha sottolineato che non c’è la volontà di uscire dall’Europa o dall’euro. A rincarare la dose e a far riecheggiare lo spettro di un’uscita dall’euro, il consigliere economico della Lega, Borghi, che ha affermato che «l’Italia avrebbe risolto i suoi problemi se avesse avuto la propria valuta», per poi precisare subito dopo che ci sia una volontà di uscita dall’euro. Tutta questa serie di dichiarazioni – commentano gli analisti di Mps Capital Services – sembra anticipare settimane di confronto piuttosto duro tra le due parti, con conseguente aumento della volatilità sui mercati.

LO SPREAD BTP ITALIA/BUND SUI DECENNALI NEGLI ULTIMI 5 ANNI
Il differenziale di rendimento dal 2013 a oggi, con lo spread che in apertura ha superato i 300 punti, valore che non toccava da 5 anni

Spread poco sotto i 300 punti dopo record dal 2013

Apertura in forte rialzo, su livelli che non si vedevano da molti anni, per lo spread BTp/Bund dopo gli scontri verbali tra il Governo italiano e le istituzioni Ue sulla prossima manovra. Il differenziale di rendimento tra il decennale benchmark italiano e il Bund benchmark ha iniziato la giornata a 311 punti base, segnando il nuovo massimo da giugno 2013, col rendimento dei titoli italiani al 3,56%, anche in questo caso un record da marzo 2014. Subito dopo l’apertura lo spread si è riportato poco sotto la soglia dei 300 punti base, in ogni caso in forte rialzo rispetto alla chiusura di ieri a 283 punti. Resta su livelli record anche il rendimento dei decennali.

A Piazza Affari banche in focus
In questo contesto, a soffrire sono in primis le banche, con Morgan Stanley che ha ridotto il target price di diversi istituti di credito italiani. In avvio il Banco Bpm è andato subito in asta con un calo del 5%, per poi rientrare e limitare le perdite. Stesso andamento anche perUbi Banca, in rosso anche Unicredit, Intesa Sanpaolo e Mediobanca. Fuori dal listino principale, sono andate in asta anche Carige, Banca Intermobiliare e Banca Ifis mentre Mps è arrivata a perdere oltre 4 punti e mezzo. I titoli bancari sono i più penalizzati in tutta Europa, con l’Eurosotxx di settore in forte calo. Le vendite comunque colpiscono tutti i settori con le uniche eccezioni degli energetici, sostenuti dal rialzo dal prezzo del greggio, e di Luxottica Group dopo che è diventata effettiva la fusione con Essilor.

Tra i titoli peggiori c’è anche Poste Italiane mentre proseguono le difficoltà per Telecom Italia che già ieri aveva perso il 5% per il taglio di rating di Barclays e oggi cede ualtri tre punti percentuali dopo che la società ha precisato ieri che l`impegno di cassa per il pagamento delle frequenze 5G è limitato nel 2018-21. In calo anche le Fiat Chrysler Automobiles che limitano comunque le perdite nonostante il forte calo delle immatricolazioni a settembre (-40% su un mercato in flessione del 25%). Resta in preapertura e non fa prezzo Astaldi che segna un calo teorico del 24,63% dopo il taglio di rating di Fitch, seguito alla richiesta di concordato preventivo.

Euro verso 1,15 dollari spinto al ribasso da tensioni su manovra italiana
Euro sotto pressione a causa delle tensioni sulla manovra italiana. Il cambio euro/dollaro questa mattina si sta avvicinando a una importante soglia di supporto in area 1,15/1,1530, sui minimi da fine agosto. A pesare sono le critiche giunte ieri dal presidente della Commissione europea, Juncker, e dai commissari Moscovici e Dombrovskis. In particolare, Juncker ha parlato del rischio di trattamenti speciali che potrebbero portare alla fine dell’euro. Nonostante il ministro Di Maio abbia rassicurato stamattina che non ci sia alcuna volontà di uscire dall’euro, il nervosismo si è accentuato con le parole del consigliere economico della Lega, Claudio Borghi, che ha fatto riecheggiare sui mercati lo spettro di una fuoriscita dall’euro, affermando che «l’Italia avrebbe risolto i suoi problemi se avesse avuto la propria valuta». Poco dopo, lo stesso Borghi ha precisato che non esiste un piano di uscita dall’euro. E da Lussemburgo è arrivata oggi una nuova dichiarazione di Pierre Moscovici, dai toni meno forti: «L’Italia è al cuore dell’Europa ed è nell’interesse di tutti avere una Italia forte, una Eurozona forte e un euro forte: gli italiani sono attaccati all’euro perché li protegge, non alimentiamo pensieri» di uscita dall’euro.

Ripiega il petrolio dopo i record della vigilia
Prezzi del greggio in calo, dopo la seduta record di ieri. Il Brent ieri ha superato gli 85 dollari al barile e oggi è tornato sotto questa soglia. I primi sondaggi hanno evidenziato un aumento della produzione Opec nel mese di settembre. Gli operatori restano focalizzati sui timori di un forte calo dell’export iraniano difficilmente compensabile nel breve termine. La prossima resistenza, fanno notare gli analisti di Mps Capital Services, si colloca intorno agli 88 dollari al barile, livello potenzialmente raggiungibile con i dati Eia su scorte e produzione di greggio Usa in pubblicazione domani.

(Il Sole 24 Ore Radiocor)

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