Spread sfonda 300 punti, rendimenti decennali al top dal 2014. Borsa piatta
–di C. Di Cristofaro e A.Fontana
Lo scontro verbale tra Roma e Bruxelles sui saldi di bilancio italiani e sulla tenuta dei conti pubblici tiene alta la tensione sui Btp e su Piazza Affari che tuttavia, anche grazie alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Conte (euro definito «irrinunciabile») ha recuperato nel pomeriggio chiudendo in calo contenuto.
Il FTSE MIB, che in mattinata ha toccato i minimi da 17mesi scivolando del 2%, ha chiuso le contrattazioni con un calo dello 0,23%. La risalita è stata guidata dai rialzi di Atlantia (+2,3%) e delle utility ma anche dal dietrofront di Stmicroelectron (+2,2%) grazie alla vivacità dei tecnologici, Intel in primis, a Wall Street. Anche Fiat Chrysler Automobiles, piegata in mattinata dalle immatricolazioni italiane, ha guadagnato lo 0,37% dopo i dati sulle vendite Usa di settembre (+15% rispetto allo stesso mese 2017). Male Pirelli & C (-2,7%) e molti finanziari a cominciare da Unipol e da Banco Bpm. Continua la caduta di Tim (-2%) ormai a un soffio dai minimi storici toccati nell’estate 2013. Nel resto d’Europa indici piegati dai titoli industriali, dai retailer e dalle banche. Madrid la peggiore (-0,9%). In rosso gli altri indici.
Wall Street in risalita con Intel protagonista
Wall Street è positiva nell’S&P500 ma l’indice Dow Jones sta allungando il passo trainato da Intel, Boeing e Apple. Piatta Amazon, che intende aumentare il salario minimo ai dipendenti Usa, giù Pepsi nell’ultimo giorno in azienda del ceo Indra Nooyi. Il gruppo delle bevande ha mostrato ricavi e utili sopra le stime dopo tre trimestri in calo.
A Milano giù le banche, Tim verso minimo storico
I titoli bancari sono rimasti sotto pressione, dopo la debacle della mattinata con una raffica di sospensioni in asta di volatilità. In avvio il Banco Bpm era andato subito in asta con un calo del 5%, per poi rientrare e limitare le perdite all’2% circa. Intorno al 2% anche la flessione di Ubi Banc e di Unicredit, mentre Intesa Sanpaolo e Mediobanca hanno registrato cali contenuti. Fuori dal listino principale, pesanti Monte dei Paschi e Credito Valtellinese.
Tra i titoli peggiori Telecom Italia che già ieri aveva perso il 5% per il taglio di rating di Barclays e oggi cede altri tre punti percentuali dopo che la società ha precisato ieri che l`impegno di cassa per il pagamento delle frequenze 5G è limitato nel 2018-21. Il titolo viaggia sotto i 49 centesimi per azione. Chiusura in recupero per Fiat Chrysler Automobiles nonostante il forte calo delle immatricolazioni a settembre (-40% su un mercato in flessione del 25%): nel pomeriggio sono arrivate le statistiche sulle immatricolazioni di settembre negli Stati Uniti (+15%) grazie all’andamento da record di Jeep e Ram.
Riscatto delle utility. Nuovo tonfo di Astaldi: -60% in tre giorni
Il riscatto delle utility, che ha riguardato tutto il settore anche in Europa, e’ stato guidato da Snam e A2a(+1,2% per entrambe) e accompagnato dal +0,6% Enel e dal +0,5% di Italgas. Anche se le perdite si sono via via ridotte, tant’è che a fine seduta il Ftse Italia Banche ha ceduto l’1,17%, tutti i principali istituti sono rimasti in rosso sotto il peso dell’andamento negativo dei titoli di Stato: Intesa Sanpaolo ha comunque limitato il passivo allo 0,3% e Mediobanca allo 0,4%. In calo dell’1,2% Prysmian che oggi ha annunciato un contratto da 125 milioni di euro per l’interconnessione tra Creta e il Pelopponeso. Fuori dal Ftse Mib altro ko per Astaldi all’indomani del taglio di rating da parte di Fitch: le azioni del gruppo di costruzioni hanno perso un altro 28%. In tre sedute le quotazioni sono scese di oltre il 60%. Giu’ del 12,4% Fiera Milano. Nel resto d’Europa Madrid ha chiuso a -1,08%, Francoforte ha perso lo 0,4%, Parigi lo 0,7% e Londra
lo 0,28%.
Euro recupera da 1,15 dollari ma resta caso Italia
Euro sotto pressione a causa delle tensioni sulla manovra italiana. Il cambio euro/dollaro questa mattina si è avvicinato a una importante soglia di supporto in area 1,15/1,1530, sui minimi da fine agosto. La moneta unica ha poi recuperato terreno chiudendo a 1,156. A pesare sono state le critiche giunte ieri dal presidente della Commissione europea, Juncker, e dai commissari Moscovici e Dombrovskis. In particolare, Juncker ha parlato del rischio di trattamenti speciali che potrebbero portare alla fine dell’euro. Nonostante il ministro Di Maio abbia rassicurato stamattina che non ci sia alcuna volontà di uscire dall’euro, il nervosismo si è accentuato con le parole del consigliere economico della Lega, Claudio Borghi, che ha fatto riecheggiare sui mercati lo spettro di una fuoriscita dall’euro, affermando che «l’Italia avrebbe risolto i suoi problemi se avesse avuto la propria valuta». Poco dopo, lo stesso Borghi ha precisato che non esiste un piano di uscita dall’euro. E da Lussemburgo è arrivata oggi una nuova dichiarazione di Pierre Moscovici, dai toni meno forti: «L’Italia è al cuore dell’Europa ed è nell’interesse di tutti avere una Italia forte, una Eurozona forte e un euro forte: gli italiani sono attaccati all’euro perché li protegge, non alimentiamo pensieri» di uscita dall’euro.
Ripiega il petrolio dopo i record della vigilia
Prezzi del greggio in calo, dopo la seduta record di ieri. Il Brent ieri ha superato gli 85 dollari al barile e oggi è tornato sotto questa soglia. I primi sondaggi hanno evidenziato un aumento della produzione Opec nel mese di settembre. Gli operatori restano focalizzati sui timori di un forte calo dell’export iraniano difficilmente compensabile nel breve termine. La prossima resistenza, fanno notare gli analisti di Mps Capital Services, si colloca intorno agli 88 dollari al barile, livello potenzialmente raggiungibile con i dati Eia su scorte e produzione di greggio Usa in pubblicazione domani.
(Il Sole 24 Ore Radiocor)