La promessa di Conte: “Reddito di cittadinanza già a partire da marzo”

ANDREA MALAGUTI
ROMA

Nel corso di questa chiacchierata, che durerà poco meno di due ore, il primo ministro Giuseppe Conte dirà almeno quattro cose che meritano un titolo. La prima rivolta all’Europa: «Nel 2020 porteremo il rapporto deficit/Pil al 2,1% e nel 2021 scenderemo all’1,8%; avremo un miglioramento del rapporto debito/Pil che ora veleggia sopra il 130% e nel 2020 si attesterà al 126,5%». La seconda rivolta a chi fatica ad arrivare alla fine del mese: «Dal primo marzo partiremo con il reddito di cittadinanza» (e poi ne spiegherà i contenuti). La terza ai genovesi: «Faremo di tutto per consegnargli il ponte entro la fine del 2019». La quarta a chi teme che l’Italia voglia rovesciare l’asse delle proprie relazioni internazionali: «Ho invitato Macron a Palermo per discutere della Libia e il 24 ottobre incontrerò Putin a Mosca. Ma so bene qual è il nostro ruolo all’interno della Nato». Quanta sostanza c’è in queste affermazioni? Andiamo con ordine.

Palazzo Chigi. Dieci del mattino di mercoledì 3 ottobre. Seduto sulla poltrona morbida del suo salotto presidenziale, l’Avvocato del Popolo dà l’impressione di essere un uomo capace di fare a pugni al di sopra del proprio peso. Si è svegliato con lo spread a 300, le Borse in crisi, Tria dimezzato, le dichiarazioni (ripetute) di Salvini che dà dell’ubriacone a Juncker, Di Maio che accusa Moscovici di fare terrorismo e con l’Italia isolata per colpa di una manovra che a Bruxelles trovano divertente come un incidente stradale al ralenty, eppure non dà segni di nervosismo.

L’sms di un funzionario

Seduto di fianco a lui, Maurizio Molinari, direttore de La Stampa, gli legge l’sms di un alto funzionario della Ue. Un testo duro. Dice: «Una manovra italiana con un rapporto deficit/pil al 2,4%, anche solo nel primo anno, sarebbe devastante. E per noi inaccettabile».

 

Conte resta impassibile, come se ormai, nel suo governo, fosse l’unico capace di mettere un coperchio alle emozioni. «L’impostazione del messaggio mi sembra sbagliata: bisogna vedere se la manovra è devastante per i cittadini italiani, che vengono prima. E io non credo proprio, anzi, penso il contrario. Se sarà vantaggiosa per gli italiani sarà vantaggiosa anche per l’Europa. Non vedo contrapposizioni. La verità è che questa riforma consentirà al nostro Paese di recuperare un tasso di crescita significativo e di realizzare uno sviluppo sociale nel segno dell’equità. Anche il tasso di disoccupazione scenderà nel triennio verso l’8% se non di più. Avremo un forte piano di investimenti e il più significativo piano di riammodernamento delle nostre infrastrutture materiali e immateriali mai realizzati in Italia».

Professione forense

Abituato al confronto tecnico dalla professione forense, è diventato avvezzo all’esercizio di un potere complicato che sembra conoscere a fondo la lingua, l’anima e i pensieri della pancia del paese.

 

«Siamo pronti a investire nel triennio quindici miliardi aggiuntivi rispetti a quelli già previsti, che sono circa 38. Abbiamo fondi inutilizzati e stiamo concludendo la riforma del codice degli appalti. Abbatteremo la burocrazia. E a chi pensa di poterci accusare di aiutare i furbetti e i criminali ricordo che abbiamo appena varato il decreto anti-corruzione. Strade, ponti, scuole, sono state costruite in gran parte negli anni Cinquanta e Sessanta. Bisogna intervenire subito. Lo sappiamo noi italiani, ma lo sanno anche i francesi, i tedeschi, gli americani. Lo Stato farà la sua parte. E i privati saranno chiamati a fare la loro. In particolare quelli che hanno avuto le concessioni guadagnando un sacco di soldi e che d’ora in avanti dovranno rispettare la parte del contratto che impone loro la manutenzione ordinaria e straordinaria. Controllerò i numeri personalmente». Questo lo schema con cui giocherà in Europa.

Difficile che basti. Anche se forse ha ragione lo storico Yuval Noah Harari a sostenere che bisognerebbe mitigare le profezie di una imminente catastrofe e passare almeno dal panico alla perplessità. «Io rispetto Juncker e in Europa ci siamo e siamo felici di restarci. Intendiamo confrontarci in modo serio, razionale e coraggioso».

 

Lo ha spiegato a Salvini? «Diciamo che personalmente giudico provvido adoperare un linguaggio più prudente oggi che serve il dialogo. Ma chiedo a tutti di stare ai fatti e di fare riferimento alle azioni del Governo e alle dichiarazioni ufficiali e non alle affermazioni provocatorie o strappate per strada. E noto che neppure i leader europei si tirano indietro dalle polemiche».

 

Reddito di cittadinanza

Fatti. Il reddito di cittadinanza difficilmente aiuterà la crescita. La riforma della Fornero caricherà altro debito sulle spalle delle generazioni future e la riforma fiscale è blanda. Da dove cominciamo? «Dal reddito di cittadinanza». Perfetto. Considerato che questo governo non dà l’impressione di credere tanto nel bene, quanto nella bontà. «Il reddito di cittadinanza non sarà forse il volano della crescita. Ma aiuta le persone. Non la classe media, magari. Ma chi non ce la fa. E’ una misura di equità e giustizia sociale: per questo governo è una priorità».

Il sistema prevede la consegna di una tessera che il governo caricherà con 780 euro. Soldi che non potranno essere messi in banca o spesi per generi di lusso, sigarette o gioco d’azzardo. Serviranno per il cibo, per i vestiti, per i libri scolastici. E non si potranno accumulare. «Se in un mese non vengono spesi tutti, il mese successivo si riparte comunque da 780 euro. L’obiettivo è spingere le persone a comprare ciò che è necessario rimettendo in moto l’economia locale». Poco meno di due miliardi saranno destinati ai centri per l’impiego.

 

«Basteranno. Perché veicoleremo le offerte di lavoro anche tramite un sistema telematico. Non consentiremo a nessuno di poltrire sui divani. E stiamo pensando di dare per tre mesi i 780 euro alle aziende che assumono e di spingere le persone ad accettare le proposte di lavoro non solo nella propria regione». Elasticità, mobilità interregionale, controlli. «Lo Stato ti dà una mano, ma tu non devi tradire la sua fiducia».

 

Il ponte di Genova

E se è lo Stato a tradire la fiducia dei cittadini? «Non succederà». A Genova non è successo? «A Genova sono arrivato sei ore dopo il disastro. Ho tenuto due consigli dei ministri in 48 ore e stanziato subito 33 milioni. A distanza di 40 giorni abbiamo il decreto, lavorando notte e giorno a un testo normativo complesso. E se tutto va bene tra un anno ci sarà anche il nuovo ponte. Abbiamo preso un impegno nei confronti della città e di chi ha perso i propri cari. Lo manterremo. Non sarà Autostrade a ricostruire. Deciderà il commissario».

Putin e Macron

Da qualche tempo l’Avvocato del Popolo ha smesso di sentirsi vulnerabile allo stupore e invisibile alla comprensione. Come se lentamente stesse prendendo coscienza del ruolo di arbitro in mezzo a due capitani riottosi. Vola alto. «Ho invitato Macron a Palermo per un vertice con la Libia. Con il presidente francese ci sono delle differenze di vedute, ma il rapporto personale è buono. Ognuno vuole fare ciò che è meglio per il proprio paese. Ed è esattamente con questo spirito che vedrò Putin a Mosca. Lo considero un interlocutore fondamentale. Assieme a Trump ho condiviso da subito l’idea di un G8 con Mosca seduta a tavolo. Non per strani interessi di qualche lobby politica o economica, ma per un solido senso di realtà».

 

Si alza. «Molti dicono che sono poco presente anche in televisione. In realtà, non ho alcuna smania di apparire. Sono qui. Ogni giorno. Lavoro a testa bassa. Il mio ruolo è più importante di quello che superficialmente può sembrare, perché ogni giorno sono chiamato ad assumere decisioni di grande responsabilità e a operare sintesi politiche».

 

Sorseggia un bicchier d’acqua e si congeda con la serenità di chi è convinto di potere ancora trovare sotto i sassi i segreti delle sorgenti. Basterebbero i soldi veri per le spese che agitano l’Europa.

LA STAMPA

 

 

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