E Di Maio ora agita le manette: “Reddito minimo? Furbi in cella”
Il reddito di cittadinanza è sempre più al centro dello scontro politico sulla manovra.
Di fatto questa mattina si è aperto un duello sulle risorse destinate nel Def al provvedimento così tanto voluto dai pentastellati. Matteo Salvini ha annunciato che per questo provvedimento verranno destinati 8 miliardi di euro. Per i grillini invece l’impegno delle casse dello Stato saranno 10. Ma su oltre alle scintille sulle risorse è anche scontro sulle modalità con cui verrà messo sul campo il reddito minimo. In questo momento l’ipotesi più probabile è quella di una card che verrà usata dagli aventi diritto per acquistare beni di prima necessità come ad esempio alimentari, vestiti e affitti. I movimenti delle carte verranno tutti monitorati per evitare, secondo quanto riferito anche dal vicepremier Luigi Di Maio acquisti immorali come sigarette e Gratta e Vinci.
“Sei anni di galera per i furbi”
Ma attenzione: il rischio più grande che corre il prvvedimento grillino è quello che chi lavora in nero possa percepire il reddito e spendere le entrare dal sommerso per gli acquisti secondari e la card col reddito minimo per quelli primari. Su questo fronte è tornato a parlare Di Maio che ha annunciato una stretta agitando anche le manette: “Abbiamo inserito in questa norma anche una serie di misure che contrastano i furbi, perchè noi ci vogliamo rivolgere solo alle persone perbene e a chi si comporta onestamente. Se imbrogliano – ha spiegato il vicepremier – si beccano fino a sei anni di galera per dichiarazioni non conformi alla legge”. Insomma il reddito di cittadinanza sarà sottoposto ad una sorta di “Grande Fratello” fiscale che però potrebbe non bastare per dare un freno ai furbi.
IL GIORNALE