Italia più povera e con maggiori disuguaglianze: il rapporto dell’Asvis

di ROSARIA AMATO

ROMA – La povertà e le disuguaglianze peggiorano, sul lavoro non si registrano progressi significativi, leggi fondamentali come quella per fermare il consumo di suolo e lo spreco dell’acqua potabile sono rimaste al palo: l’Italia è molto indietro sugli obiettivi di sviluppo sostenibile, definiti dall’Agenda 2030 dell’Onu. E’ il giudizio che emerge dal Rapporto AsVis, presentato stamane alla Camera dei Deputati dal portavoce Enrico Giovannini. A far arretrare il Paese sono soprattutto i ritardi della politica, si legge nello studio, mentre da parte delle imprese e della società civile aumenta la sensibilità verso lo sviluppo sostenibile e le opportunità che offre, a cominciare dall’economia circolare.

In dettaglio, l’Italia mostra segni di miglioramento in otto aree: alimentazione e agricoltura sostenibile, salute, educazione, uguaglianza di genere, innovazione, modelli sostenibili di produzione e di consumo, lotta al cambiamento climatico, cooperazione internazionale. Per cinque aree, invece, la situazione peggiora sensibilmente: povertà, condizione economica e occupazionale, disuguaglianze, condizioni delle città ed ecosistema terrestre, mentre per i restanti quattro Obiettivi (acqua e strutture igienico- sanitarie, sistema energetico, condizione dei mari e qualità della governance, pace, giustizia e istituzioni solide) la condizione appare sostanzialmente invariata.

L’Italia è sicuramente un Paese nel quale i cittadini godono in media di buona salute, e ci sono miglioramenti nell’uguaglianza di genere e nel settore dell’istruzione. Nonostante le difficoltà del nostro sistema scolastico e universitario, infatti, e nonostante l’Italia tra gli ultimi Paesi in Europa per quota di laureati, rispetto al 2015 continua a migliorare la quota di persone di 30-34 anni con titolo universitario e a diminuire il tasso di abbandono della scuola.

La crisi economica ha contribuito alla riduzione dei rifiuti e delle emissioni inquinanti, ma è anche aumentata la percentuale di raccolta riciclata. Si è ridotta la popolazione sovrappeso, ed è aumentata la quota di territorio agricolo dedicata all’agricoltura biologica. Si riducono le morti per incidenti stradali e scende il tasso di mortalità in generale, calano i parti cesarei.

Fin qui le buone notizie. Ma sono peggiorati i tassi di povertà assoluta e relativa, e sono aumentate le persone che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa. Sotto questo profilo, l’unico aspetto in miglioramento è il ricorso alle cure mediche, scende la quota di chi non ne ha usufruito per motivi economici.

Sotto il profilo del lavoro, continuiamo ad avere un recordo in materia di disoccupazione giovanile e di Neet, cioè di giovani che non lavorano e non studiano. Cresce inoltre la distanza tra il reddito dei più ricchi e quello dei più poveri, e la quota di persone che vivono in famiglie con il reddito disponibile inferiore al 60 per cento del reddito mediano è aumentata. C’è anche un peggioramento delle abitazioni, e della sostenibilità dell’ecosistema.

L’AsVis chiede all’Italia in primo luogo di dare attuazione alla Direttiva firmata il 16 marzo 2018 dall’ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che riconosce come “il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile rappresenti un obiettivo prioritario dell’azione del governo italiano”, e di procedere anche con le azioni previste dalla direttiva. Inoltre, l’AsVis ricorda che alla legge di Bilancio da quest’anno dovrà essere allegato un rapporto sull’impatto atteso da quest’ultima sui 12 indicatori di Benessere
Equo e Sostenibile (BES) entrati nella programmazione finanziaria. Varie poi le ricette suggerite per settore, a cominciare da una strategia per aumentare la produttività e includere i giovani nel mercato del lavoro. Per la riforma degli incentivi fiscali, la soppressione di quelli che hanno una ricaduta negativa sull’ambiente, mentre a proposito della flat tax, l’AsVis si schiera decisamente contro qualunque intervento che possa favorire chi ha “visto crescere la propria quota di ricchezza privata nazionale dal 2% al 10%”. Per la stessa ragione l’AsVis dice con forza no al condono fiscale, valutando invece piuttosto azioni di accertamento della ricchezza sommersa e di riequilibrio tra la tassazione dei redditi e quella dei patrimoni.

REP.IT

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