Pensioni, le quote di Salvini possono far saltare il banco

Una soluzione di compromesso che comunque costerà moltissimo alle casse dello Stato. La Lega avrebbe voluto investire di più sulla cancellazione della legge Fornero.

Circa 12 miliardi, ma alla fine si è dovuto accontentare della fetta più piccola delle misure finanziate in deficit. Sette miliardi per «quota 100» contro i 9 necessari a finanziare il reddito di cittadinanza. L’ultimo scontro nella maggioranza prima del varo della Nota di aggiornamento al Def e stato sul requisito anagrafico. Il ministro dell’Economia Giovanni Tria avrebbe voluto mandare in pensione anticipata i 64 enni, il leader della Lega Salvini ha spuntato un età più bassa. Nella legge di Bilancio ci sarà quindi quota 100 come la voleva il Carroccio: 62 anni di età anagrafica e contribuzione minima a 38 anni. Non ci sarà la penalizzazione per ogni anno di anticipo (si era parlato di un taglio dell’1,5% per ogni anno). Ma il requisito contributivo rimane fisso. Quindi oltre i 62 anni la quota salirà di anno in anno: 101 a 63 anni, 102 a 64 e così via.

È comunque un’accelerazione notevole dei tempi di pensionamento dei lavoratori italiani rispetto alle norme in vigore. L’obiettivo non è solo quello di rendere meno rigidi i requisiti della legge Fornero. Il governo vuole pensionare più lavoratori a fine carriera per lasciare spazio a giovani oggi disoccupati. Sbloccare il mercato del lavoro: due assunzioni ogni pensionamento. Il regime in vigore – si legge nel Def – «pur garantendo nel lungo periodo la stabilità finanziaria del sistema previdenziale, nel breve e medio periodo impedisce alle imprese il fisiologico turnover delle risorse umane impiegate». Per consentire dunque al mercato del lavoro «di stare al passo con i progressi tecnologici è oggi necessario accelerare e non ritardare questo processo e dare spazio alle nuove generazioni interrompendo il paradosso per il quale giovani, anche con elevata istruzione, rimangono fuori dal mondo produttivo mentre le generazioni più anziane non possono uscirne», prosegue il Def. Per il governo l’immissione di forze fresche nel mercato avrà come effetto quello di fare aumentare il gettito dei contributi e quindi rendere più stabile il sistema previdenziale italiano.

Difficile fare previsioni. La platea di lavoratori potenzialmente interessati e di circa 400mila. Il costo 7 miliardi; in quattro anni, secondo le tabelle del Def, la spesa pensionistica salirà di 22,5 miliardi, ai quali vanno aggiunti altri 4,5 miliardi per altre spese sociali. Ma Salvini ha anche promesso di introdurre un’altra novità, cioè «quota 41», dagli anni di contributi per potere andare in pensione a prescindere dall’età anagrafica. Allo studio anche il blocco dell’adeguamento automatico dell’età pensionabile alle aspettative di vita. Misure particolarmente gradite ai sindacati, ma che farebbero lievitare la spesa.

«Piena flessibilità di accesso per tutti i lavoratori tra i 62 ed i 63 anni; 41 anni di contribuzione devono bastare per andare in pensione a prescindere dall’età; completare la salvaguardia di tutti gli esodati e prorogare opzione donna», sono gli auspici di Domenico Proietti, segretario confederale della Uil. Renato Brunetta, Forza Italia, invece è molto scettico. Il governo pretende «di voler far credere che misure di mero aumento di spesa corrente, come quelle per il reddito di cittadinanza e le pensioni, pari a poco più di 15 miliardi di euro, possa provocare un aumento di Pil di oltre 20 miliardi». Boccia la riforma delle pensioni anche l’Economist, ricordando come la coalizione gialloverde, con l’insieme della manovra, dopo le tante promesse sta per «vanificare la sua chanche».

IL GIORNALE

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