In Brasile valanga Bolsonaro, sfiora la presidenza già al primo turno

emiliano guanella
san paolo

Un terremoto politico di chiaro stampo conservatore si è abbattuto sul Brasile, con il leader di estrema destra Jair Bolsonaro che è arrivato ad un soffio dal diventare presidente già al primo turno. L’ex capitano dell’esercito, famoso per le sue dichiarazioni misogine, razziste e omofobe e la nostalgia dichiarata per il regime militare, ha strappato il 46% dei voti, non lontano dalla maggioranza assoluta che gli avrebbe assicurato di chiudere subito la partita. Fra tre settimane se la vedrà con il candidato del partito dei lavoratori di Lula Fernando Haddad, staccato di 17 punti (29%), l’equivalente di 19 milioni di voti.

Commentando i risultati in diretta Facebook, Bolsonaro ha parlato di brogli elettorali studiati per non farlo vincere ed ha promesso una campagna ancora più agguerrita in vista del ballottaggio del prossimo 28 ottobre. Ancora convalescente a seguito dell’accoltellamento subito un mese fa durante un comizio, ha trasformato il suo appartamento in un condominio di lusso a Rio de Janeiro nel quartier generale della sua campagna, mentre centinaia di sostenitori lo appoggiavano per strada. Haddad, dal canto suo, può dirsi soddisfatto perché in un mese di campagna è riuscito a farsi conoscere dagli «orfani di Lula», l’ex presidente oggi in carcere per corruzione e per questo impedito di candidarsi.

Nel suo discorso da un hotel di San Paolo, Haddad ha detto che inizia una nuova campagna e che intende convocare tutte le forze democratiche disposte a lottare contro l’autoritarismo. Un appello diretto agli elettori di Ciro Gomes, il candidato socialista arrivato terzo con 12,5% ed a Marina Silva, l’ambientalista che ha fatto un grande flop, raccogliendo solo un punto percentuale. Haddad parte da dietro e ha bisogno di conquistare voti moderati; per farlo dovrà smettere di citare come suo mentore politico Lula, oggi inviso da buona parte della popolazione soprattutto nelle regioni del centro-sud.

 

Il Partito dei lavoratori, di fatto, è diventato una forza regionale, forte solo negli stati del Nordest, i più poveri del Brasile e quelli maggiormente aiutati negli ultimi anni dai governi di sinistra. L’election day era anche per il rinnovo del Parlamento (la totalità della Camera dei deputati e due terzi dei senatori) e per i 27 governi statali. Anche qui ci sono state delle grandi sorprese, non previste dai sondaggisti, che hanno sbagliato le previsioni per i governatori nei tre stati principali, San Paolo, Minas Gerais e Rio De Janeiro. Hanno sorpreso dei candidati outsider di destra, come l’ex giudice federale anticorruzione Wilson Witzel che è primo a sorpresa a Rio davanti all’ex sindaco delle Olimpiadi Paes o l’aspirante governatore del Partido Novo, un nuovo movimento moderato che è in testa a Belo Horizonte. A Minas Gerais non ce l’ha fatta l’ex presidente Dilme Roussef, solo quarta nella corsa per i due posti disponibili per il Senato.

 

Il nuovo Parlamento va più a destra, con il partito di Bolsonaro passato da 8 a 50 deputati e sarà più frammentato di quello attuale, con più di venti partiti. Sarà, inoltre, infarcito di pastori evangelici ed ex militari o poliziotti, la spina dorsale della nuova destra populista. Da qui al ballottaggio saranno altre tre settimane di passione, con Bolsonaro favorito. La grande domanda è se parteciperà ai dibattiti televisivi, con Haddad che è sicuramente più preparato e disinvolto di lui o se sceglierà, con la giustificazione della convalescenza post attentato, di barricarsi in casa e comunicare solo attraversi le reti sociali, il suo nuovo strumento di propaganda preferito alle insidiose interviste vere e proprie. Con 49 milioni di voti incassati senza muoversi, c’è chi pensa che il «capitano», come lo chiamano i suoi, preferirà dirigere le sue truppe a distanza. Tra fake news e comunicati sui social, la nuova destra si prepara alla battaglia fianle.

LA STAMPA

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