Spread, Salvini e Di Maio preoccupati | Analisi: ma perché i mercati puniscono solo l’Italia?

MILANO — La preoccupazione e le contromosse. Lega e Cinque Stelle tengono sotto stretta sorveglianza spread e mercati e si preparano ad arginare ulteriori oscillazioni. Nelle ultime settimane sottotraccia i legastellati hanno ripreso contatti con i differenti interlocutori internazionali. Bypassare — temporaneamente — la struttura Ue per trovare sponde nei leader (nei Paesi europei) è la prima mossa sullo scacchiere.

L’idea è quella di tranquillizzare di persona i principali attori europei (anche sul reddito di cittadinanza) e creare un asse da giocare, poi, sui tavoli di Bruxelles. Non a caso Luigi Di Maio ieri è volato in Germania — mentre in serata ha riunito il suo stato maggiore per un summit sul Def — e ha lanciato la sua mano tesa: «Ho apprezzato il fatto che sia il ministro dell’Economia tedesco sia la Cancelliera Angela Merkel non si siano intromessi nelle dinamiche attuali sulla legge di Bilancio».

Conversando con i suoi il capo politico dei Cinque Stelle ha ribadito di essere «pronto a incontrare tutti» (Bce compresa), ricordando tuttavia: «Sì al dialogo ma non si arretra».

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Lo scenario

La linea della fermezza è condivisa anche da Matteo Salvini, che rimarca: «Noi andiamo avanti tranquilli, non esistono Piani B o marce indietro, siamo convinti che queste misure creeranno lavoro e ricchezza. Preoccupati mai! Responsabili sì, ma indietro non si torna». E ancora: «Garantiamo che facciamo sul serio e che andiamo avanti sulla via della crescita, perché tutti gli investitori con cui sto e stiamo parlando hanno solo una preoccupazione: che il governo salti e si vada a elezioni anticipate. Cosa che non vogliamo». Due posizioni che raffigurano una delle facce del governo, quella della risolutezza (specie con le istituzioni Ue), mentre il premier Giuseppe Conte rappresenta l’altro volto dell’esecutivo: mediatore nel caso di ulteriori lacerazioni.

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La discussione su mosse e strategie ferve nel governo, ma mentre il Movimento è granitico sulle posizioni prese la Lega è più riflessiva. E prova a gettare ponti. Tra deputati e senatori leghisti circola un principio assai condiviso: «Il debito pubblico italiano è certamente alto — spiega uno di loro —. Ma abbiamo anche una certezza: la Repubblica italiana non ha mai mancato di onorare i suoi impegni, semmai le fregature sono arrivate dal mercato, da Lehman a Banca Etruria». E dunque, prosegue il leghista, «di questo si dovrà tenere conto». Ma in che modo? «Beh, il risparmio italiano ammonta a circa 5.000 miliardi. Mentre le proprietà immobiliari ne valgono almeno 4.000. Il tutto, a fronte di un debito con l’estero di 780 miliardi». Come dire: il debito sottoscritto con gli investitori esteri «vale meno del 10 per cento del patrimonio. Da questo punto di vista, francesi e tedeschi sono più indebitati di noi».

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Tra gli economisti c’è anche chi studia possibili argini da proporre per evitare situazioni potenzialmente esplosive. Claudio Borghi, ragionando con i suoi, spiega: «La soluzione vera che io vedo è quella di un cap sullo spread. E cioè, che la Bce sancisca che non possano esserci più di 150 punti di differenza tra titoli analoghi di due Paesi europei. Se vengono superati, interviene lei». E argomenta: «I 150 punti punirebbero davvero il Paese che volesse essere indisciplinato e comprare i rubinetti d’oro: 150 punti rappresentano una sanzione superiore a quelle, peraltro mai erogate, dalla Ue, ma eviterebbe che un Paese si trovi al centro di tempeste senza motivo». «Un progetto lo presenteremo prima delle elezioni europee — sostiene Borghi — ma non sono convinto servirebbe parlarne agli attuali commissari». Armando Siri, invece, prova a gettare acqua sul fuoco: «A me pare che si faccia una gran confusione tra aggiornamento del Def e il decreto fiscale. Perché francamente è incomprensibile questo processo alle intenzioni, questa agitazione prima ancora che si conoscano i provvedimenti del decreto. Ma quelli nessuno li conosce per il semplice motivo che li stiamo ancora preparando». Parole come schermi. La posizione è sempre quella attendista. Il muro dello spread a 400 punti base rimane lontano, ma l’attenzione nel governo è al livello di guardia.

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