Fmi-Bce-Ue, triplo avvertimento all’Italia: “Non alzate il deficit, rispettate le regole”

carlo bertini
roma

Triplo avvertimento in un giorno solo all’Italia: ancora più inquietante visto che a sferrarlo sono Fmi, Bce e Ue, che insieme costituiscono la famigerata “Troika”, tanto invisa agli stati e ai popoli gelosi della loro sovranità. Nelle stesse ore in cui dall’Africa il premier Conte esclude «modifiche significative alla manovra», dal summit del Fondo Monetario di Bali, presente il ministro Tria, arriva un suggerimento a riflettere bene sulle prossime mosse, ad opera del capo Dipartimento europeo del Fmi. «L’Italia sta andando in direzione opposta ai suggerimenti dati, non è il momento di rilassarsi sulle politiche fiscali. Siamo d’accordo con la Commissione europea, l’Italia deve rispettare le regole dell’Ue».

Paese avvisato, mezzo…

Un colpo autorevolmente raddoppiato dal numero uno della Bce, Mario Draghi, che dallo stesso consesso, senza citare l’Italia, mette in guardia «i Paesi in cui il debito pubblico è elevato e per i quali la piena adesione al Patto di stabilità e crescita è fondamentale per avere bilanci sani». Molto chiaro. Tria , che ha incontri bilaterali con il commissario europeo Moscovici e con il segretario al Tesoro americano, prova a gettare acqua sul fuoco. «I finanziamenti continuano ad arrivare, le aste si svolgono regolarmente, non mi pare che gli investitori si stiano allontanando». E in ogni caso, «i trattati indicano il 3% e questo viene rispettato».

 

Ma il segnale più diretto di cosa ci aspetta di qui alle prossime settimane, che fa tremare le diplomazie di mezza Europa, lo lancia dalle pagine di Le Monde il presidente della Commissione Europea Juncker, con un atto di accusa all’Italia che, a differenza della Francia, «non rispetta la parola data». Certo, Juncker assicura che non c’è nessuna volontà di rovesciare il governo italiano e si analizzerà la manovra senza pregiudizi. Ma fa capire il gelo che ci attende a Bruxelles quando sbotta con un «basta dipingerci come mostri freddi, chiusi in un bunker e insensibili alle richieste del popolo», ricordando che l’Italia «ha usufruito di 30 miliardi di euro di più rispetto a quelli che avrebbe potuto se avessimo applicato meccanicamente le regole».

 

 

Soli in caso di shock

L’Italia dovrebbe presentare la manovra lunedì prossimo alla Commissione Ue, ma potrebbe esserci uno slittamento ma non oltre il 20 ottobre: probabile che sarà lo stesso Conte a illustrarla ai partner tra mercoledì e venerdì durante il consiglio europeo. Dove a sentire i rumors riportati dall’Ansa, diversi leader di governo sarebbero pronti a suggerire al bel paese di prepararsi a difendersi da solo in caso di shock: messaggio inquietante di chi teme un effetto contagio sulla moneta unica. Inutile dire che questo fuoco di fila non viene preso bene dagli azionisti di maggioranza del governo che non vogliono fare marce indietro. «Un bel tacer non fu mai scritto. Juncker smetta di insultare gli italiani e il loro legittimo governo. Pensi al suo paradiso fiscale in Lussemburgo», è lo schiaffo servito da Matteo Salvini. «Dopo il Fmi manca solo la Nasa e poi abbiamo completato il parterre di istituzioni che promuovevano quelli che hanno fatto la legge Fornero, il Jobs act, i soldi alle banche, la macelleria sociale degli ultimi anni e bocciano noi», reagisce Di Maio. Ma i due vicepremier sono impegnati a sciogliere diversi nodi, dalle pensioni al fisco. Lunedì il consiglio dei ministri approverà il decreto fiscale e il sottosegretario alla Presidenza di Palazzo Chigi Giorgetti si dice certo che un accordo con i 5stelle si troverà. Quanto all’Ue, «senza fare colpi di testa, senza essere irresponsabili, sappiamo perfettamente che serve fare un braccio di ferro per rompere gli equilibri consolidati», perché «con le vecchie ricette saremmo finiti in burrone». Lo spread? «Va su e giù, è una delle variabili da considerare, ma un politico non deve decidere in base allo spread». «Il governo ci porta a sbattere e sta scientemente pensando l’uscita dall’euro», è la previsione del segretario Pd Martina. «La bocciatura della manovra da parte della commissione europea – sentenzia Renato Brunetta – è assicurata».

LA STAMPA

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