Caso Yara, la Cassazione conferma l’ergastolo per Bossetti
La Cassazione ha confermato l’ergastolo per Massimo Bossetti, condannato in primo e secondo grado per l’omicidio di Yara Gambirasio, la giovane ginnasta di 13 anni il cui corpo venne trovato il 26 febbraio 2011 in un campo a Chignolo d’Isola, nel Bergamasco, a pochi chilometri da Brembate di Sopra, dove la ragazza viveva e da dove era scomparsa tre mesi prima.
Dopo otto anni si chiude il caso. La prima sezione penale della Cassazione, dopo circa 4 ore di camera di consiglio, ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’imputato, che è detenuto nel carcere di Bergamo. Il ricorso di 600 pagine e 23 motivi di impugnazione della sentenza che è stato presentato dai legali di Bossetti, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, ruotava intorno alla formazione della prova principale, il Dna.
“Leggeremo le motivazioni. Le decisioni si rispettano e si impugnano nelle sedi opportune. In questo momento dobbiamo solo piegarci a questa sentenza, ma continuiamo a credere che Massimo sia innocente”, dice Salvagni. E aggiunge: “Il processo mediatico nuoce: ci voleva molto coraggio a prendere una decisione contro la sentenza d’appello. Era meglio che lui stesse zitto fin dall’inizio e che nessuno parlasse di questo caso. Siamo passati dalle 16 ore della camera di consiglio di Brescia alle tre della Cassazione, questa è la giustizia italiana”.
Andrea Pezzotta, legale dei familiari di Yara replicano: “È andato tutto come secondo me doveva andare. Con oggi sono 39 i magistrati che hanno esaminato, in varie fasi, il fatto e tutti hanno concluso per la colpevolezza di Bossetti”. E a chi gli fa notare che la difesa di Bossetti ha criticato l’attenzione dei media nei confronti del caso, risponde: “Se c’è stato un processo mediatico non è per colpa nostra. Noi non siamo mai andati in televisione”. L’avvocato non ha sentito ancora i Gambirasio dopo la sentenza.
La giornata. La giornata si era aperta con le parole di Bossetti che attraverso il suo avvocato chiedeva ai giudici della Cassazione di rifare “una volta una perizia sul Dna e scoprirete che io non c’entro”. Il muratore di Mapello ha atteso la sentenza in carcere a Bergamo e al legale aveva detto di sentirsi “fiducioso, anche se molto timoroso”.
La linea della sostituta pg era nettissima: “Nessun ragionevole dubbio”, ha detto spiegando che Bossetti merita l’ergastolo. Mariella De Masellis aveva chiesto che per il muratore di Mapello ci sia la conferma delle sentenze di primo e di secondo grado. L’avvocato Claudio Salvagni aveva invece chiesto che la pena venisse cancellata “il provvedimento di annullamento – aveva detto – sarebbe impopolare ma coraggioso”.
L’udienza si è tenuta davanti alla prima sezione penale. Ed è rivolgendosi ai giudici che l’accusa aveva detto, parlando dell’imputato: “Non ha avuto un moto di pietà e ha lasciato morire Yara da sola in quel campo”. La tredicenne, infatti, fu trovata cadavere tre mesi dopo la scomparsa in un campo desolato a dieci chilometri da casa sua. De Masellis aveva chiesto anche la conferma dell’altra accusa: “Bossetti deve rispondere di calunnia. Ha fornito indicazioni specifiche su un individuo con cui lavorava”, sviando le indagini nei suoi confronti. Per quest’accusa (calunnia, appunto, nei confronti di un collega), l’imputato era stato assolto. E l’assoluzione è stata conferma anche dalla Cassazione.
L’aula era gremita e tra le persone del pubblico c’erano alcuni sostenitori di Bossetti che hanno esposto in piazza Cavour a Roma, sede della Corte di Cassazione, uno striscione con la scritta “Vogliamo la verità. Bossetti innocente”. Non si sono presentati invece i familiari dell’imputato né quelli di Yara.
L’omicidio di Yara: le indagini e il processo – Videoscheda
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L’omicidio. Yara scomparve all’uscita della palestra, e il suo cadavere venne trovato il 26 febbraio 2011, in un campo a una decina di chilometri di distanza da Brembate. Sul corpo furono trovate tracce biologiche dalle quali i carabinieri sono risaliti a un Dna maschile. Il soggetto fu inizialmente chiamato “Ignoto 1”. Un Dna simile fu poi trovato mesi dopo su una marca da bollo di un uomo morto nel 1999, Giuseppe Guerinoni. Da qui l’intuizione che “Ignoto 1” potesse essere un suo figlio illegittimo.
L RITRATTO – Bossetti, tra bugie e “sete di giustizia”
Dopo lunghe e complesse indagini, con prelievi a tappeto sulla popolazione della zona, Massimo Bossetti è stato arrestato nel giugno 2014. A suo carico, oltre al Dna, anche le riprese di una telecamera che mostrano il suo furgone passare davanti alla palestra di Brembate pochi minuti prima che Yara scomparisse. Il muratore di Mapello si è sempre dichiarato innocente.
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