Caso pensioni d’oro, per un miliardo di gettito i conti non tornano
di VALENTINA CONTE
“Fonti governative del M5S” dicono all’Ansa che la soglia per tagliare le pensioni d’oro non sarà abbassata da 4.500 a 3.500 euro netti al mese. Un’ipotesi – quella di 3.500 euro al mese – che i tecnici ed esperti di previdenza reputano compatibile con 1 miliardo di gettito, il nuovo traguardo di incasso esplicitato dal ministro del Lavoro Luigi Di Maio venerdì 12 ottobre davanti a una platea di piccoli imprenditori di Rivarolo Canavese (video). Se l’ipotesi è dunque sbagliata, il ministro dovrebbe invece spiegare come si fa a ricavare 1 miliardo di euro da una platea tutto sommato esigua di “pensionati d’oro”.
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D’altro canto, da un punto di vista squisitamente matematico, per arrivare a 1 miliardo le opzioni sono due. O si amplia la platea, abbassando la soglia di pensione da tagliare (e questa ipotesi ora viene esclusa). Oppure si taglia molto di più sulla platea esistente: anziché tra il 3 e il 20%, un’aliquota davvero molto più alta (ma il meccanismo di calcolo ipotizzato, tra mille dubbi di costituzionalità, non lo prevede).
Secondo il presidente dell’Inps Tito Boeri – l’ha detto in audizione alla Camera giovedì 11 ottobre – si tratta di sole 30 mila persone. Il taglio predisposto dal disegno di legge 1071 che ora Di Maio vuole mettere nel decreto legge fiscale, quindi in vigore subito (quello con il condono, in arrivo domani in Consiglio dei ministri) agirebbe sugli assegni percepiti da questi 30 mila italiani. Il ricavato, secondo Boeri, non andrebbe sopra i 150 milioni. Sette volte meno del nuovo obiettivo di Di Maio. Forse non del governo, viste le resistenze della Lega.
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