Pensioni, si parte con quota 100 da febbraio. Sulla previdenza incognita finestre
di Luca Cifoni
Scatterà da febbraio l’uscita anticipata ribattezzata quota 100, ovvero il pensionamento con 62 anni di età e 38 di contributi. E dal prossimo anno dovrebbero partire anche i tagli alle pensioni alte, con un introito di un miliardo in tre anni che però si baserà essenzialmente sull’eliminazione della rivalutazione annuale. Il capitolo previdenza della manovra è sicuramente tra i più attesi: sarà contenuto nel vero e proprio disegno di legge di bilancio, anche se il M5S avrebbe voluto spostare la parte sugli assegni più elevati nel decreto fiscale.
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PRIMO PASSO
Nelle intenzioni della Lega Nord, come ha spiegato il vicepresidente del Consiglio Salvini, quota 100 dovrà essere solo il primo passo verso una sostanziale smontaggio della riforma Fornero. Il prossimo sarebbe l’uscita con il solo requisito contributivo fissato a 41 anni (invece dei quasi 43 richiesti attualmente ai lavoratori uomini) per venire incontro essenzialmente a coloro che hanno iniziato la propria attività molto presto. Di fatto, si tratta per ora di un ripristino della vecchia pensione di anzianità, con il requisito congiunto dei 62 anni di età e dei 38 di contributi.
A rigore non potrebbe essere definita una vera quota, perché la somma di 100 non si può conseguire con combinazioni diverse: chi non avrà raggiunto l’anzianità contributiva richiesta uscirà quindi con 63 anni e 38, oppure 64 e 38 e così via. Come specificato dallo stesso Salvini, non ci sarà alcuna penalità per chi approfitterà di questa occasione, anche se probabilmente sarà poi applicato il divieto di cumulo tra lavoro e pensioni per impedire che i pensionati continuino a lavorare come collaboratori: in questo modo si spera di convincere le imprese ad assumere giovani al posto di chi se ne è andato.
Dopo il mese di febbraio le uscite dovrebbero avvenire con finestre trimestrali o quadrimestrali: vuol dire che una volta maturato il diritto alla pensione occorrerà attendere ancora 3-4 mesi per potervi accedere effettivamente. Resta da capire se questo meccanismo (che esisteva prima della legge Fornero) sarà applicato solo a chi opta per quota 100 o anche alle altre pensioni, di vecchiaia e anticipate: se fosse confermata questa interpretazione chi il prossimo anno avrebbe lasciato il lavoro con 67 anni dovrebbe invece attendere i 67 e 4 mesi.
I TESTI
Un altro aspetto molto importante che potrà essere chiarito quando saranno resi noti i testi legislativi definitivi riguarda la cosiddetta aspettativa di vita: il governo è propenso a cancellare l’aumento progressivo dei requisiti legato agli andamenti demografici per quanto riguarda la pensione anticipata, mentre la stessa scelta per la pensione di vecchiaia potrebbe porre problemi di sostenibilità di lungo periodo del sistema previdenziale. Confermato il riprestino dell’opzione donna, la possibilità di uscita con il sistema contributivo che scatterebbe però a sessant’anni.
Sul fronte pensioni alte, il grosso dei risparmi verrebbe dal cosiddetto raffreddamento del meccanismo annuale di recupero dell’inflazione: il parziale taglio dell’indicizzazione potrebbe però riguardare, in misura più blanda, anche assegni di importo medio, al di sotto della soglia dei 4.500 euro mensili. Questo capitolo rappresenta per il Movimento Cinque Stelle una bandiera molto importante: attualmente è contenuto in un apposito disegno di legge in discussione alla Camera, ma potrebbe essere trasferito all’interno della legge di Bilancio. Il meccanismo originariamente messo a punto prevede una decurtazione della parte retributiva dell’assegno, legata all’età in cui è stata conseguito l’inizio della pensione.
IL MESSAGGERO