Anticorruttori ma già condannati

di Milena Gabanelli

«Diversamente corrotti». Ci ha definito così Raffaele Cantone, il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, l’organismo istituito nel 2012 per vigilare e prevenire i fenomeni corruttivi nella Pubblica Amministrazione. Dati alla mano: una media di oltre 1.500 casi di corruzione ogni anno, 818 sentenze definitive di condanna nel solo 2016 per peculato, indebita percezione di erogazioni pubbliche a danno dello Stato, corruzione in atti giudiziari, d’ufficio, concussione. Eppure 3 enti su 4, non hanno mai stato segnalato alcun caso di corruzione. Ma chi avrebbe dovuto segnalarlo? Proprio i Responsabili Anticorruzione preposti al controllo nei singoli enti pubblici in un sistema che l’Europa ci invidia, come ha spiegato il presidente Cantone: «Oggi siamo invitati all’estero per spiegare come funziona l’anticorruzione». Bene, spieghiamolo.
Enti locali: requisiti per l’incarico

Negli enti locali italiani, i Responsabili dell’Anac, salvo eccezioni, sono i segretari generali: circa 7.000 in tutto, nominati dal sindaco, o dal Presidente della Provincia. Dirigenti, dunque, di investitura politica, e che dalla politica dipendono, ed è forse per questo che l’Anac, con una circolare raccomanda di «evitare di designare, quale responsabile della prevenzione della corruzione, un dirigente nei confronti del quale siano pendenti procedimenti giudiziari», o che non abbia dato «dimostrazione nel tempo di comportamento integerrimo».

Si è sentita la necessità di precisarlo, ma non di verificarlo. Lo abbiamo fatto noi, scoprendo che sono almeno 20 gli enti che non hanno sentito la necessità di adempiere alle raccomandazioni.

Integerrimi? Non proprio

Antonella Petrocelli è sotto processo per turbativa d’asta in concorso con altri amministratori pubblici, per fatti commessi fra il 2012 e il 2015, quando era segretaria generale al comune di Como. Qualche giorno dopo la richiesta di rinvio a giudizio il Presidente della Provincia l’ha voluta in segreteria e così oggi, da imputata, è Responsabile Anticorruzione e Trasparenza della Provincia di Como.

«Intollerabile e inescusabile negligenza, dispregio delle norme», sono le parole che il procuratore regionale della Corte dei Conti Emila Romagna ha speso per Danilo Fricano, segretario comunale a Molinella e Bellaria-Igea Marina, in provincia di Bologna, condannato nel 2014 per danno erariale. Al Comune deve restituire 70.353,99 euro, anche se nel frattempo è il Comune che paga lui, essendone ancora segretario generale e Responsabile Anticorruzione e Trasparenza.
125.000 euro è invece la cifra che l’ex segretario generale della Camera di Commercio di Prato, Catia Baroncelli, insieme all’ex Presidente, sono stati condannati a sborsare a fronte di un’operazione finanziaria dannosa per la camera di Commercio di Prato a vantaggio di quella di Firenze. La Baroncelli ha proposto appello, ma intanto la Camera di Commercio deve averle già perdonato il danno subito, considerato che è lei a rivestirne la carica di Direttore generale nonché di Responsabile Anac.
Condannati per danno erariale

La lista dei condannati per danno erariale è lunga. A Sesto San Giovanni c’è Mario Giammarrusti. A Corato, in provincia di Bari, c’è Luigi D’Introno, condannato a gennaio dello scorso anno a restituire 60.975,80 euro alle casse comunali. È ancora alla segreteria del Comune e Responsabile Anticorruzione.

A Castelgomberto, provincia di Vicenza, nel 2017 il segretario generale Maria Grazia Salamino, insieme al sindaco sono stati condannati a 5 mesi di reclusione per abuso d’ufficio. Oggi la Salamino si è spostata di 10 chilometri, a Sovizzo e Marano Vicentino, dov’è segretario e Responsabile Anticorruzione.
A Camugnano, provincia di Bologna, il segretario Giorgio Cigna era stato condannato tre anni fa a rimborsare 31.565 euro, perché si era fatto indebitamente rimborsare le spese di viaggio dalla propria abitazione. La sua reputazione tuttavia non ne ha risentito tanto che oggi, Cigna, è Responsabile Anticorruzione per ben quattro Comuni: Santa Sofia, Premilcuore, Galeata e Civitella. Tutti in provincia di Forlì.
Falso, abuso d’ufficio, bancarotta

Domenico Scuglia, sta al Comune di Locri, provincia di Reggio Calabria; oggi è sotto processo per bancarotta fraudolenta. Per Giuseppina Ferrucci, che ricopre l’incarico nei comuni di Squillace, Davoli e Nocera Terinese, la Procura di Lamezia Terme ha chiesto il rinvio a giudizio per abuso d’ufficio. Giampiero Bella, Responsabile a Modica, (Ragusa) è a processo per falsità ideologica, abuso d’ufficio continuato e aggravato.

Già condannato per falso Luigi Salvato, che a Vico Equense, provincia di Napoli, tenta di difendere dalla corruzione l’ente per cui è segretario. Il suo avvocato, che oggi lo assiste per un altro processo in cui sarebbe coinvolto, ci ha garantito che in appello, quella condanna andrà in fumo grazie alla prescrizione. Questa storia a Vico Equense non l’hanno digerita, e un anno fa, è partita la segnalazione direttamente a Cantone, ma al momento tutto tace.
La «raccomandazione» non basta

Naturalmente ci auguriamo che i dirigenti con procedimenti in corso, alla fine vengano tutti assolti, ma qui il punto è un altro: su chi deve sorvegliare fenomeni corruttivi non possono gravare ombre, motivo per cui Cantone ha inviato la raccomandazione. Punto. Speriamo invece che l’elenco degli amministratori costretti a vedersela con la giustizia si fermi qui, anche se sappiamo che meno della metà degli enti pubblici ha mai verificato situazioni di potenziale inconferibilità di incarichi ai dirigenti pubblici o di eventuale incompatibilità per particolari posizioni dirigenziali.

Sarebbe d’aiuto sapere in quanti i casi, questi segretari-responsabili si siano opposti anche ad una sola illegalità. Al momento, non abbiamo trovato dati, anzi abbiamo faticato persino a trovare i Responsabili, poiché neanche a farlo apposta, l’albo che dovrebbe garantire la trasparenza massima sui titolari di questa posizione, disponibile online sulla stessa piattaforma dell’Anac, è in stato di aggiornamento da un pezzo.
CORRIERE.IT
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