Il Governo annuncia l’abolizione del numero chiuso a Medicina, ma Bussetti e Grillo frenano. Alla fine diventa “un auspicio”
“Si abolisce il numero chiuso nelle Facoltà di Medicina, permettendo così a tutti di poter accedere agli studi”. È quanto annunciato al termine del Consiglio dei Ministri di ieri tra le norme del disegno di legge relativo al Bilancio di previsione dello Stato per il 2019. “Sarò franco con voi. Non mi risulta” è però il primo commento di Marco Bussetti, ministro dell’Istruzione e dell’Università, che riduce il tutto ad auspicio.
I ministri Bussetti (Istruzione, Università e Ricerca) e Grillo (Salute) in una nota chiariscono di aver chiesto, in sede di Consiglio dei ministri, di “aumentare sia gli accessi sia i contratti delle borse di studio per Medicina. È un auspicio condiviso da tutte le forze di maggioranza che il Governo intende onorare. Si tratta chiaramente di un percorso da iniziare già quest’anno per gradi. Per assicurare l’aumento dei posti disponibili e avviare un percorso condiviso, a breve sarà convocata una prima riunione con tutti i soggetti interessati a cominciare dalla Crui”
“Decisione folle” commenta in un tweet il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Walter Ricciardi, il primo annuncio dell’abolizione del numero chiuso. Per l’anno accademico 2018-2019 sono stati oltre 67mila i partecipanti a test per accedere a medicina nelle università italiane dove erano a disposizione solo 9mila posti.
Lo stop al numero chiuso sarebbe una misura “che rischia di penalizzare fortemente i giovani, illudendoli e infrangendo poi le loro speranze contro la parete di cristallo dell’incapacità dello Stato di programmare” sottolinea il Presidente dell’Ordine dei medici, Filippo Anelli. “Cui prodest sfornare migliaia di medici laureati ma ancora privi di tutte quelle competenze necessarie a entrare a pieno titolo nel nostro Servizio Sanitario Nazionale e lasciarli poi intrappolati in un limbo dal quale sempre più difficilmente potranno affrancarsi, a meno di non fuggire all’estero per specializzarsi e poi lavorare, con conseguente perdita di risorse umane e finanziarie? O vogliamo formare medici di serie A e di serie B, in una guerra tra poveri che non potrà che umiliare professionisti di grande valore, e livellare verso il basso le competenze?”.
“Un arretramento gravissimo e un passo indietro di 30 anni con il rischio di perdere il valore europeo della laurea in Medicina perché sarà impossibile certificare la frequenza con un numero di iscritti 5 volte superiore a quello che le università possono formare bene” commenta Eugenio Gaudio, rettore dell’Università Sapienza di Roma.
L’abolizione del numero chiuso in Medicina “è un dispetto agli studenti e ai cittadini” afferma Andrea Lenzi, ex presidente del Consiglio Universitario Nazionale e attuale presidente del Comitato nazionale dei Garanti per la Ricerca del Miur e del Comitato di Biosicurezza e Biotecnologie della Presidenza del Consiglio. “In tre righe hanno cancellato il numero chiuso in medicina – ha sottolineato Lenzi – ovviamente sbagliando anche il nome, visto che il numero sarebbe ‘programmato’ e non ‘chiuso’. È un favore immenso agli universitari, perché raccoglieranno molte più tasse, ma è un dispetto agli studenti, che non avranno più una laurea spendibile in Europa, e un dispetto ai cittadini, che fra qualche anno non avranno dei medici all’altezza”.
Enrico Gulluni, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari dice che “il governo continua a parlare per slogan e a fare una continua campagna elettorale anche sulle manovre della legge di bilancio. Si parla di eliminazione del numero chiuso a Medicina: bene l’intenzione, sosteniamo da anni che l’attuale sistema di accesso vada superato. Ma non si dice in quale modo, non si fa un minimo accenno alla copertura economica e agli investimenti che si devono fare per attuare una simile manovra da subito”.
L’HUFFPOST