Roma, 17 ottobre 2018 – Quattro finestre per quota 100. E così per chi avrà 62 anni di età e 38 di contributi nel 2019 l’uscita scatterà solo da aprile prossimo, con cadenze trimestrali per i successivi via libera dal lavoro: un’operazione che dovrebbe favorire l’uscita anticipata (anche fino a 5 anni) di circa 400 mila persone nate tra il ‘54 e il ‘57, con il vincolo, però, del divieto di cumulo. E’ questa, insieme con il rilancio di opzione donna, la principale conferma del pacchetto pensioni della legge di Bilancio. Rimane, invece, un capitolo aperto il taglio delle pensioni d’oro sopra i 4.500 euro: le modalità di attuazione sono tutte da definire. Ma l’operazione potrebbe essere accompagnata dalla proroga dell’attuale meccanismo di rivalutazione “raffreddata” degli assegni sopra 2 mila euro introdotto dal decreto Poletti e che doveva esaurirsi a fine anni, per lasciare spazio all’adeguamento pieno al costo della vita dei trattamenti previdenziali. Solo così si potrebbe arrivare a recuperare un miliardo di euro come indicato dal vice-premier Luigi Di Maio.

Il governo nel documento inviato a Bruxelles (il Draft Budgetary Plan) ha fatto sapere che l’accesso al pensionamento sarà possibile attraverso quattro finestre: il che rimanda a una decorrenza almeno trimestrale rispetto al momento nel quale si maturano i nuovi requisiti. Se ad esempio le finestre dovessero essere simili a quelle trimestrali in vigore fino al 2007 a fronte di requisiti maturati entro il 31 dicembre si uscirebbe il 1 aprile ma nel caso di requisiti maturati il 3 gennaio si uscirebbe il primo luglio dello stesso anno. Al momento però non ci sono dettagli sulle modalità di uscita. “La soglia minima per il pensionamento anticipato – si legge – è di 62 anni di età e 38 anni di contributi, a cui si potrà accedere durante quattro finestre l’anno”.

La quota 100 quindi vale solo nel caso di 62 anni di età e 38 di contributi mentre cresce a fronte di età più elevate. Nel pacchetto pensioni, però, rientra anche la rimessa in pista dell’opzione donna (che permette di lasciare il lavoro a 58-59 anni con 35 anni di contributi ma con un taglio del 20 per cento della pensione per effetto del calcolo interamente contributivo dell’assegno). Ma non si definisce se l’età annunciata contiene anche la decorrenza utilizzata finora (ma a partire da 57 anni) e gli incrementi dell’aspettativa di vita (12 mesi in totale nel 2019) che porterebbero nel complesso l’età effettiva nella quale si percepisce la pensione a 60 anni per le dipendenti e 61 per le autonome. Il menù continua con: lo stop all’aumento di 5 mesi per le pensioni anticipate nel 2019, ma con la previsione delle finestre, però, anche in questo caso; la proroga per un altro anno l’Ape social e dell’uscita anticipata con 41 anni per i precoci. Il tutto accompagnato anche da un meccanismo di incentivazione per il riscatto della laurea.

CLASSE 1957

I più fortunati. A casa 5 anni prima

L’introduzione di “quota 100”, intesa come somma fissa di età (62 anni) e contributi (38 anni), comporta che dal 2019 potranno andare in pensione “anche” i nati nel 1957 che hanno cominciato a lavorare a 24 anni agli inizi degli anni Ottanta. Anzi, i nati nel ’57 con i contributi indicati il prossimo anno saranno i più avvantaggiati dall’operazione: in pratica avranno un anticipo netto di cinque anni secchi rispetto alle condizioni richieste dalla legge Fornero per la pensione di vecchiaia (67 anni dal 2019).

CLASSE 1959

Costretti ad aspettare. In attesa di quota 41

La cosidetta “quota 41”, la possibilità di lasciare il lavoro per la pensione al raggiungimento dei 41 anni o 41,5 anni di attività, a prescindere dall’età, per ora è ferma al palo. Il che vuol dire che saranno bloccati coloro che hanno cominciato a lavorare negli anni ’77-’78 e che raggiungeranno i 41 anni di versamenti nel corso del prossimo anno. In sostanza, si tratta principalmente dei nati nel ’59, che hanno cominciato a lavorare presto. In compenso dovrebbe essere stato bloccato l’aumento dell’aspettativa di vita di 5 mesi per le pensioni anticipate previsto per il 2019.

CLASSE 1969

Quiescenza anticipata con opzione donna

In astratto “quota 100” dovrebbe favorire ugualmente uomini e donne. Ma in concreto se la soglia dei contributi verrà fissata a 38 anni, saranno in larga maggioranza gli uomini a conquistare l’uscita in anticipo. Le lavoratrici nate tra il ’53 e il ’57 che nel 2019 potranno vantare 38 anni di versamenti sono una minoranza e concentrate per lo più nel pubblico impiego. Da qui anche la soluzione di introdurre di nuovo la cosiddetta opzione donna, che permetterà di lasciare il lavoro anche con 35 anni attività e 58 0 59 anni di età, per dipendenti e autonome, ma con un taglio anche del 20 per cento.

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