Il Paese non cresce: +0,1% Fornero e sussidi 5s a rischio
Nella lettera di Giovanni Tria all’Europa c’è un baco. Oppure, guardando la vicenda da un’altra prospettiva, la missiva con la quale il governo replica alla bocciatura europea del Documento pubblico di bilancio, contiene l’appiglio che permetterà al ministro dell’Economia – un po’ a disagio come nella popolare imitazione di Crozza – di correggere in corsa la direzione dei conti pubblici.
In sintesi, se la crescita del Paese non sarà come quella che il governo si aspetta – ha assicurato il dicastero nella lettera inviata ieri a Bruxelles – «il governo si impegna a intervenire adottando tutte le misure affinché gli obiettivi indicati siano rigorosamente rispettati». Se la crescita sarà sopra le aspettative, allo stesso modo, il governo punterà al pareggio di bilancio prima del tempo.
Correzioni che dovranno necessariamente includere le principali misure di spesa della manovra, dalle pensioni al reddito di cittadinanza.
Peccato che dalla crescita non arrivino segnali positivi. Ieri l’Upb, ufficio parlamentare di bilancio, nella nota sulla congiuntura di ottobre ha calcolato che nel terzo trimestre 2018 il Pil è aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente. Un rallentamento che dovrebbe portare ad un Pil dell’anno in corso «aggiustato per il calendario, dell’uno per cento». Leggermente al di sotto della previsione del governo. Scarto di crescita destinato a riflettersi anche sul 2019, come ha rilevato l’Upb quando non ha validato le il Def del governo Conte.
Previsioni pessimistiche confermate ieri da Confindustria, secondo la quale «la crescita economica in Italia si sta assottigliando». Nel 2019 l’aumento del Pil sarà del +0,9%,in rallentamento rispetto al +1,1% di quest’anno. Comunque «Sembra molto improbabile, dunque, l’espansione programmatica del Pil all’1,5% nel 2019, come risultato della manovra di bilancio delineata dal Governo».
Se le misure previste dalla legge di bilancio e dai collegati – pensioni, reddito di cittadinanza, e investimenti – non avranno l’effetto sperato dal governo, ci saranno correzioni che permetteranno di lasciare invariati gli obiettivi su debito e indebitamento. Quindi manovre correttive.
Ma anche nel caso contrario, la manovra potrebbe cambiare. Tra le rassicurazioni inserite da Tria nella lettera c’è anche quella che riguarda il deficit strutturale. Cioè il saldo della manovra al netto del ciclo economico e delle misure una tantum. Il commissario agli Affari europei Pierre Moscovici ha spiegato è proprio questo il problema. Tra il 2018 e il 2019 il bilancio strutturale italiano dovrebbe migliorare dello 0,6% mentre il governo Conte ha messo nel documento un peggioramento dello 0,8%. Nel biennio successivo tutto cambierà, assicura Tria. Il governo «si impegna a ricondurre il saldo strutturale verso l’obiettivo di medio termine a partire dal 2022». Cioè verso il pareggio di bilancio.
Ma se il Pil italiano «dovesse ritornare al livello pre-crisi prima del previsto, il Governo intende anticipare il percorso di rientro».
In sostanza il governo fa i conti con uno scenario molto ottimistico, ma poco realistico, promettendo nel caso si verifichi un bilancio più rigoroso. Allo stesso modo, nel caso molto più probabile che la crescita sia inferiore a quella prevista, si impegna a mettere mano ai conti.
Il ministro dell’Economia ha aperto la lettera con un’ammissione inedita. Il governo «è cosciente di aver scelto un’impostazione di bilancio non in linea» con le norme Ue. Decisione «difficile ma necessaria». Potrebbe non essere l’ultima.
IL GIORNALE
This entry was posted on martedì, Ottobre 23rd, 2018 at 08:11 and is filed under Politica. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.