La manovra e l’Ue, una bocciatura «chiamata» dal governo

La domanda, a questo punto, è se la maggioranza abbia ottenuto quello che temeva o quello che voleva. La bocciatura della manovra da parte della Commissione Ue era attesa. Ma l’impressione è che nelle ultime settimane sia stata quasi «chiamata» da M5S e Lega, per usarla in chiave elettorale. Ora il premier Giuseppe Conte, il vicepremier del M5S, Luigi Di Maio, e tiepidamente il leghista Matteo Salvini, giurano fedeltà all’euro e all’Ue. Ma lo affermano nel momento in cui il nostro Paese appare avviato sul binario morto dell’isolamento.

La possibilità che dopo il declassamento del debito da parte di Moody’s e la bocciatura europea arrivi l’offensiva dei mercati finanziari, rende tutto più precario. Né basta sostenere, come fa Salvini, che «Bruxelles attacca non un governo ma un popolo». Di certo, le prese di posizione di alcuni commissari contro l’Italia sono apparse fuori misura e pregiudiziali. Il problema è che la manovra rischia di giustificarle a posteriori. Può dare fiato a quanti ritengono il governo populista un’incognita pericolosa, da arginare per evitare contagi: sebbene Di Maio parli di «ultimo argine per la salvaguardia dei diritti sociali degli italiani. Se ci arrendessimo, farebbero ritorno gli esperti pro banche e pro austerity».

Il fatto che M5S e Lega profetizzino la fine degli attuali equilibri nel Parlamento di Strasburgo con le Europee di maggio complica, non facilita le cose. Se in gioco c’è la sopravvivenza delle famiglie politiche che hanno fatto l’Ue, la guerra all’Italia giallo-verde sarà ancora più dura. Le stesse nazioni cosiddette «sovraniste», care a Salvini, sono le prime a intimare all’Italia disciplina sul debito. Le loro opinioni pubbliche non vogliono regalare un solo euro alle «cicale mediterranee»: come si sono rifiutate negli ultimi anni di accogliere una quota anche piccola dei migranti che l’Ue cercava di smistare da Italia e Grecia.

Al fondo, ristagna il sospetto che Roma neghi l’uscita dall’euro e dall’Unione; ma in parallelo crei le condizioni per arrivarci. Il rischio peggiore è proprio che l’Italia di M5S e Lega continui a supporre di non potere essere abbandonata; e nel frattempo favorisca la sua emarginazione di fatto. Anche perché le Europee sono lontane. E in sei mesi può accadere il peggio: nonostante non si voglia vedere, per miopi calcoli elettorali. C’è da sperare che Conte tenga a mente le parole dette ieri dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella: «La logica dell’equilibrio di bilancio non è quella di un astratto rigore… Produce contraccolpi soprattutto per le fasce più deboli».

CORRIERE.IT

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