La Ue boccia la manovra, Mattarella: «Tutelare i risparmi delle famiglie»
di Diodato Pirone
Sul fronte dei conti pubblici ieri sono prepotentemente emersi quattro fatti. Primo: per la prima volta nella sua storia, l’Unione Europea ha bocciato in blocco, richiedendone la riscrittura integrale in tre settimane e non una semplice correzione, il bilancio 2019 di uno stato membro come l’Italia. Secondo: il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ribadito con forza la necessità di tenere i conti in ordine. Terzo: tutti gli esponenti del governo si sono trincerati dietro una linea del Piave che prevede di non cambiare nulla ma di dialogare con Bruxelles. Quarto: il caso ha voluto che il premier Conte scolpisse questa posizione a Mosca dove oggi dovrebbe incontrare Putin, una pura coincidenza che però potrebbe accendere qualche faro sulle ipotesi di un eventuale ruolo della Russia nel caso di crisi del debito pubblico italiano.
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IL PUNTO
Ma andiamo con ordine e iniziamo da quanto accaduto a Bruxelles. La decisione di bocciare l’Italia è stata data da due commissari Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis con toni assolutamente non polemici e persino didascalici. I due hanno spiegato in sintesi che non credono che ulteriori debiti faranno crescere l’economia italiana e che la spesa per gli interessi del nostro debito pubblico, pari a 65 miliardi annui, oggi equivale a quella per l’istruzione. Come dire: cari italiani, se aumentate ancora il debito in futuro dovrete ridurre le spese sociali. Alcuni passaggi di Moscovici sono stati accorati: «È una decisione che abbiamo preso con molto dispiacere.
Sono almeno vent’anni – ha detto il commissario con il cuore a sinistra essendo esponente del Partito socialista francese – che ritengo che il debito pubblico è il nemico dell’economia, dell’economia del popolo, ma anche dell’economia della crescita. Per un uomo di sinistra è assurdo aumentare l’indebitamento, perché quando ci si indebita non si hanno i soldi per le politiche educative, sociali e strutturali. Anche come socialdemocratico, aumentare il debito non è una strategia intelligente». Dombrovskis è stato più pragmatico: «L’euro si basa sulla fiducia fra gli stati e l’Italia sta infrangendo patti internazionali».
Parole che a Roma vengono respinte. «L’Europa è contro un popolo», sintetizza il vicepremier leghista Matteo Salvini. «Non arrivano le cavallette», tranquillizza l’altro vicepremier pentastellato Luigi Di Maio. «Troveremo una soluzione ma dal deficit non ci spostiamo», chiude il cerchio il premier Giuseppe Conte. Linea sposata anche dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, che però a Porta a Porta fa capire di aver pronta qualche misura straordinaria in caso di nuove impennate dello spread. «Sono previste correzioni automatiche ma se lo spread arriva a quota 400 – dice – dovremo ricapitalizzare le banche». Punto interrogativo non piccolissimo visto che un eventuale intervento pubblico gonfierebbe ulteriormente il debito.
Di qui, comunque, il preoccupato e occhiuto intervento del Capo dello Stato Sergio Mattarella. «La logica dell’equilibrio di bilancio non è quella di un astratto rigore», ha detto ieri il presidente davanti ai sindaci dell’Anci riuniti a Rimini.
I conti in ordine, sottolinea Mattarella, sono un bene collettivo, di tutti gli italiani. «Un patrimonio indivisibile», che accomuna i padri ai figli e ai nipoti.
«Ci deve sempre guidare – dice il Capo dello Stato – uno sguardo più lungo sullo sviluppo, la sua equità e la sua sostenibilità». E, al contempo, aggiunge, «occorre procedere garantendo sicurezza alla comunità, scongiurando che il disordine della pubblica finanza produca contraccolpi pesanti anzitutto per le fasce più deboli, per le famiglie che risparmiano, per le imprese che creano lavoro».
Molto pesante infine il giudizio dell’opposizione. «Questo è un governo di furbi che mette le spese di una campagna elettorale permanente sulle spalle dei cittadini», ha detto il segretario del Pd Maurizio Martina.
La bocciatura della manovra, comunque, è solo il primo passo di un lungo confronto fra Bruxelles e Roma che potrebbe sfociare in una multa europea per l’Italia. Per ora c’è ancora spazio per le parole e per gli speculatori.
IL MESSAGGERO