Omicidio Desirée, svolta nella notte: fermati due uomini, altri sotto torchio
Due fermi nella notte. Dal buco nero che ha inghiottito Desirée Mariottini emergono le prime verità. Per due dei quattro africani sospettati per l’omicidio e la violenza sessuale, i senegalesi irregolari Mamadou Gara, di 27 anni, e Brian Minteh, di 43, interrogati ieri per tutta la giornata negli uffici della Squadra mobile della questura di Roma, sono stati individuati riscontri oggettivi. Dieci gli extracomunitari che sono stati sentiti a lungo alla presenza del pm Stefano Pizza e dell’aggiunto Maria Monteleone. Il delitto, come rivela l’autopsia eseguita dal dottor Dino Mario Tancredi, è probabilmente avvenuto con il soffocamento della ragazzina. Il decesso non sarebbe infatti legato a un’overdose ma a una causa asfittica. Ulteriori esami verranno effettuati per cercare conferme a questa ipotesi, mentre dai test tossicologici si attende di conoscere il mix di sostanze stupefacenti, una ragazza racconta che Desirée consumasse eroina e crack. Gli agenti della Mobile, guidata da Luigi Silipo, hanno intanto chiarito anche alcuni aspetti circa l’allontanamento di Desirée da Cisterna di Latina mercoledì. La ragazzina è partita da sola per raggiungere la casa occupata di San Lorenzo (immobile sottoposto a custodia giudiziaria) dove, secondo alcuni testimoni, era già stata.
L’edificio dove la sedicenne è stata drogata, violentata e uccisa è una centrale dello spaccio con infiltrazioni della camorra che gestisce pusher africani. La ragazzina vi ha dormito la notte (alla nonna al telefono aveva detto: «Ho perso l’autobus da Latina, non rientro a casa. Resto da un’amica») e poi vi ha trascorso parte del giovedì. Nella sera del 18 ottobre il drammatico epilogo della sua vita, a cui avrebbe assistito una ragazza romana tossicodipendente e frequentatrice abituale dell’edificio. Solo due settimane fa Desirée era stata denunciata per spaccio di hashish e di pasticche di Rivotril (un antidepressivo). «Ma la sua perquisizione non aveva dato esiti positivi – la difende l’avvocato della famiglia Mariottini, Valerio Masci -. Non era una drogata né tanto meno una spacciatrice». La famiglia aveva tuttavia avviato contatti con il Sert, il servizio per le tossicodipendenze.
Desirée era una farfalla con un’ala spezzata. A Cisterna di Latina, città di 37 mila abitanti nell’Agro Pontino, raccontano come la bambina timida e introversa si fosse trasformata in una ragazza ribelle. Forse come tentativo estremo di rivolta contro una famiglia conflittuale al punto da essere seguita dai Servizi sociali del Comune. Forse anche per cancellare il disagio che l’aveva accompagnata fin dai primi anni, a causa di una gamba claudicante che la faceva sentire diversa. «Ogni vizio è una condanna» scriveva su Facebook. E poi ancora: «Ciò che ami poi t’ammazza: la vita non é come nelle favole qui i cattivi vincono e i buoni restano fottuti». «Nata principessa, cresciuta guerriera, un angelo bianco con l’anima nera», così si descriveva.
Racconta Veronica, 16 anni, che quando frequentava la scuola media “Alfonso Volpi” Desirée «era stata vittima di bullismo»: «Non ci frequentavamo più, mi ero stupita della persona che era diventata. Morire così è assurdo». Christian e Azem, 17 anni, l’avevano incontrata un mese fa, alla stazione: «Erano le sei o le sette del pomeriggio, era sola. Andava a Latina, o forse a Roma. Ormai qui si vedeva poco, ma a San Valentino, il quartiere dove abitava, sapevano che frequentava gente strana». È proprio qui, dove trovare “fumo” è facile, che Desirée potrebbe aver cominciato a smarrire la strada. Barbara, la mamma che l’aveva avuta giovanissima, dipendente della Regione Lazio, aveva provato ad aiutarla senza riuscirci. All’inizio di agosto aveva chiesto l’intervento del padre, Gianluca Zuncheddu, nonostante lei stessa l’avesse denunciato per stalking dopo la separazione, perché Desirée non rientrava. L’uomo, ritenuto dagli inquirenti piccolo boss dello spaccio, era andato a cercarla e l’aveva riportata a casa con modi spicci. Desirée l’aveva denunciato per maltrattamenti, lui era finito agli arresti domiciliari.
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