Vittorio Feltri: credo che il governo si metterà a cuccia e inizierà a scodinzolare davanti alla Ue

di Vittorio Feltri

Solo gli illusi potevano pensare che l’Europa accettasse senza colpo ferire la manovra velleitaria presentata dall’Italia, impostata con l’unico scopo di aumentare considerevolmente il già enorme debito pubblico nazionale. E in effetti i burocrati di Bruxelles, esaminate le nostre carte lacunose, ce le hanno rimandate indietro con la preghiera di correggerle, evitando di prevedere spese che non siamo in grado di sostenere pena altri pesanti deficit.

Il governo Conte ha provato comunque a forzare la mano, però il risultato negativo era scontato. Cosicché ora siamo di fronte a una scelta obbligatoria: o mangiamo la minestra continentale fino all’ultimo cucchiaio, per quanto indigesta, oppure saltiamo dalla finestra.

Nessuna delle due opzioni ci garba, eppure ci toccherà fare uno dei due esercizi. Infatti se desideriamo rimanere legati all’Unione, siamo costretti a bere l’amaro calice ossia a ubbidire ai diktat della Ue e a rimangiarci i programmi stilati da Di Maio, troppo costosi per le casse vuote dello Stato. Se invece insistiamo nell’agire di testa nostra, abbiamo una via d’uscita drammatica: mandare al diavolo la Commissione retta da Juncker e soci, affrontandone le conseguenze difficili da prevedere e valutare nella loro gravità. Non esiste alternativa praticabile.

Immagino che l’esecutivo nostrano, dopo aver fatto la voce grossa, si metterà a cuccia e scodinzolerà quale cagnolino fedele al padrone. Non fosse così saremmo di fronte a un atto di coraggio talmente importante da sembrare improbabile, nel senso che i nostri governanti, a occhio e croce, non sono attrezzati a compiere.

Non ci rimane che attendere gli sviluppi della situazione che è tragica ma non seria, come spesso accade dalle nostre parti. Un distacco dalla capitale belga comporterebbe anche la rinuncia all’euro, la moneta unica accettata a cuor leggero su iniziativa di Prodi, che ci ha rovinato una economia florida benché appesantita da un mostruoso passivo statale.

La colpa del quale, parliamoci chiaro, non è di Salvini né di Di Maio bensì dei dieci ministeri che hanno preceduto il loro, passandola liscia. Facile attribuire la responsabilità agli ultimi arrivati, non certo peggiori di altri.

LIBERO.IT

 

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