La manovra e i manovrati
Non contento di avere annunciato che «abbiamo sconfitto la povertà», ieri Di Maio ha sentenziato che «i mercati ci vogliono bene».
Bene? Da quando c’è lui al governo la Borsa italiana ha perso un quarto del suo valore e lo spread è raddoppiato. Pensa che cosa sarebbe successo se i mercati gli avessero voluto male. I dati non mentono: i mercati non gli vogliono bene, ma molti italiani credono l’inverso – e sono convinti che la povertà sia stata sconfitta – perché la propaganda fa miracoli.
L’altra sera in tv, Antonio Maria Rinaldi, economista molto vicino a Di Maio, ha sostenuto che lo spread a 300 non è un problema, ci si può tranquillamente convivere senza particolari ricadute sulle nostre vite. Certo, anche un obeso sostiene la stessa cosa del colesterolo a 300 e della pressione a 180: ci si convive, almeno fino a che muori e di solito muori prima di uno in salute.
Evidentemente c’è un piano per abituare gli italiani all’idea che lo spread a 300 è un toccasana, un atto di fiducia dei mercati verso la manovra economica bocciata ieri dall’Europa. Rinaldi mi sembra come quei medici negazionisti del cancro che ti curano con l’omeopatia perché «è solo una questione di testa». Poco male, se non fosse che i Cinquestelle lo vorrebbero a capo della Consob, l’agenzia che controlla le banche; se non fosse che insegna – guarda caso – alla Link University, l’università dove si perfezionano – anche in tecniche di informazione e controinformazione – i quadri dei servizi segreti e che tanta manodopera ha già fornito a questo governo.
Viene da chiedersi come mai lo spread faccia paura a tutti meno che a questi signori, perché è come non temere un terremoto o un attacco nucleare, cioè è semplicemente da stupidi o ignoranti. Evidente c’è dell’altro, e qualche traccia la si può trovare nei messaggi rassicuranti che arrivano da Mosca e Washington. Putin e Trump avrebbero promesso a Conte e soci di intervenire con massicci acquisti di titoli di Stato italiano nel caso la situazione dovesse degenerare. Se fosse vero, altro che sovranismo: il governo starebbe vendendo il debito dell’Italia – cioè la nostra autonomia – a potenze straniere ostili (per motivi diversi) a una Europa unita e forte.
Tutto questo per porsi una banale domanda: non è che per caso la rottura con l’Europa è voluta e cercata non nel nostro interesse ma per conto terzi? Del resto questo è il governo delle «manine», non mi sorprenderei se un giorno scoprissimo che è anche quello delle «manone».
IL GIORNALE