Sarà Draghi l’anti Caporetto

Gli strani scherzi del destino: proprio in questi giorni, cent’anni fa, si svolse la grande battaglia di Vittorio Veneto che si concluse, il 4 novembre 1918, con il bollettino della Vittoria firmato Armando Diaz.

Ad un secolo di distanza si rivive in Italia un’ aria di guerra ma il clima, stavolta, è da Caporetto-bis. Oggi sembriamo proprio in rotta come l’esercito di Cadorna. Una vera «Via Crucis»: prima c’è stato il pollice in giù di Moody’s, che ha appena declassato i titoli italiani valutandoli poco più che carta straccia, a cui seguirà, a giorni, il verdetto di Standard and Poor’s. Poi, a completare il quadro, ecco la bocciatura l’altro giorno, prima volta nella storia, della Commissione di Bruxelles che chiede radicali mutamenti alla manovra entro tre settimane. In effetti, a tutto si può porre rimedio: basta solo ricordarsi come già era stata modificata la parte relativa al condono fiscale dopo l’intervento in diretta a «Porta a porta» di Di Maio che, adombrando fantomatiche manine, aveva minacciato di chiudere la porta in faccia alla Lega.

Dopo la marcia indietro di Salvini, ci saranno adesso ben più drastici dietro-front per non farci mettere fuori dalla porta europea. Magari – per cercare di riequilibrare il famoso 2,4% tra deficit e Pil che sta tanto sullo stomaco a Juncker & C. – varando, in piena «zona Cesarini», una bella patrimoniale che potrà, così, affossare definitivamente i «signor Rossi» d’Italia.

Siamo, insomma, di fronte ad una situazione a dir poco esplosiva anche perché, a distanza appunto di cent’anni, Berlino si sta prendendo una clamorosa rivincita nei nostri confronti con lo spread – il differenziale tra i nostri titoli di Stato e quelli tedeschi – che veleggia verso livelli sempre più da allarme rosso. A questo punto, non ci resta che sperare che nel solito stellone italico: non è un caso che, dopo Caporetto, sia appunto arrivata Vittorio Veneto. Con il debutto, magari, di un nuovo governo guidato da Mario Draghi (nella foto) che, tra dodici mesi, lascerà Francoforte e la Bce. Sarà lui il nuovo Diaz?

IL GIORNALE

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