Sicurezza e omicidio Desirée, Salvini sfida il M5s. Ora punta a Roma
di ELENA G. POLIDORI
Roma, 27 ottobre 2018 – Legalità. Tolleranza zero. Difesa dei confini. A partire dalla Capitale, dopo l’omicidio di Desirée. Parole d’ordine di Salvini che lanciano un’Opa sull’amministrazione del Campidoglio, direttamente dal cuore di Roma, aprendo una crepa profonda nella tenuta della maggioranza di governo.
La data prevista per questo show down è quella dell’8 dicembre, festa dell’Immacolata. Matteo Salvini, dopo i fatti di San Lorenzo e dopo aver toccato con mano “lo schifo” di quel quartiere, con gli abitanti che gli urlavano “vieni a liberarci”, come ha ricordato ieri la ministra della Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, ha deciso di aprire il fuoco sul tema della sicurezza, “difesa dei confini nazionali” e “prima gli italiani”, da un palcoscenico speciale. Quello di piazza del Popolo. Un luogo simbolo anche per i grillini che non possono non aver interpretato l’annuncio e l’idea come uno sgarbo. Pesante. Una sfida ‘in casa’ da parte dell’alleato di governo che ha nel mirino, pur senza ammetterlo, il sindaco Virginia Raggi, a cui i leghisti – ma non solo – addossano le responsabilità più gravi su quello che è accaduto a Desirée e sul degrado della Capitale.
Delitto Mariottini, arrestato il quarto uomo
Uno schiaffo ai grillini, dunque, ma anche al Papa. Che da sempre, proprio l’8 dicembre, depone una corona sotto la statua della Madonna a piazza di Spagna. E al quale di sicuro non piaceranno le parole con cui Salvini ha intenzione di arringare la folla, quel giorno e in quelle ore, rinfocolando gli animi sul fronte sicurezza, nel nome della “difesa dei nostri confini, noi padroni a casa nostra”. E molto altro. Sgarbo su sgarbo, dunque, ma per Salvini conta la tolleranza zero, quel tema sicurezza che i grillini masticano con grande difficoltà, come dimostra l’imbarazzo e la presa di distanza del presidente della Camera, Roberto Fico: “L’inclusione sociale dev’essere al centro delle nostre politiche per le città metropolitane – ha detto – perché se non crei inclusione sociale, crei scontro sociale e crei città insicure. Anche nei momenti difficili non ci vogliono ruspe ma più amore e fatica nelle idee e nella partecipazione. Essere costantemente nei quartieri difficili senza lasciare mai nessuno solo”.
Meno ruspe, più amore; l’esatto contrario di quel che pensa e dice Salvini. Per Roma, San Lorenzo, ma non solo. Ufficialmente, il leader del Carroccio giura di non avere nulla in mente per il futuro dell’amministrazione capitolina, dice anzi che aiuterà “la Raggi con gli sgomberi”, ma l’idea sembra quella di mettere ancora più all’angolo i 5 stelle nella maggioranza proprio partendo dal Campidoglio, con la prima cittadina che il 10 novembre potrebbe essere condannata per falso. “Una certezza l’abbiamo – ha ricordato ancora la ministra Bongiorno, escludendo però la sua candidatura a sindaco dopo la Raggi -. Di questa situazione è oggettivamente responsabile chi fa il sindaco”. Pochi giorni fa, d’altra parte, in una riunione di Salvini con i fedelissimi della Capitale – la presidente della Commissione Attività produttive della Camera, Barbara Saltamartini e il coordinatore Francesco Ziccheri – si sarebbero cominciati a fare alcuni nomi sui quali puntare per scalzare la Raggi dal Campidoglio. La Saltamartini, al momento, sembra la più gettonata.
QN.NET