La manovra toglie le pensioni ai perseguitati politici e razziali

Tra i tagli alla spesa pubblica previsti dal decreto fiscale, ce n’è uno che spacca l’opinione pubblica e fa indignare più di altri: cinquanta milioni di euro vengono, infatti, recuperati abolendo il “sostegno in favore di pensionati di guerra e assimilati, perseguitati politici e razziali”. Tagliati quindi gli assegni previsti fin dal 1955 alle vittime delle leggi razziali – entrate in vigore esattamente 80 anni fa – e a chi è stato vittima di persecuzioni politiche durante il fascismo. Importi pari a 500 euro al mese destinati a persone nate prima del 1945, che quindi oggi hanno superato i 70 anni di età.

Le reazioni – Il primo a riprendere la denuncia delle comunità ebraiche è stato il deputato Pd Emanuele Fiano, che chiede di “cancellare questa vergogna”. Poi anche la vice presidente della Camera di Forza Italia, Mara Carfagna, che sperando in “un errore tecnico e non una scelta deliberata” annuncia la presentazione di un emendamento che “ripari questo insulto alla memoria e alle persone che hanno patito e combattuto l’antisemitismo e la dittatura”.

Andrea Maestri, esponente della segreteria nazionale di Possibile, attacca duramente: “Se l`onda nera sembrava lambire solo le latitudini del Viminale, ora a pelo d`acqua galleggia l`intero governo: sì, perché a 80 anni da quel 5 settembre 1938, quando Vittorio Emanuele III firmò la prima legge razziale, quella che allontanava i bambini ebrei dalle scuole, Conte, Di Maio e Salvini sfornano una norma odiosa, nascosta nel decreto fiscale, che cancella la pensione alle vittime delle persecuzioni fasciste, ebrei e non solo”.

TGCOM

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