Manovra, nuova lettera Ue all’Italia. Tria vola a Berlino da Scholz
Bruxelles, 30 ottobre 2018 – Se non è un ultimatum, poco ci manca. E non è una novità. Nel giorno in cui l’Istat certifica la “crescita zero” del nostro Paese (primo stop dopo tre anni di espansione), la Commissione europea invia una nuova lettera all’Italia per chiedere chiarimenti sulla manovra 2019 e sui conti. Bruxelles si prepara così all’eventuale apertura di una procedura contro Roma per il mancato rispetto della regola di riduzione del debito pubblico nel 2017. Il provvedimento scatterebbe qualora il governo non dovesse modificare i saldi di bilancio per il 2019. La missiva è indirizzata al direttore generale del Tesoro, Andrea Rivera, il Mef dovrà dare una risposta entro il 13 novembre. Una lettera analoga era già stata inviata, come ricorda il Ministero dell’Economia, anche negli anni passati. Nel frattempo, si apprende che Tria a Berlino ha incontrato il suo omologo tedesco Olaf Scholz. Sul tavolo anche la manovra italiana, con il titolare di via XX Settembre che “ne ha spiegato la logica economica, che è puntata sulla crescita per ridurre il debito del Paese”. Al centro delle discussioni, poi, la preparazione di Eurogruppo ed Ecofin della prossima settimana. “I temi affrontati sono la riforma dell’Eurozona e il completamento dell’Unione bancaria”, si legge nella nota del Mef.
LA LETTERA UE – “L’ampia espansione di bilancio prevista per il 2019 è in netto contrasto con l’aggiustamento di bilancio raccomandato dal Consiglio”, sottolinea Marco Buti, direttore generale della direzione Affari economici e finanziari della Commissione europea, in riferimento alla manovra . “Questa traiettoria di bilancio, unita ai rischi al ribasso per la crescita del Pil nominale – si legge nella missiva – sarà incompatibile con la necessità di ridurre in maniera risoluta il rapporto debito/PIL dell’Italia”. E ancora, un debito pubblico “così elevato” è anche “fonte di preoccupazione “per l’area euro nel suo complesso”.
Nella lettera Buti ribadisce che “il debito pubblico italiano rimane una vulnerabilità cruciale”. E aggiunge che un passivo “così elevato limita lo spazio di manovra del governo per spese più produttive a beneficio dei suoi cittadini”. Il Mef assicura che la risposta “sarà inviata a Bruxelles rispettando la scadenza indicata”.
BRUXELLES SI PREPARA – La lettera di Buti è un passo formale, naturalmente, che si limita alla richiesta di informazioni sui ‘fattori significativi’ che potrebbero giustificare il non rispetto della regola sul debito. Ma i giudizi contenuti nella lettera, che in sostanza ribadiscono i punti dell’opinione con cui Bruxelles ha bocciato la ‘finanziaria’, indicano che ora come ora l’Italia quella regola non la rispetta. Una decisione sulla procedura, beninteso, ancora non c’è: arriverà semmai dopo che sarà chiarito formalmente che il governo non modificherà la proposta di legge di bilancio. La lettera, di fatto, è un ennesimo avvertimento a Roma di quali potrebbero essere i prossimi passi di Bruxelles.
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