“Come un bombardamento”. Nel Veneto alluvionato caduti tre milioni di alberi

Marcella Corrà
belluno

Il sesto giorno dell’alluvione di Belluno, iniziata domenica con la tracimazione del torrente Bigontina a Cortina e i primi quaranta evacuati, è passato sotto una pioggia continua, anche se non forte, con nuove frane e ancora 10 mila famiglie senza corrente elettrica. Dell’alluvione bellunese ora si sono accorti anche a Roma e per i prossimi giorni si preannuncia l’arrivo del vice premier Luigi Di Maio e del sottosegretario all’ambiente Vannia Gava. Di Maio in un videomessaggio ha annunciato che se il Veneto chiederà lo stato di emergenza (come sta facendo) «dovrà averlo». I boschi sono devastati, peggio di un bombardamento. Distrutti cinquantamila ettari, oltre tre milioni di piante. Oggi intanto briefing al Centro coordinamento dei soccorsi con il capo della Protezione civile nazionale Angelo Borrelli, insieme con il governatore.

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L’emergenza non è finita, anzi. Ieri mattina una nuova frana si era aggiunta alle decine cadute sulle strade provinciali e alle centinaia su quelle comunali, tagliando in due di nuovo la Vallata agordina, da Cencenighe verso Alleghe. Poi il grande lavoro di Veneto Strade ha permesso di aprire la 203 nel pomeriggio, togliendo dall’isolamento molti Comuni della parte alta dell’Agordino. E finalmente, dopo cinque giorni, si può arrivare anche a Cibiana.

Nella stessa mattina di ieri era emerso dall’isolamento pure il paese di Gosaldo. È un passo avanti, insieme con l’arrivo dei tanti attesi e richiesti generatori che un potente elicottero dell’Esercito ha portato a Livinallongo e Rocca Pietore per togliere dal buio e dalla mancanza di collegamenti telefonici migliaia di persone. Lo stesso elicottero (un Boeing Ch-47 Chinook) ha portato due gruppi elettrogeni dell’Enel a San Tomaso Agordino, dove non si può ancora arrivare via terra. Appunto, l’Esercito. Migliaia di volontari e di cittadini, Vigili del fuoco (250 quelli al lavoro, tra cui 90 volontari con 75 mezzi), Protezione civile, forze dell’ordine. Ma ora serve l’Esercito. E dal prefetto di Belluno, Francesco Esposito ieri è partita la richiesta di attivare l’operazione «Strade sicure» che prevede l’impiego di militari a supporto delle attività di controllo e presidio della viabilità.

 

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Tra le zone più colpite da questa alluvione c’è sicuramente l’Agordino e la zona di Rocca Pietore in particolare. Qui è saltato per aria letteralmente l’acquedotto, insieme con l’intera strada sotto cui correva, nei Serrai di Sottoguda, uno dei luoghi più affascinanti delle Dolomiti. I Serrai sono praticamente scomparsi, come l’acquedotto, e 700 persone non hanno l’acqua. Qui sono state mandate ieri delle autobotti e scorte di alimentari. Infatti la mancanza della corrente elettrica (che sta tornando poco alla volta, si è passati da 113 mila utenze al buio lunedì alle 9700 di ieri sera) ha messo in ginocchio negozi e famiglie. I generatori per sopperire a questa mancanza non si trovano più e chi li ha cerca gasolio per alimentarli, ma i distributori sono a secco.

Una condizione simile a quella del Friuli Venezia Giulia, dove per ripristinare sia le linee elettriche che la viabilità, però, ci vorranno mesi. Le zone più colpite sono state le Valli del Friuli (Valle del But, Val Degano, Val d’Incarojo) e del Pordenonese (in particolare la Valcellina con i Comuni di Claut, Barcis ed Erto), nonché la costa (Lignano, Grado, Monfalcone).

 

Anche in Trentino preoccupa la strage d’alberi: almeno 1,5 milioni sono andati distrutti. Il dipartimento della Protezione civile trentina ha dato ordine di aprire la galleria Adige-Garda per far defluire le acque del fiume che minacciavano la città di Verona. Un fiume di fanghiglia e detriti si è riversato nel lago, già in dissolvimento da ieri.

LA STAMPA

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