Dalla Sicilia a Ischia Così M5S difende l’illegalità “necessaria”
Hanno costruito le case sul letto del fume che con la piena si è ripreso il suo spazio travolgendole.
In Sicilia l’abusivismo edilizio è la regola, non l’eccezione, di cui però ci si accorge solo quando una casa crolla sotto un terremoto o spazzata via dal fango. Sei zone di Messina, 230mila metri quadrati dove vivono 6.400 persone, sono abusivi. La Regione Sicilia ha chiesto lo stato di emergenza ma la Protezione civile ha risposto di no per una ragione semplice: le case abusive stanno lì dal terremoto del 1908 e un’emergenza che dura 110 anni è un controsenso. Stessa storia a Casteldaccia. La villetta portata via dall’esondazione del Milicia (9 morti) non doveva essere lì, a poche decine di metri dall’acqua come parte di due lottizzazioni abusive con case fuori legge, fognature che scaricano nel fiume, totale illegalità alla luce del sole. Una storia all’italiana: da dieci anni pendeva l’ordine di demolizione del Comune ma i proprietari l’hanno impugnato al Tar, che se l’è presa comoda. Nel frattempo, con la demolizione congelata, è stata la pioggia a prendere l’iniziativa.
L’abusivismo edilizio come necessità, la casa irregolare come diritto costituzionale. È stato persino teorizzato dal M5s, che sulle case abusive al Sud (suo bacino elettorale) ha sempre derogato dallo sbandierato principio della legalità. «Se l’abusivismo è colpa della politica la casa resta un diritto» spiegò Di Maio durante l’ultima campagna elettorale siciliana, coi grillini che promettevano massima comprensione ai residenti abusivi (il sindaco M5s di Bagheria è sotto processo per abusivismo). Non che la politica di altro segno si sia comportata diversamente, le sanatorie e i condoni si sono ripetuti, le demolizioni rarissime. In Sicilia dal 2004 a oggi sono state emesse 6.637 ordinanze di demolizione, di cui 1.089 effettivamente diventate esecutive meno di una su sei. Mentre tra il 2016 e il 2017 sono stati abbattuti appena 71 immobili abusivi, un numero ridicolo se si calcola che solo in Provincia di Agrigento sono censite 17mila case abusive su 38mila abitanti, quasi una ogni due agrigentini. Tutti aspettano una sanatoria, magari da decenni, così mentre le pratiche prendono polvere la gente continua ad abitarle come nulla fosse. Dal 1985 a oggi quasi il 60% delle case abusive dell’isola è in attesa di sanatoria e su 207mila pratiche presentate con le sanatorie degli anni 1985, 1994 e 2003 sono 133mila le domande ancora inevase.
Non che l’abusivismo sia una specialità solo siciliana, anzi. Un rapporto Istat certifica che l’indice di abusivismo edilizio arriva al 49,9% del patrimonio immobiliare al Sud, il 20,7% al Centro mentre al Nord non supera il 5,9%. Dal 2004 a oggi, su oltre 71 mila immobili interessati da ordinanze di demolizione, più dell’80% risulta ancora in piedi. E si moltiplicano: ogni 100 nuovi edifici in regola, ne nascono altri 20 abusivi. Nel periodo 2005-2015, spiega il sito Truenumbers, la regione campione di abusivismo edilizio è stata la Campania, con una quota del 50,6%: per ogni cento costruzioni autorizzate ne sono state costruite altre 50 abusive. Comprese zone sismiche o a rischio, come Ischia. Sull’isola colpita dal terremoto nel 2017 ci sono 600 case raggiunge da ordine di demolizione e oltre 27mila pratiche di condono avviate durante le sanatorie. Il M5s è riuscito ad infilarne un’altra dentro il dl Genova, anche se Di Maio alle Iene nega: «Stiamo parlando di persone terremotate che devono ricostruire la propria casa e basta!» (il Pd chiede di votare un emendamento che sopprima il condono). Gli abusivismi edilizi magari portano alle tragedie ma le sanatorie portano voti.
IL GIORNALE