Dl Sicurezza, governo verso fiducia: “Domani decisione finale”, E i ribelli M5s minacciano il governo
Alla fine il governo porrà la fiducia. Sul dl Sicurezza, tanto caro al ministro della Lega Matteo Salvini e inviso alla sinistra, è iniziata al Senato la discussione.
In aula a Palazzo Madama ha iniziato a parlare il relatore, il senatore leghista Stefano Borghesi. Secondo quanto confermato da fonti governative di entrambi i partiti di maggioranza, M5s e Lega, il governo porrà la questione di fiducia al dl Sicurezza, anche se nel pomeriggio il premier Giuseppe Conte frena: “Porre la fiducia è una decisione da non prendere mai a cuor leggero, vengono valutate tutte le circostanze”, ha detto, “Se c’è una particolare situazione parlamentare, per richiamare alla responsabilità tutte le forze di maggioranza, niente di drammatico ma fino all’ultimo ci riserveremo la decisione finale”.
Tra i nodi da superare la contrarietà di almeno quattro “dissidenti” 5 stelle che hanno annunciato la loro avversità al decreto, caro alla Lega e voluto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini. Che si trova in viaggio per il Ghana e che ha fatto sapere che dovrebbe essere in aula domani per il probabile via libera definitivo.
Insomma, il governo mette all’angolo i dissidenti. Stamattina, su Radio Capital, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Stefano Buffagni ha tuonato: “Se Gregorio De Falco non voterà il decreto si assumerà le sue responsabilità. Se non si ritrova nella maggioranza sono certo che si dimetterà e tornerà a fare il suo lavoro. Se pensi che c’è un provvedimento con delle criticità ne discuti internamente, nella maggioranza, non è che presenti 80 emendamenti come se fossi all’opposizione, perché questo mette in difficoltà tutti. Intendiamoci, quello che sta facendo la Lega con il ddl anticorruzione è esattamente lo stesso giochino”.
La risposta di De Falco non si è fatta attendere. “La replica non esiste. Ho sempre assunto su di me le responsabilità del mio ruolo in ogni momento, e le responsabilità del mio ruolo non le decide Buffagni. Se un genio si sente più illuminato degli altri, evidentemente non riesce a far parte di una comunità. Che faccio, commento ‘ste sciocchezze? Non voglio scendere a quei livelli, proprio per rispetto della mia storia, del mio nome e del futuro che deve avere la dialettica politica. Per rispetto all’intelligenza di tutti, non voglio commentare questa roba. Io non ho presentato 80 emendamenti. Questa è gente che parla senza sapere di che cosa sta parlando, con una superficialità che è essa stessa criminale. Spero ancora che il provvedimento in aula possa essere all’ultimo migliorato. Nel caso in cui dovesse essere posta la fiducia, valuterò la situazione. A quel punto la fiducia non si riferisce più al provvedimento ma al governo. Se su questo provvedimento può cadere il governo? Non lo so. Chi pone la fiducia pone in discussione, non io”.
Un’altra dissidente, Paola Nugnes, ha annunciato: “Non permettere un regolare dibattito dell’aula, voler mettere insieme il giudizio su un provvedimento con un giudizio complessivo sul governo e sulle sue funzioni future non è il modo più opportuno di procedere. Alla fiducia non posso in coscienza votare no, ho ancora molte aspettative in questo esecutivo soprattutto sulla legge di bilancio espansiva che si sta approntando. Ritengo che mi asterrò dal votare”.
IL GIORNALE
This entry was posted on lunedì, Novembre 5th, 2018 at 16:04 and is filed under Politica. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.