Midterm, i democratici conquistano la Camera
I democratici conquistano la maggioranza alla Camera, mentre i repubblicani la conservano e la rafforzano al Senato. Sulla carta, le elezioni midterm americane di ieri possono essere presentate come un pareggio. Se però erano un referendum su Trump, come lui stesso aveva detto, il capo della Casa Bianca non potrà sostenere facilmente di averlo vinto, anche se via Twitter ha commentato così il risultato: «Tremendo successo stasera. Grazie a tutti». E’ vero infatti che ha evitato il disastro dell’onda blu, aiutando molti candidati senatori e governatori a vincere, e consolidando così la sua presa sul partito in vista delle presidenziali del 2020. La sconfitta alla Camera però ha proporzioni nazionali, rappresenta una bocciatura della sua linea, e soprattutto creerà problemi pratici significativi per la sua amministrazione.
I democratici dovevano togliere 23 posti ai repubblicani per riconquistare la maggioranza tra i deputati, e sono andati anche oltre le aspettative, prendendo seggi in stati vinti da Trump nel 2016. Al Senato però il Gop si è rafforzato, sconfiggendo gli incumbent avversari nelle regioni chiave come Indiana, North Dakota, Missouri e Florida. Beto O’Rourke non è risucito a battere Ted Cruz in Texas, ma molti già lo considerano un possibile candidato alla Casa Bianca nel 2020.
I repubblicani hanno conservato le poltrone di governatore in stati importanti per le presidenziali, come Ohio e Florida, ma le hanno perse in Michigan, Illinois, Iowa, Kansas, mentre la Pennsylvania è rimasta democratica. Le candidate donne hanno ottenuto risultati importanti, da Alexandra Ocasio, che a New York è diventata la più giovane mai eletta al Congresso, a Ilhan Omar, ex rifugiata somala inviata alla Camera dal Minnesota.
La conferma della maggioranza al Senato consentirà ai repubblicani di continuare ad approvare le nomine dei giudici conservatori, alla Corte Suprema e negli altri tribunali; controllare la linea della politica estera; e difendere Trump dalla possibile procedura di impeachement.
Il cambiamento della guida alla Camera, però, rappresenta la vera novità, e avrà un forte impatto pratico sulla vita politica di Washington. Come prima cosa, il presidente non potrà più far passare leggi, senza negoziare compromessi con i democratici. L’amministrazione poi rischierà di essere paralizzata dalle inchieste che l’opposizione potrà avviare nelle varie commissioni, ristabilendo la funzione del Congresso di controllare le attività dell’esecutivo. Ciò include il progetto di investigare il capo della Casa Bianca, e obbligarlo a pubblicare le sue dichiarazioni dei redditi. Trump infine sarà esposto alla minaccia all’impeachment, la cui procedura comincia nell’aula bassa, e potrebbe scattare a seconda dei risultati dell’indagine del procuratore Mueller sul Russiagate.
In altre parole, ieri sera a Washington è finita un’era politica. Il presidente è ancora al suo posto, anche rafforzato sotto certi aspetti nel suo partito, perché ha fatto vincere i candidati che ha aiutato ed ha evitato una sconfitta pesante come quelle subite da Clinton e Obama nelle loro prime elezioni midterm. Trump però non potrà più governare come ha fatto finora, perché i repubblicani non hanno più il controllo assoluto del governo, e il risultato di ieri dimostra che esiste la possibilità di batterlo nel 2020.
L’interrogativo ora riguarda la linea che sceglieranno i due partiti. I sostenitori di Trump ritengono che il risultato di ieri lo aiuterà, come era successo proprio con Clinton e Obama, entrambi confermati alla Casa Bianca dopo la sconfitta nel voto midterm. Secondo loro infatti i democratici forzeranno la mano, daranno agli americani l’impressione di aver paralizzato il paese, e consentiranno al presidente di impostare la campagna del 2020 contro il loro estremismo, chiedendo agli americani di rieleggerlo e di ridare il controllo del Congresso ai repubblicani per far ripartire il paese.
Esiste però anche il rischio inverso. I democratici potrebbero avanzare proposte ragionevoli, dalla sanità alle infrastrutture, e rovesciare la colpa dello stallo sui repubblicani. Le inchieste poi potrebbero portare davvero ad imbarazzare l’amministrazione, e certamente Mueller sarà libero di completare la sua indagine come vuole. Dal voto midterm poi è emersa una nuova leadership nel partito di opposizione, che aldilà dell’anziana Speaker Nancy Pelosi, potrebbe indicare una nuova direzione insidiosa per il Gop e per Trump.
LA STAMPA