Piazza Affari in coda all’Europa, pesano stime Ue e Unicredit
di Chiara Di Cristofaro e Stefania Arcudi
Le nuove stime della Commissione Ue sulla crescita, che parlano di un rallentamento generalizzato nei prossimi anni, hanno messo il freno alle Borse europee (Parigi -0,13%, Francoforte -0,45%, Londra +0,2% circa e Madrid -0,11%) e in particolare a Milano (-0,57% il FTSE MIB), fanalino di coda, sull’allarme lanciato su rischio crescita, peggioramento del deficit e mancato calo del debito. Ma già in apertura su Piazza Affari pesava il calo di Unicredit (-3,81%), che inaspettatamente ha rivisto i target 2018 sui ricavi e 2019 sul Cet1 ratio. Inoltre, archiviate le elezioni di metà mandato in Usa, l’attenzione torna sulla Fed: nella serata italiana sarà probabilmente annunciato un nulla di fatto sul costo del denaro, ma a interessare saranno le indicazioni sulle prossime mosse. A Piazza Affari i riflettori sono stati puntati sulle banche, dopo una serie di trimestrali in chiaroscuro (bene Banco Bpm, +2,98%). Sul Ftse Mib a passo rapido Finecobank (-2,6%), dopo il rialzo della raccolta di ottobre, e Telecom Italia (+1,35%), su indiscrezioni su un accordo commerciale con Open Fiber. In coda Mediaset (-3,64%), penalizzata dallo scivolone della controllata Mediaset Espana (-7,6% a Madrid) e, più in generale, dal calo del settore media europeo innescato dall’abbassamento della guidance della tedesca Prosiebensat (-14,2% a Francoforte).
Spread chiude in rialzo a 294 punti, rendimento decennale a 3,40%
Chiude in rialzo lo spread BTp/Bund in una giornata in cui sono tornate le tensioni tra Governo e Commissione Ue sulle stime di finanza pubblica italiana. Il differenziale di rendimento tra il decennale benchmark italiano (Isin IT0005340929) e il pari scadenza tedesco ha chiuso a 294 punti base, dai 290 punti della chiusura di ieri. In rialzo anche il rendimento del decennali italiano al 3,40% dal 3,35% della chiusura precedente.
Bene Poste dopo il trimestre, crolla Tod’s
Tra i titoli più premiati dopo i conti, Poste Italiane (+2,09%) dopo i conti migliori delle attese soprattutto in termini di utile operativo e dopo che l’a.d. Matteo Del Fante in conference call ha confermato l’aumento della cedola come previsto dal piano. Buzzi Unicem ha chiuso in calo dello 0,35% con il gruppo che ha registrato un fatturato in linea con le attese e un miglioramento della posizione finanziaria netta. Fuori dal listino principale, da segnalare il crollo di Tod’s che ha perso quasi l’11% dopo un fatturato del terzo trimestre in linea con le attese ma un outlook debole e una riduzione delle stime 2018-2020 del 7%-10%.
Azimut in evidenza (+1,74%) dopo i contitrimestrali
Azimut ha chiuso a +1,74% dopo avere chiuso il terzo trimestre con un utile netto consolidato di 39 mln di euro (+12% rispetto al terzo trimestre 2017), ricavi consolidati per 190 mln (+8%). Nei primi 9 mesi dell’anno i ricavi consolidati sono stati pari a 565,6 mln (da 591,8 mln nello stesso periodo del 2017), un reddito operativo consolidato di 153,3 mln (da 198,4 mln) e un utile netto consolidato di 111,9 mln (da 156,2 mln). Negativa la pfn per 42,9 milioni, in miglioramento dai -57 mln del 30 giugno 2018 (era positiva per 134,9 mln e 103,7 mln a fine dicembre 2017 e fine settembre 2017, rispettivamente). Nei primi nove mesi sono stati erogati dividendi ordinari per circa 262 mln, di cui 131 mln per cassa e 131 mln mediante l’assegnazione di azioni proprie.
Euro in calo dopo le stime della Commissione Ue. Giù il petrolio
In calo il greggio: i future a dicembre del Wti, in territorio “orso” e in calo del 20% dal picco di ottobre, scendono dello 0,9% a 61,28 dollari, quelli del Brent a gennaio dello 0,8% a 71,5 dollari al barile. Sul fronte valutario, l‘euro è scambiato a 1,1425 dollari (1,1436 in apertura e 1,147 alla chiusura di ieri), e vale 129,99 yen, mentre il rapporto dollaro/yen è a 113,79.
Usa, in calo a 214mila le richieste iniziali dei sussidi lavoro, peggio stime
Nei sette giorni conclusi il 3 novembre scorso il numero di lavoratori che per la prima volta ha fatto richiesta per ricevere sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti è sceso ma non abbastanza per soddisfare le stime degli analisti. Secondo quanto riportato dal dipartimento del Lavoro, le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono calate di mille unità a 214mila unità. Gli analisti attendevano 210mila unità. All’inizio di settembre il totale aveva raggiunto i minimi del 1969 pari a 202mila unità per poi tornare a salire leggermente per via dell’uragano Florence che a fine settembre mise in ginocchio North e South Carolina. Il dato odierno è il quarto a dare un’indicazione dell’impatto di un altro uragano, quello chiamato Michael, che ha toccato terra in Florida il 10 ottobre scorso e che ha colpito anche la Georgia.
(Il Sole 24 Ore Radiocor)