Svimez, dalla Manovra effetti maggiori al Sud. Ma con i fondi per il reddito di cittadinanza non si arriva a 780 euro
MILANO – Gli effetti della prossima Legge di Bilancio si faranno sentire prevalentemente al Sud. È il giudizio espresso dalla Svimez nel rapporto 2018. “L’impatto dei provvedimenti contenuti nella manovra sull’evoluzione del Pil al Centro-Nord e al Sud, darebbe un impulso positivo nel Mezzogiorno di circa lo 0,3% nel 2019 sull’aumento previsto del prodotto lordo dell’1%, e di poco più dello 0,4% nel 2020 sul Pil allo 0,9% ipotizzato. Nel Centro-Nord, i valori risultano decisamente inferiori, quasi lo 0,2% nel 2019 e 0,24% nel 2020”, si legge nel rapporto.
Svimez spiega di aver stimato “gli effetti della manovra sia al Centro-Nord che nel Mezzogiorno sulla base della ripartizione territoriale degli interventi previsti, sia in termini di minori entrate che di maggiori spese” e “nel biennio 2019-20 il Sud beneficerà di circa il 40% delle minori entrate e di oltre il 40% delle maggiori spese”. Per cui “nelle sue linee essenziali le misure espansive andrebbero a vantaggio del Mezzogiorno”.
Reddito di cittadinanza, risorse insufficienti per arrivare 780 euro
Su una delle misure più attese del governo, il reddito di cittdinaza, la Svimez evidenzia però che le risorse srtanziate non bastano per arrivare i 780 euro promessi. La somma stanziata, si spiega, “consentirebbe di ampliare significativamente la platea dei destinatari rispetto all’attuale Reddito di Inclusione ma non di assicurare il raggiungimento della soglia dei 780 euro indicata dal Governo, in quanto il raggiungimento di tale soglia richiederebbe uno stanziamento di circa 15 miliardi”. “Con le risorse attuali – si spiega ancora -, prendendo a riferimento le famiglie con Isee inferiore a 6000 euro e pur tenendo conto che circa il 50% potrebbe avere una casa di proprietà, è possibile erogare un sussidio compreso tra i 255 euro per una famiglia monocomponente e i 712 per una con 5 o più componenti, a circa 1,8 milioni di famiglie. Ciò avvantaggerà il Mezzogiorno che assorbirà circa il 63% del Reddito di Cittadinanza”, viene spiegato nel rapporto.
Crescita a due velocità, si riapre la forbice
Anche per l’anno che sta per chiudersi il Paese si prepara a procedere a velocità differenziate. Nel quadro di un rallentamento generale dell’economia italiana il Pil del Mezzogiorno nel 2018 dovrebbe attestarsi allo 0,8% mentre quello del Centro-Nord all’1,3% riaprendo così “la forbice” tra Centro-Nord e il Sud. “Nel corso dell’anno gli investimenti, che sono la componente più dinamica della domanda, crescono in entrambe le aree, ma in maniera più marcata al Nord: +3,8 nel Sud, +6,2% nel Centro-Nord”. Ma, si legge ancora nel rapporto, “è soprattutto la riduzione dei consumi totali, che crescono nel Mezzogiorno dello 0,5% e al Centro Nord dello 0,8%, ad incidere maggiormente sul rallentamento meridionale”.
Nel 2017 il Pil è cresciuto nel Mezzogiorno dell’1,4%, rispetto al +1,5% nel Centro-Nord (+1,5%). L’anno precedente al Sud era aumentato del +0,8%, spiega il rapporto Svimez. “Prosegue quindi la lenta ripresa, seppur in un contesto di grande incertezza e col rischio di una frenata dell’economia meridionale”, si sottolinea.
La crescita è legata “al forte recupero” del comparto manifatturiero (+5,8%), in particolare nelle attività legate ai consumi, e, in misura minore, delle costruzioni (1,7%). “I positivi segnali di ripresa dell’ultimo triennio dal 2015 al 2017 testimoniano la graduale uscita dalla crisi dell’industria manifatturiera nel Mezzogiorno, che ha realizzato un recupero più che doppio rispetto al resto del Paese”, si legge nel rapporto Svimez 2018.
Sempre nel 2017 Calabria, Sardegna e Campania sono le regioni meridionali che hanno fatto registrare il più alto tasso di sviluppo, rispettivamente +2%, +1,9% e +1,8%. “Si tratta di variazioni del Pil comunque più contenute rispetto alle regioni del Centro-Nord, se confrontate al +2,6% della Valle d’Aosta, al +2,5% del Trentino Alto Adige, al +2,2% della Lombardia”, viene spiegato nel rapporto.
Fuga dal Sud, via in 146 mila in due anni
Non si arresta intanto l’esodo di popolazione. nel Mezzogiorno: nel biennio 2016-2017 il Sud ha perso inafatti 146 mila abitanti, come se sparisse da un anno all’altro una città meridionale di medie dimensioni. È un fenomeno che riguarda tutte le regioni del Mezzogiorno, con la sola eccezione della Sardegna. Il peso demografico del Sud diminuisce ed è ora pari al 34,2%, anche per una minore incidenza degli stranieri (nel 2017 nel Centro-Nord risiedevano 4.272 mila stranieri rispetto agli 872 mila nel Mezzogiorno). Negli ultimi 16 anni hanno lasciato il Mezzogiorno 1 milione e 883 mila residenti: la metà giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, quasi un quinto laureati, il 16% dei quali si è trasferito all’estero. Quasi 800 mila non sono tornati.
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