Processo nomine, l’ex capo di gabinetto Raineri: «Raggi zarina, Marra era Rasputin»
È iniziata intorno alle 10 al Tribunale di Roma la nuova udienza del processo alla sindaca di Roma, Virginia Raggi, che la vede imputata per falso documentale in merito alla nomina di Renato Marra alla direzione del dipartimento Turismo del Comune di Roma.
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Come chiesto dal procuratore aggiunto, Paolo Ielo e dal pm Francesco Dall’Olio nella scorsa udienza, oggi viene sentita in aula l’ex capo di gabinetto Carla Romana Raineri che ricoprì il ruolo di capo di Gabinetto per circa un mese subito dopo l’elezione della sindaca e si dimise in maniera polemica.
In aula sono presenti cinque consiglieri comunali M5S: Daniele Diaco, Angelo Sturni, Pietro Calabrese, Giuliano Pacetti e Donatella Iorio. Raineri sarà ascoltata proprio sui rapporti tra Raggi e Raffaele Marra e subito dopo la sindaca, probabilmente rilascerà dichiarazioni spontanee sul merito. A seguire è prevista la requisitoria del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del pm Francesco Dall’Olio con richieste di condanna e infine l’intervento della difesa.
«Il nostro codice di comportamento lo conoscete e parla chiaro. Lo applicheremo», in caso di condanna della sindaca di Roma Virginia Raggi. Così ha messo in chiaro il vicepremier Luigi Di Maio, incontrando la stampa estera a Roma e lasciando intendere come, in caso di condanna, la prima cittadina debba dimettersi.
«Raffaele Marra non aveva alcuna delega, era formalmente il vice capo di gabinetto ma era il consigliere privilegiato del sindaco». È quanto ha affermato l’ex capo di gabinetto del Comune di Roma, Carla Raineri, testimone nel processo che vede imputata la sindaca per falso in relazione alla nomina di Renato Marra (fratello di Raffaele) a capo della direzione turismo. Marra e Salvatore Romeo, il primo vice capo di gabinetto, il secondo capo della segreteria politica nell’agosto del 2016 «si comportavano in maniera autoreferenziale e arrogante, Marra almeno manteneva sempre un bon ton istituzionale, mentre Romeo era arrogante e maleducato». E ancora: «stavano in tre in una stanza a porte chiuse, per riunioni inaccessibili a tutti se non all’allora vice sindaco Daniele Frongia. Marra aveva un fortissimo ascendente sulla sindaca. Erano stati coniati vari epiteti per Marra, eminenza grigia, Richelieu, sottolineando la debolezza della sindaca come quella della zarina ai tempi di Rasputin. Chiunque si fosse messo di traverso rispetto alle loro ambizioni faceva una brutta fine. Penso a me, quando dissi che intendevo sostituire Marra con un generale dei carabinieri nel ruolo di vice capo di gabinetto: da lì a poco la sindaca si fece venire dubbi sulla mia nomina».
IL MESSAGGERO