Il diritto di informare

di PIER FRANCESCO DE ROBERTIS

In pericolo non sono i giornali o i giornalisti, “infami”, “sciacalli” o “puttane”, che in decenni e decenni di vita hanno resistito a figure molto più ingombranti di questo sgrammaticato e presuntuoso vicepremier di provincia, il giornalista pubblicista Luigi Di Maio. Mussolini, per dire, riuscì a mettere le mani sulla stampa solo dopo aver conquistato da tempo il governo, i democristiani non ce la fecero mai e in tempi più recenti né Craxi né Berlusconi sono stati capaci di avere la meglio su una categoria mai troppo amata ma sempre rispettata. I giornali hanno una forza e un’autonomia che viene loro dal patrimonio di credibilità acquisito negli anni presso i lettori, e che nessun Di Maio o Di Battista riusciranno a spezzare, nonostante i goffi attacchi, le minacce di leggi speciali, i tagli prospettati ai finanziamenti indiretti all’editoria.

Il problema grosso è per l’Italia e per gli italiani governati da questi pifferai magici senza arte né parte che dietro ai loro attacchi alla libertà d’opinione garantita dalla Costituzione – e più volte mirabilmente difesa dal presidente Sergio Mattarella – nascondono una cultura fascistoide, autoritaria e statalista, altra elaborazione novecentesca dell’autocrazia. Adesso è la libertà di stampa, domani è quella di impresa, dopodomani la mordacchia sarà messa alla possibilità della società di svilupparsi e crescere. Un unico particolare consola: l’attacco di un leader (ops) ai giornali è un già visto, un eterno ritorno, quasi un topos della dialettica politica. Ma quando ciò è accaduto ha sempre coinciso con l’inizio della parabola discendente del leader (ops ops) stesso. In scienza lo definiremmo un marcatorte pre-agonico. Ecco, già dai sondaggi l’avevamo compreso che per i Cinquestelle è iniziato il viale del tramonto, come pure dalle continue gaffe su Ilva, Tap, la farsa del reddito di cittadinanza, i disastri romani, le figuracce torinesi su olimpiadi e Tav. Adesso con i giornalisti “sciacalli” e “puttane” ne abbiamo la conferma. Basta solo avere un po’ di pazienza. Salvini l’ha capito, è già seduto sulla sponda del fiume.

QN.NET

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