Assoluzione Raggi, la folle caccia ai giornalisti di Di Maio e Di Battista

di MARIO CALABRESI

Virginia Raggi è stata assolta, il giudice ritiene che il fatto esista ma non costituisca reato. Il pubblico ministero invece aveva chiesto 10 mesi di condanna per falso ideologico.

La sindaca si è commossa, i suoi compagni di partito invece hanno perso la testa e se la sono presa con i giornalisti, arrivando a definirli “i veri colpevoli, pennivendoli e puttane” (Di Battista), “infimi sciacalli” (Di Maio) e a promettere leggi contro gli editori.

Non si capisce quale sia la colpa dell’informazione, se non di aver raccontato l’inchiesta e il processo. Si capisce benissimo invece quale sia la pulsione del Movimento 5 Stelle: mettere il silenziatore a chiunque racconti le loro difficoltà o mostri incongruenze, incapacità e grandi e piccoli scandali.

I due leader del Movimento dimenticano come gli articoli su Raffaele Marra, diventato nei primi mesi il braccio destro della sindaca, abbiano messo in luce quegli episodi che poi hanno determinato il suo arresto per corruzione con la richiesta di una condanna a quattro anni e mezzo di carcere. Dimenticano la vicenda di Salvatore Romeo, scelto come capo della segreteria con stipendio triplicato mentre intestava a Raggi polizze vita. Fatti che i magistrati hanno qualificato come privi di rilevanza penale, ma che hanno posto sotto gli occhi di tutti i metodi di gestione del Campidoglio pentastellato. Soprattutto è sotto gli occhi di tutti il degrado di Roma, che nasce sicuramente sotto le giunte precedenti di destra e sinistra, ma che in questi mesi ha assunto dimensioni indegne di una capitale europea.

Nessuno dei fatti descritti da Repubblica è stato smentito. La procura e il giudice per le indagini preliminari li hanno ritenuti rilevanti. Il Tribunale ha ritenuto che non costituiscano reato e Virginia Raggi è stata assolta. Sulla rilevanza etica e politica di quei fatti si pronunceranno i cittadini.

Ma la cosa che colpisce di più è un’altra: è l’idea delirante che l’assoluzione di Raggi sia una sconfitta dei suoi critici. Forse l’assoluzione di Andreotti a Palermo significava che i giornalisti che per anni avevano sostenuto che la Democrazia Cristiana fosse collusa con la mafia erano dei venduti e delle puttane? Per inciso molti di quei giornalisti lavorano in questo giornale. Significa che ogni volta che Berlusconi è stato assolto, allora questo dimostrava che i giornalisti che avevano fatto campagne contro di lui (una per tutte le dieci domande di Peppe D’Avanzo) fossero infimi sciacalli?

La risposta è perfino scontata e inutile da dare. Possiamo solo immaginare che la vista della piazza di Torino, che certifica il no della società civile alla decrescita infelice grillina, insieme ai sondaggi e alle difficoltà quotidiane del governare abbiano fatto saltare i nervi ai due leader grillini. Ma tali follie restano imperdonabili e sono una minaccia ai principi base della democrazia.

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