Vittorio Feltri e “lo schifo della giustizia italiana”. Appello a Salvini: “Togli questa vergogna”
Oggi esco dal seminato riguardante le solite vicende politiche e mi inoltro in un campo poco o mai scandagliato dalla categoria giornalistica, a cui non mi onoro di appartenere. Mi riferisco al codice penale che viene applicato dai giudici, nelle condanne inflitte ai reprobi, in modo formalmente corretto, ma sostanzialmente sbagliato in quanto certe pene aggiuntive sono mostri giuridici inaccettabili in un Paese normale, quale il nostro pretende di essere senza esserlo.
Vado giù piatto come la pianura padana.
Succede spesso che all’imputato di un grave delitto, per esempio un omicidio, venga inflitta la pena dell’ergastolo. È stato il caso di Massimo Bossetti e di Olindo e Rosa. Il primo considerato senza prove l’assassino di Yara, la ragazza di Brembate (Bergamo), e gli altri due blindati in carcere perché ritenuti autori della strage di Erba, avvenuta molti anni orsono.
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Personalmente sono convinto che tutti e tre costoro non meritassero la morte civile, poiché gli indizi di colpevolezza non erano affatto persuasivi. Tuttavia l’argomento l’ho già esposto, inutilmente, varie volte su Libero. Il punto è un altro.
La giustizia ingiusta ti rifila l’ergastolo, cioè il castigo maggiore previsto dal nostro ordinamento. Va bene, anzi male, dato che per segregare a vita delle persone bisognerebbe avere in mano elementi concreti e non semplici congetture opinabili. Sorvoliamo malvolentieri. Mi vogliono spiegare i signori legislatori e coloro che ne applicano le disposizioni, per quale ragione un condannato in eterno debba subire un triennio di isolamento diurno, impedendogli di avere qualsiasi rapporto umano all’interno della prigione, che non è un Grand Hotel, bensì una porcilaia, per la durata di appunto 36 mesi? Si tratta di un supplemento di tortura che confligge con un minimo senso di umanità. Impedendo al detenuto di frequentare altri detenuti per un determinato periodo, cosa si pensa di ottenere se non la conferma che il sistema giudiziario si basa sulla vendetta sociale? Una sorta di crudeltà gratuita che non sortisce alcun effetto pratico sul piano espiatorio.
La Costituzione recita che lo scopo della pena è emendativo, essa cioè dovrebbe tendere a rieducare chi ha commesso uno o più reati, non sottoporlo, oltre alla privazione della libertà, pure a una sorta di umiliazione per non dire di peggio. Che risultato si può ricavare dal punto di vista della riabilitazione da un soggetto obbligato non solo a starsene in galera fino alla morte, ma anche a non frequentare per un tot i compagni di sventura? Non esiste logica in una legge che dopo averti estraniato dal consorzio umano in libertà ti costringe a campare in solitudine per quasi un lustro. Ciò che sgomenta è il fatto che avvocati e magistrati non abbiano mai mosso un dito per eliminare dai codici italici questo schifo, e ancor di più ci indigna che i politici, di qualsivoglia partito, non abbiano pensato di correggere norme così assurde e crudeli.
Ci appelliamo alla Lega di Salvini affinché si proceda presto alla cancellazione del descritto isolamento, relegandolo agli archivi delle vergogne della nostra disonorata e disonorevole patria.
LIBERO.IT