Petrolio a picco dopo stime Opec. Carige torna agli scambi e crolla del 50%

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Chiusura in rialzo per le Borse europee sulla scommessa che si profili all’orizzonte un accordo tra Stati Uniti e Cina sul fronte del commercio internazionale, in vista del G20 in Argentina, quando si incontreranno il presidente americano, Donald Trump e quello cinese, Xi Jiping. Il Segretario al Tesoro Usa, Steven Mnuchin, e il vice premier cinese, Liu He, hanno infatti ripreso i colloqui sul fronte dei dazi e si parla di una possibile visita a Washington di Liu prima del G-20 in Argentina. In Europa Italia e Gran Bretagna sono rimaste sotto la lente. La prima nell’attesa della risposta del Governo Conte alle autorità europee sulla manovra economica, che deve essere consegnata entro la mezzanotte a Bruxelles. La seconda mentre vanno avanti le trattative per la Brexit, anche se il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, ha invitato l’Europa a prepararsi a tutte le eventualità. Il vicepresidente della Commissione Ue ha anche detto che ci sono «progressi nel negoziato per la Brexit ma ancora non ci siamo». Così il listino londinese è rimasto al palo. A Milano il FTSE MIBè salito dello 0,9% e lo spread si è attestato a 304 punti, in attesa della lettera italiana all’Europa, dopo le critiche espresse dalla Commissione. Ma proprio oggi il ministro all’economia, Giovanni Tria, ha preannunciato «Il tasso di crescita non si negozia». Tasso che prevede una crescita del pil italiano nel 2019 all’1,5%, contro la stima dell’1,2% della Commissione europea. Ha destato preoccupazione l’andamento del greggio, con il wti a picco dopo la diffusione delle nuove stime dell’Opec.

Andamento Piazza Affari FTSE Mib

Banca Carige precipita in Borsa
A Piazza Affari ancora una volta ha tenuto banco la vicenda di Banca Carige (-48,65%), all’indomani della presentazione del piano di rafforzamento del capitale fino a 400 milioni. Le azioni dell’istituto ligure non sono riuscite a far prezzo per quasi tutta la seduta e poi negli ultimi minuti hanno lasciato sul parterre quasi il 50%. Nel dettaglio ieri il cda di Carige ha approvato il piano di rafforzamento patrimoniale che comprende due fasi: l’emissione per fine mese di Tier2 per 320-400 mln di cui fino a 320 milioni sottoscritti dal Fondo Interbancario di Garanzia, mentre 80 milioni (estendibili fino a 200) saranno collocati presso privati. Il secondo step è l’aumento di capitale in opzione fino a 400 milioni, che potrà essere effettuato attraverso il conferimento del subordinato (dal Fondo) o cash (dagli attuali azionisti). Il Fondo Interbancario verrebbe interamente rimborsato in caso di adesione complessiva all`aumento di capitale, mentre in caso contrario ci sarebbe la conversione del subordinato in azioni ma per statuto il fondo non può superare il 50% del capitale. Di conseguenza, per Equita, nello scenario di bassa adesione all`aumento, una parte del Tier 2 in mano al Fondo di Garanzia non potrebbe essere convertita in equity. Al mercato non piace il fatto che la mossa del cda sia stata varata visto che sono state fatte ulteriori rettifiche sui crediti per 190 milioni. In più «nonostante l`iniezione di capitale – ha commentato Equita – è difficile pensare che la banca possa essere un target di merger and acquisition con un’incidenza dei crediti deteriorati sui crediti totali (Npe Ratio) maggiore del 25% (21,6% con le cessioni già programmate)». Le azioni bancarie si sono invece mosse in ordine sparso con Unicredit (+1,87%), Ubi (+2,39%) e Intesa Sanpaolo(+2,1%) ben impostate, Banca Pop Er al palo e Banco Bpmin ribasso dello 0,3%.

Telecom sotto la lente nel giorno addio a Genish
Hanno inoltre catalizzato l’attenzione Telecom Italia, dopo la sfiducia e l’uscita del ceo, Amos Genish. I titoli hanno più volte cambiato la direzione di marcia e chiuso in rialzo dell’1,4%. Oggi si è riunito in via straordinaria il board per revocare con effetto immediato tutte le deleghe conferite all’ad, Amos Genish, che si trova al momento in Cina. Le deleghe del ceo sono state provvisoriamente assegnate al presidente del consiglio di amministrazione, Fulvio Conti. Una nuova riunione del board è stata convocata per il 18 novembre al fine di provvedere alla nomina di un nuovo ceo. Il fondo Elliott, tramite fonti vicine, ha fatto sapere di sostenere la decisione del cda. «Genish ha avuto l’opportunità di creare valore ed Elliott lo ha supportato. Nella realtà non sono stati fatti reali progressi e, al contrario, ha dimostrato di rappresentare un impedimento per la creazione di valore», hanno commentato le fonti, ricordando che durante il suo mandato le azioni hanno perso il 33,5%. Per contro Vivendi ha definito la decisione del board «una mossa molto cinica e volutamente pianificata in segreto, per creare la massima destabilizzazione e influenzare i risultati di Tim». Dopo tale commento si è fatta sentire anche la voce della stessa Telecom che ha diffidato il socio francese «dal diffondere ulteriori notizie false e fuorvianti, che hanno l’unico effetto di danneggiare la società e tutti i suoi azionisti formulando in proposito ogni più ampia riserva». La nota di Telecom ha ricordato che Genish ha svolto il suo lavoro in continuità rispetto al passato, «perseguendo, senza raggiungerli, gli obiettivi indicati nel piano industriale da lui stesso predisposto in coordinamento con il socio Vivendi». Di qui l’obbligo per l’attuale cda di procedere alle svalutazioni riportate nel resoconto intermedio di gestione al 30 settembre 2018. «La necessità di procedere a tali svalutazioni non è quindi dovuta a una disorganizzazione della società o al fallimento della nuova governance, come insinuato da Vivendi, ma all’implementazione da parte di Amos Genish (designato dal socio Vivendi) di scelte industriali riconducibili allo stesso socio Vivendi», ha sottolineato il cda dell’azienda. MOrgan Stanley ha consigliato comunque un giudizio positivo, ossia di ‘overweight’ nell’atesa delle mosse di Vivendi che a questo punto dovrebbe convocare un’assemblea dei soci per ripristinare Genish nella sua carica di ceo.

A2a premiata dopo i conti, male i petroliferi
A2a ha guadagnato l’1,9%, nel giorno della diffusione dei conti dei primi nove mesi, archiviati con ricavi in crescita del 9% a 4,51 miliardi e un utile netto in aumento del 48% a 335 milioni. Anche se l’utile netto “ordinario”, cioè al netto di partite straordinarie, è stato pari a 309 milioni sostanzialmente in linea con i 318 milioni del 2017. La multiutility ha anche migliorato la guidance per l’esercizio 2018 che «è atteso chiudersi con risultati molto soddisfacenti, in crescita rispetto al 2017». Il mol, in particolare, è stimato tra 1,2 e 1,24 miliardi (comprensivi di proventi non ricorrenti per circa 33 milioni di euro e del contributo del primo consolidamento di Acsm-Agam per circa 35 milioni), quando in occasione della semestrale era stata fornita una forchetta complessiva tra 1,18 e 1,21 miliardi. La redditività netta, invece, «è attesa eccedere 400 milioni e la generazione di cassa dovrebbe attestarsi a circa 170-200 milioni dopo avere interamente auto finanziato la crescita degli investimenti, le operazioni di crescita esterna e il pagamento dei dividendi». Infine i debiti finanziari netti di Acsm-Agam, consolidata da A2A, saranno pari a 65 milioni. Sono invece andati male i titoli del petrolio, con Saipem che ha accusato un ribasso del 3%, il peggiore del Ftse Mib. Le azioni del comparto oil hanno pagato dazio alla debolezza del greggio, a sua volta penalizzato dalle previsioni dell’Opec, che ha rivisto ancora una volta al ribasso le stime della domanda di petrolio per il 2018 e 2019.

Balzo in avanti di Fca, bene anche Moncler
Sono inoltre andate bene le azioni della galassia Agnelli, conFiat Chrysler Automobiles balzata in avanti del 4%, per Ferrari +2,79% e per leExor +2,98%. Moncler ha vantato un progresso del 3,6% spingendosi a 31,2 euro. Hanno fatto bene anche le Stmicroelectronicst (+3,2%). .
Fuori dal paniere principale, Tiscali è volata del 30%, dopo la notizia del ritocco al rialzo dell’offerta di Fastweb sulle frequenze per 198 milioni.

Euro si riavvicina a 1,13 dollari, petrolio a picco dopo stime Opec
Sul fronte valutario, l’euro si è avvicinato di nuovo alla soglia di 1,13, dopo avere toccato un minimo a 1,1221 dollari, livello che non vedeva dal giugno del 2017 (segui qui i principali cross). Il greggio ha registrato un violento scivolone (segui qui Brent e Wti), nel giorno in cui l’Opec e ha rivisto ancora una volta al ribasso le stime della domanda di petrolio per il 2018 e 2019. La crescita della domanda mondiale è attesa a 1,50 milioni di barili al giorno, una revisione al ribasso di 40.000 barili rispetto al mese precedente. Questo cambiamento, ha spiegato l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, è dovuto alla domanda inferiore al previsto dal Medio Oriente e, in misura minore, dalla Cina. Per il prossimo anno la crescita è ora prevista a 1,29 mln, circa 70.000 barili al giorno in meno rispetto alle stime del mese scorso. Per contro dal lato dell’offerta, le previsioni di produzione al di fuori del cartello sono state leggermente riviste al rialzo per il 2018 e il 2019, trainate in particolare dagli Stati Uniti.

(Il Sole 24 Ore Radiocor)

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