Quella doppia morale sui ribelli. Punito solo chi inguaia Di Maio
Cosa vuol dire essere ribelli per il Movimento 5 Stelle? A giudicare dal trattamento riservato ai senatori Gregorio De Falco e Paola Nugnes, ribelli sono coloro che votano contro o si astengono rispetto alle direttive dei vertici pentastellati.
Peggio ancora se i dissidenti, come è accaduto ieri, fanno sì che il governo venga battuto su un emendamento al decreto Genova. Il commento del capo politico Luigi Di Maio è stato tranchant: “Atto gravissimo, Nugnes e De Falco si sono presi degli impegni con il Movimento a 5 Stelle e devono portare avanti il contratto di governo”.
Ma ci sono anche altri ribelli che al momento sembrano passati indenni dalla forca grillina. Basta scorrere OpenParlamento, il sito che monitora l’attività dei parlamentari, per rendersi conto che, soltanto in questa legislatura, alla Camera 38 deputati hanno votato contro il M5s, mentre al Senato sono stati in 69.
Non proprio pochi. Entrando nel dettaglio, la deputata Cunial è al primo posto con nove voti contro, tra cui quello sul taglio alle cosiddette pensioni d’oro. Quattro voti ribelli anche per Baroni. Tre invece per Cabras, Colletti, Gallo, Marzana, Trizzino. Due per Amitrano, Cirpini, Romano, Tripiedi. Tra i senatori invece spicca la dissidente Elena Fattori con ben 21 votazioni diverse da quelle del gruppo a cui appartiene. Nella classifica seguono poi Piarulli con sette voti contrari, Ciampolillo, Crucioli e De Bonis con sei; Granato e Pesco con cinque, Di Marzio, Drago, Morra con 4; De Falco con tre e Crimi con due, solo per citarne alcuni.
Questi “disertori” evidentemente fanno meno notizia. Forse perché non hanno rotto le uova del paniere di Di Maio. D’altronde, anche nella passata legislatura l’esercito dei dissidenti era molto nutrito. E annoverava persino i più duri e i più puri.
Tra i deputati, 365 voti contrari per Girolamo Pisano, 238 per Riccardo Fraccaro, 153 per Giulia Grillo, 115 per Roberta Lombardi, 107 per Alessandro Di Battista, 100 per Danilo Toninelli, 59 per l’attuale ministro della Giustizia Alfonso Bonafede; 46 per Luigi Di Maio; 36 per Roberto Fico. E in Senato la musica non cambia. In testa Roberto Cotti con 227 voti ribelli. Barbara Lezzi ne ha accumulati 128; Michele Giarrusso 106; Vito Crimi 90; Nicola Morra 76. Nel computo totale dei dissidenti ci sono stati 35 senatori e 88 deputati.
Insomma, la libertà di coscienza e di voto vale solo quando non crea problemi?
IL GIORNALE
This entry was posted on mercoledì, Novembre 14th, 2018 at 16:57 and is filed under Politica. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.