Pd, le primarie slittano e nei sondaggi testa a testa Zingaretti-Minniti. Ma Martina è il più noto

di GIOVANNA CASADIO

Colpa delle due tornate di amministrative e regionali del 10 e il 24 febbraio prossimo, se il Pd farà slittare le primarie alla prima settimana di marzo del 2019. Probabilmente il 3 marzo, ma anche un po’ più in là. Nulla è ancora certo tra i Dem, che sabato prossimo riuniscono l’Assemblea dei mille delegati (“il parlamentino”), che prenderà atto delle dimissioni del segretario Maurizio Martina e avvierà il congresso dove il partito si gioca il tutto per tutto dopo la pesante sconfitta alle politiche del 4 marzo.

Dopo l’Assemblea, sempre sabato sarà convocata la Direzione che elegge la commissione per il congresso: a restare in carica e garantire la continuità è il presidente del partito, Matteo Orfini. Sono queste le procedure formali in cui si stabiliscono regole, tempi e il limite massimo entro cui si può presentare la candidatura alla guida del Pd.

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Martina deciderà se scendere in campo per le primarie solo dopo l’Assemblea, quindi domenica o lunedì prossimi. Marco Minniti a giorni. Mentre Nicola Zingaretti è in piena campagna e venerdì in un incontro alla stampa estera dirà la sua proposta sul voto di maggio per l’Europa. Intanto ci sono i sondaggi a fotografare i sentimenti del popolo di sinistra e non solo. Euromedia Research, la società diretta da Alessandra Ghisleri, ha rilevato tra il 7 e l’8 novembre notorietà e fiducia anche dei leader e dirigenti dem in corsa, o pronti a correre, per le primarie. A sorpresa Martina è al primo posto per notorietà con l’86,3%, tallonato da Zingaretti all’82,2% e da Minniti al 79%. Sulla fiducia poi, secondo Euromedia, c’è un testa a testa tra Minniti e Zingaretti (39,5 e 38,1%), mentre Martina è terzo.

Il sondaggio commissionato dalla trasmissione tv Omnibus (con metodo Cati, Cawi, Cami) è stato fatto su mille intervistati. Sempre sul fronte notorietà, dopo i tre big c’è Francesco Boccia, quindi Matteo Richetti, Cesare Damiano e Dario Corallo.

Boccia lancia il tesseramento online: “Il partito non deve essere controllato, deve essere una rete di persone libere. E per renderlo libero dobbiamo attivare un tesseramento online”. E attacca le correnti che vorrebbero frenare sul congresso: “Le correnti che oggi sostengono i principali candidati pensano di continuare a far politica controllando il partito, hanno paura di fare il congresso perché pensano che non controllando più il partito non sopravvivano politicamente. Ma il congresso lo faremo”.

E si chiarisce chi si schiera con chi. Dario Franceschini, un tempo azionista di maggioranza di Matteo Renzi, ha riunito la sua corrente Area dem e ha reso ufficiale l’appoggio a Zingaretti. Lo aveva già detto, ma ora si sono espressi un centinaio di esponenti politici e parlamentari, tra cui Piero Fassino, Marina Sereni, Roberta Pinotti, Paolo Baretta, Luigi Zanda, Davide Sassoli. “Attorno a Zingaretti – dice Sereni – si può costruire una nuova fase non solo della vita del Pd, coinvolgendo forze vitali della società civile e disegnando così anche un’area progressista e democratica più ampia”.

Ma Carlo Calenda, l’ex ministro dello Sviluppo economico, avverte: se si va alla resa dei conti non resto nel Pd. Spiega: “Il Pd deve presentarsi con una lista aperta che comprenda le intelligenze migliori, dal sindacato alla società civile. Se succede questo io sarò in prima linea candidandomi alle europee. Se invece il Pd diventa il luogo del conflitto permanente e della zuffa congressuale la cosa non avrebbe più senso e lo considererei un errore disastroso”.

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