“Delusi e arrabbiati”. L’attacco all’Italia dei governi europei
La manovra «rivista» e la lettera con i fattori rilevanti sono arrivati a Bruxelles ventidue minuti dopo la mezzanotte tra martedì e mercoledì. Oltre la scadenza fissata dalla Ue, quindi. Ma non è questo il problema principale per la Commissione e per gli altri governi dell’Eurozona. Che si sono detti «delusi» e «preoccupati» per la linea del governo. E ribadiscono di essere pronti ad affrontare scenari inesplorati: l’apertura di una procedura per debito, strumento mai utilizzato finora, che con ogni probabilità vedrà l’Italia nei panni della prima «vittima». Il caso è stato sollevato anche tra i banchi del Parlamento europeo: i liberali hanno chiesto un dibattito ad hoc nell’aula di Strasburgo, anche se per questa plenaria non c’è più tempo.
Dal Palazzo Berlaymont spiegano che il nuovo documento programmatico di bilancio sarà esaminato per vedere gli effetti delle «nuove» misure e che il giudizio arriverà il 21 di novembre insieme con quello degli altri Paesi. Per l’Italia dovrebbe esserci anche il rapporto sul debito: un passaggio che confermerà la violazione della regola e che aprirà la strada alla procedura. «I piani del governo sono controproducenti per l’economia italiana stessa», ha scritto ieri su Twitter Valdis Dombrovskis, pubblicando una sua intervista. In serata, dal suo entourage hanno però precisato che l’intervista risale a martedì e che dunque non si trattava di una reazione alla risposta italiana. Resta il fatto che, agli occhi della Commissione, le modifiche alla manovra non cambiano praticamente nulla.
L’affondo dei governi
Ma a puntare il dito contro l’Italia non c’è soltanto Bruxelles. Ieri mattina il ministro delle Finanze olandese ha diffuso un comunicato per definire «poco sorprendente, ma molto deludente» la decisione italiana di «tirare dritto». Wopke Hoekstra ha ribadito che «le finanze pubbliche italiane sono fuori rotta e i piani del governo non porteranno a una crescita economica robusta». Si è detto «profondamente preoccupato» e ha chiesto alla Commissione di «fare i passi successivi». Quali? Lo ha spiegato il suo collega austriaco: Vienna è pronta a sostenere la procedura contro l’Italia.
Le parole di Hartwig Loeger sono significative per due ragioni. Primo: il governo austriaco era considerato un alleato da quello giallo-verde. E invece emerge sempre più chiaramente l’isolamento di Roma. Loeger ieri ha detto che l’esecutivo Conte «sta tenendo in ostaggio il suo stesso popolo» e che «non si tratta di un affare interno all’Italia, ma di un affare europeo». La seconda ragione riguarda il fatto che l’Austria ha un ruolo particolare in questa fase, visto che guida il semestre di presidenza Ue e detta l’agenda dei lavori.
L’Eurogruppo straordinario
Lunedì i 19 ministri delle Finanze dell’Eurozona si troveranno a Bruxelles e – salvo sorprese – ci sarà anche il ministro Giovanni Tria. È in agenda un Eurogruppo straordinario per discutere della riforma dell’unione bancaria e del Fondo Salva-Stati. Il tema Italia non è all’ordine del giorno e i ministri – almeno pubblicamente – si limiteranno a ribadire la loro fiducia nel giudizio della Commissione, atteso 48 ore dopo. Ma in molti sono pronti a scommettere che, nel chiuso della riunione, la questione verrà affrontata. Se non altro perché la situazione è strettamente legata al dibattito sulle riforme dell’Eurozona.
Gli scenari imprevedibili
In ogni caso non sarà presa alcuna decisione. Il momento-clou sarà a fine gennaio: l’Ecofin in agenda per il 22 potrebbe infatti dare il via libera definitivo alla procedura che sarà proposta dalla Commissione. L’Italia dovrà fare una serie di manovre correttive per tagliare il suo debito e ci vorranno anni per rimettersi nei binari. Scatterà il monitoraggio continuo di Bruxelles che manderà i suoi tecnici a Roma per verificare l’esecuzione delle misure. In caso contrario scatteranno le sanzioni. Se l’Italia non rispettasse le disposizioni, finirebbe per vedersi tagliati i fondi strutturali e non avrebbe più accesso ai finanziamenti della Banca europea per gli investimenti (nel 2017 l’Italia è stata il primo beneficiario dei prestiti Bei, ricevendo più di 12 miliardi). Roma potrebbe rispondere bloccando i contributi al bilancio europeo. Ma a quel punto si lancerebbe in una guerra solitaria con gli altri Paesi della zona euro e dell’Ue. Un conflitto dagli esiti imprevedibili.
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