Ddl anticorruzione, lite M5S-Lega sui soldi ai partiti. E sparisce la norma blinda-Casaleggio
Ancora una lite tra Cinquestelle e Lega. Stavolta sul disegno di legge anticorruzione per le norme che riguardano partiti e movimenti politici. Il governo ha infatti chiesto due volte un rinvio dell’inizio dei lavori delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera per trovare la quadra sulle modifiche agli articoli 7 e 8 del ddl. Ieri sera, con due diversi nuovi emendamenti, i relatori M5s avevano inserito un nuovo limite minimo alle somme dei privati destinate ai partiti, innalzandolo da 500 a 2000. Ora invece la maggioranza sta discutendo sulla possibilità di tornare alla somma originaria di 500 euro. In sostanza, la somma in questione riguarda la trasparenza dei contributi ai partiti e movimenti: l’emendamento dei relatori M5s faceva salire a 2.000 euro annui per soggetto l’obbligo di rendere pubblici i nomi dei donatori.
Evidentemente ora c’è stato un dietrofront dei 5Stelle. In sintesi una nuova controversia dopo quella legata al blitz leghista sul peculato. Ma c’è un’altra novità in arrivo sull’anticorruzione. È sparita la norma blinda-Casaleggio. Nella tarda serata di ieri, infatti, le commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera, durante le votazioni degli emendamenti al ddl Anticorruzione, hanno approvato una proposta di modifica targata Lega che, di fatto, lascia le cose come stanno ora, senza intervenire con una norma ad hoc per delimitare e circoscrivere i rapporti tra partiti, movimenti politici e fondazioni o associazioni.
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L’emendamento della Lega, con il parere favorevole del governo e dei due relatori M5s, è stata approvata da tutti i gruppi parlamentari e ha quindi soppresso un intero comma, precisamente il secondo, dell’articolo 9 del ddl. A sollevare la questione, quando fu depositato in Parlamento il ddl anticorruzione, erano stati in particolare Marco Canestrari e Nicola Biondo, rispettivamente ex dipendente della Casaleggio associati e ex responsabile comunicazione del M5s alla Camera. Se la norma fosse stata approvata, da una parte avrebbe legittimato e normato per legge il rapporto esclusivo tra M5s e Rousseau, dall’altra avrebbe limitato notevolmente i rapporti tra i partiti tradizionali e le fondazioni e associazioni. Con il via libera all’emendamento leghista, quindi, salta il limite di collegamento imposto a ogni partito e movimento ad una sola fondazione o associazione.
Tornando alle norme sui partiti, il ministro Bonafede rivendica: “Adesso ci sarà trasparenza con la norma anticorruzione. Una trasparenza che riguarderà non soltanto i partiti ma anche le fondazioni e vari soggetti collegati ai partiti modo tale che non si può più aggirare il limite massimo di 500 euro in contanti. Questo è un accordo già raggiunto prima di portare l’atto alla Camera, quindi in consiglio dei ministri. La soglia è di 500 euro per le donazioni in contanti, sopra i 500 euro verrà tutto pubblicato online”. Insomma, emendamenti azzerati. Si torna al testo originale. Forte l’irritazione del Carroccio. “I patti vanno rispettati”, spiega Igor Iezzi. “Ieri sera abbiamo raggiunto un accordo, oggi i 5 stelle dicono che non va bene e vogliono rivederlo. Basta è una cosa da pazzi, mi rifiuto di lavorare così”.
I deputati della Lega si sono riuniti per decidere il da farsi. Mentre il Pd, per protesta, ha abbandonato i lavori delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera. Dopo una mattinata di rinvii, le commissioni erano nuovamente convocate alle 15, ma – dice il dem Gennaro Migliore – allo scattare dell’ora stabilita, il governo, con il sottosegretario Vittorio Ferraresi ha chiesto un ulteriore rinvio di 4 ore, con la riconvocazione delle commissioni alle 19. A quel punto, il Pd se ne è andato e non tornerà alla ripresa della seduta delle commissioni. “Hanno trasformato le Commissioni in un bivacco della maggioranza”, dice Migliore a Repubblica. “Sono ripicche un po’ meschine che Lega e 5Stelle si fanno di continuo. Anche noi abbiamo contribuito a far salire la fibrillazione sventando la manovra sul peculato. In ogni caso il ministro Bonafede non si è mai degnato di venire in commissione a sostenere le sue posizioni. Le sue dichiarazioni ci arrivano sempre da sedi diverse dal Parlamento”.
“I pazienti colleghi rimasti in aula del Mappamondo di fronte all’ennesimo rinvio, stavolta di 4 ore, alle 19, hanno abbandonato: ad una farsa non si collabora. Ci vediamo in Aula da lunedì”, ha detto il deputato dem Stefano Ceccanti. Ora lo scontro si sposta in aula, a partire da lunedì. Le commissioni infati hanno terminato l’esame del ddl anticorruzione e hanno dato mandato al relatore. L’appuntamento alle 13 con la discussione generale.
REP.IT