Il piano Sud di Salvini: sfondare il muro del 20%e governare senza alleati

amedeo la mattina
roma

Ottenere il 51 per cento dei voti è stato sempre il sogno proibito di Silvio Berlusconi. Lo diceva sempre anche quando Forza Italia veleggiava ben oltre il 30 per cento nei momenti difficili dell’alleanza con Gianfranco Fini e Umberto Bossi. Oggi il Cavaliere è in disarmo, cannibalizzato da Matteo Salvini che accarezza (pure lui) quel sogno di non dovere fare i conti con nessuno. Libero di governare senza il vecchio centrodestra, che ha ormai riposto nell’armadio dei nonni, e senza i 5 Stelle con i quali sta verificando giorno dopo giorno le incompatibilità. Ma ha bisogno di tempo, di alcuni anni, per far crescere in maniera esponenziale (fino a conquistare una maggioranza autonoma) la sua Lega nazionale e nazionalista nata nelle urne del 4 marzo, sui social, su Facebook a sua immagine e somiglianza al punto da potersi permettere di prescindere dall’originaria Lega Nord, da «rito ambrosiano» di cui parla Roberto Maroni nel suo libro.

Prescindere perfino da quei ceti produttivi del Nord, artigiani, piccole e medie imprese, che tra Lombardia e Veneto sono la spina dorsale dell’elettorato leghista che critica il reddito di cittadinanza e tutto ciò che viene sacrificato sull’altare dell’intesa giallo-verde. Ma Salvini «tira dritto» perchè anche al nord una cosa sono le centinaia di imprenditori, altra i milioni di elettori che continuano a votare la «Nuova Lega».

Con la promessa che in un futuro luminoso il sogno si avveri, quello di un esecutivo con le mani libere, sicuritario, nazionalista e protezionista, vera flat tax modello Trump e Orban. Ma il vicepremier leghista deve aggiungere alle cifre attorno e oltre il 40 per cento del nord i voti delle prossime conquiste in Toscana e in Emilia Romagna. E soprattutto sfondare giù a Roma e nel Sud. «Mi fanno leggere dei sondaggi – dice Salvini agitando in aria il cellulare – che nel Meridione ci danno tra il 20 e il 22 per cento, ma io non ci voglio credere, non mi illudo».

 

Non ci crede ma ci spera, cominciando a vincere alle Regionali in Sardegna che a febbraio apriranno le grandi danze elettorali del 2019 che culmineranno alle europee dove si aspetta il grande boom. Il candidato sardo è il senatore Christian Solinas, segretario del Partito sardo d’Azione che ha stretto un patto con la Lega già alle politiche. Conquistare la Sardegna è il primo passo per vincere nella circoscrizione Isole alle europee. Essendo l’altra isola la Sicilia, il granaio di voti dei 5 Stelle che alle politiche hanno vinto in tutti i collegi. Uno strike che difficilmente si ripeterà. In Trinacria si avvertono molti smottamenti verso Salvini che lì ha mandato un suo fedelissimo, il sottosegretario all’Interno Stefano Candiani. Il quale il mese scorso a Palermo ha avvisato il sindaco Leoluca Orlando: «La città merita di più, non ha una prospettiva e noi siamo qui per dargliela».

 

Oltre lo stretto, in Calabria Salvini ha messo in mano il partito al trentacinquenne Domenico Furgiuele, che a quattordici anni è entrato in una sezione di An, e ora è uno dei due parlamentari leghisti: l’altro è proprio Matteo Salvini, eletto al Senato a Rosarno, il paese in provincia di Reggio Calabria intossicato dalle ’ndrine. Qui il 4 marzo, la Lega ha raccolto il 13 per cento, cinque anni fa l’asticella si era fermata allo 0,25. «Non continuiamo però con questa stucchevole storia dei voti mafiosi – dice Furgiuele – perchè significa non comprendere cosa si aspetta la gente comune da un leader come Salvini. Vorrei ricordare che in Calabria su 30 collegi 18 sono stati vinti dai 5 Stelle. Ma io non direi mai che M5S ha vinto grazie ai voti delle cosche». Una particolare cura il leader leghista la sta dedicando, anche come ministro dell’Interno, alla Campania dove il Carroccio di nuovo conio attrae astenuti e pezzi interi del vecchio centrodestra, anche elettori che votavano potenti come Nicola Cosentino.

 

Il coordinatore regionale è Gianluca Cantalamessa, eletto alla Camera, orgoglioso dei 4 mila iscritti, delle 50 sedi, dei 200 amministratori locali, 6 sindaci. All’ombra del Vesuvio, che una volta i leghisti del nord sollecitavano a eruttare e sommergere con la lava i napoletani (sembra un’era geologica fa), è stata eletta Pina Castiello, sottosegretario per il Sud che sembra abbia ispirato Salvini sui termovalorizzatori che tanto hanno fatto arrabbiare i 5 Stelle.

LA STAMPA

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