M5s copia la proposta Pd: “Contraccettivi gratis per under 26 e per richiedenti asilo”
Contraccettivi gratis per i giovani sotto i 26 anni, per chi è già esentato dal costo delle spese sanitarie, per i richiedenti asilo o per chi è beneficiario di protezione internazionale e, per un anno, per le donne che abbiano subito un’interruzione di gravidanza. È la proposta contenuta in un emendamento alla manovra del Movimento 5 Stelle.
La gratuità dei contraccettivi “di barriera” sarebbe garantita anche “a coloro cui sia stata diagnosticata una malattia sessualmente trasmissibile”. Il costo stimato è di 5 milioni l’anno.
La stessa proposta è stata fatta dalla deputata del Pd, Giuditta Pini. “La contraccezione è un diritto fondamentale alla salute e quindi bisogna inserirla nei Livelli essenziali di assistenza – spiega la Pini – Con una piccola spesa per lo Stato di 5 milioni di euro potremmo fare contraccezione gratuita e consapevole, iniziare a combattere le infezioni sempre più diffuse di malattie sessualmente trasmissibili e ridurre il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza”.
La proposta della deputata Pd prevede di coprire le spese per la contraccezione a tutti i giovani sotto i 26 anni, alle persone che non raggiungono i 25.000 euro annui di reddito, alle donne che hanno partorito da poco o che hanno avuto una ivg entro sei mesi, alle persone affette da Hiv o da qualsiasi malattia sessualmente trasmissibile e ai detentori di protezione internazionale.
“Solo il 14% delle donne sotto i 25 anni usa la pillola o altri contraccettivi ormonali, mentre solo il 16,7% delle coppie usa il preservativo, una coppia su cinque usa il coito interrotto pensando che sia un metodo contraccettivo. Negli ultimi anni il numero di infezioni da sifilide è aumentato del 400%, in Italia il numero di nuove infezioni da virus HIV è aumentato a quasi 4000 ogni anno. La maggioranza in Commissione Affari Sociali ha votato contro, ma l’emendamento sarà ripresentato in Commissione Bilancio e poi in Aula: la battaglia è appena cominciata”, conclude.
L’HUFFPOST