Piazza Affari nella tenaglia di petrolio e banche. Spread al top da 2013
–di Chiara Di Cristofaro e Andrea Fontana
La nuova discesa di Wall Street e di alcuni big della tecnologia Usa (Apple in testa) accompagnata dal netto calo del prezzo del petrolio e dalla tensione sul settore bancario europeo, tra lo scandalo Danske Bank che penalizza Deutsche Bank(-4% a Francoforte) e la debolezza delle italiane in attesa del verdetto Ue sul bilancio 2019 dell’Italia, fanno vivere alle piazze finanziarie una giornata all’insegna dei ribassi e della fuga dal rischio. Al termine della seduta, Piazza Affari è la più penalizzata in Europa: il FTSE MIBchiude le contrattazioni in calo dell’1,87% tornando ai minimi dai livelli di dicembre 2016. Banche e petroliferi in fondo al paniere delle società a maggiore capitalizzazione: -7,2% Saipem, -5,4% Banco Bpm, -4,5% Banca Mediolanum. Con lo spread Btp/Bund tornato in area 330 punti, complice anche gli acquisti sui titoli tedeschi, l’indice del comparto bancario italiano ha perso il 2,3%. In tenuta solo le utility e in particolare Enel (+0,8%) che ha presentato il piano strategico al 2021 confermando un payout del 70% e definendo per la prima volta un dividendo minimo garantito per tutto l’arco del piano.
Intanto a Wall Street il Nasdaqè in netto calo, scivolando sotto quota 7mila punti. Apple è entrato in area «Orso» come viene chiamata una correzione di almeno il 20% rispetto ai massimi, segnati in questo caso a ottobre.
Spread chiude a 327 punti. Rendimento 10 anni a 3,62%
Chiude su livelli che non si vedevano da inizio aprile 2013 lo spread BTp/Bund, con il differenziale Italia/Germania che nell’intraday e’ andato anche ben sopra la soglia dei 330 punti base. Il differenziale di rendimento tra il decennale benchmark italiano (Isin IT0005340929) e il pari scadenza tedesco ha chiuso le contrattazioni a 327 punti base, superando cosi’ il picco fatto segnare nella chiusura dello scorso 18 ottobre, e tornando sui livelli di oltre cinque anni fa. In salita anche il rendimento del decennale italiano benchmark che ha terminato la giornata al 3,62%, dal 3,59% dell’ultimo closing.
Vendite sui tecnologici e sui bancari, si salvano le utilities
Le vendite in Europa sono state trasversali ai vari settori ma banche, costruzioni e minerari sono stati i comparti più penalizzati mentre gli acquisti difensivi si sono concentrati su farmaceutica e utility. Quanto agli indici, la performance negativa dei bancari si e’ fatta sentire sull’andamento di Madrid il cui indice Ibex 35 ha perso l’1,55%. Francoforte ha ceduto l’1,58% con Deutsche Bank in fondo al Dax30 (-4,9% sul finale per la banca tedesca) che potrebbe essere coinvolta nello scandalo per riciclaggio che riguarda la danese Danske Bank. A Parigi (-1,21%) male ArcelorMittal (-4,6%) e EssilorLuxottica(-3,2%). A Londra (-0,76%) la peggiore del Ftse100 è stata Easyjet dopo aver presentato pero’ conti di fine esercizio con un utile pre tasso in miglioramento del 41,4% a 578 milioni di sterlina su ricavi totali migliorati del 17% circa a 5,898 miliardi di sterline. A Zurigo è caduta del 7% Julius Baer a causa di cifre inferiori alle previsioni sull’attività di gestione patrimoniale nei primi dieci mesi dell’anno. La Borsa svizzera ha ceduto solo mezzo punto percentuale.
Acquisti sulle valute rifugio, dollaro torna sotto 1,14 per un euro
Tornano gli acquisti sui beni rifugio, con l’oro sotto i riflettori e yen e franco svizzero in rialzo. La settimana era iniziata con un deprezzamento del dollaro verso le principali valute, dopo il deludente dato sulla fiducia dei costruttori Usa. Le vendite sulle Borse hanno invece favorito l’apprezzamento delle valute rifugio come yen e franco svizzero. Mentre prosegue alta l’attenzione sulla Brexit, «questo potrebbe essere l’occhio del ciclone per la sterlina, in quanto l’ala
della ‘Brexit dura’ sembra non essere riuscita a ottenere le 48 lettere dei parlamentari necessarie per innescare un voto di fiducia sul primo ministro», sottolinea Ricardo Evangelista di ActivTrades. La sterlina ha perso qualche posizione nei confronti del biglietto verde americano, ma è risalita sull’euro.
Il dollaro a fine seduta è tornato sotto 1,14 nel cambio con la moneta unica europea(a 1,1394 per un euro da 1,1451 di ieri) e lo yen sull’euro (a 128,41 per un euro da 128,98). Dollaro/yen a 112,59 da 112,55.
Il petrolio crolla a NY (-6%), prezzi ai minimi da 1 anno
Il petrolio a New York è colpito sempre di più dall’orso. Già in calo di oltre il 20% rispetto al picco di inizio ottobre, il Wti a gennaio sta ampliando vistosamente le vendite sulla scia del sell-off che sta colpendo l’azionario a Wall Street. Il contratto al Nymex è arrivato a perdere fino al 6% a 53,7 dollari al barile (ormai ai minimi da un anno). Il mercato continua a temere scorte mondiali in aumento e un rallentamento dell’economia, che peserebbe sulla domanda. Sale l’attesa per la riunione dell’Opec e dei suoi alleati come la Russia in calendario il 6 dicembre prossimo a Vienna. In quell’occasione si discuterà di un taglio alla produzione, che l’amministrazione Trump non vuole ma su cui l’Arabia Saudita spinge. Preoccupata da un eccesso produttivo simile a quello che nel 2014 portò a un crollo dei prezzi, Riad intende proporre una riduzione dell’output pari a 1-1,4 milioni di barili al giorno. Nel corso di una conferenza in Norvegia Fatih Birol, a capo dell’Agenzia internazionale dell’energia, ha messo in guardia sugli effetti geopolitici sui prezzi del barile: «Stiamo entrando in un periodo di incertezza senza precedenti in merito al mercato petrolifero». Ieri l’Aie ha avvertito in merito alle «implicazioni negative» di un taglio alla produzione: molti temono che un balzo dei prezzi lederebbe i consumi. Tra i metalli preziosi l’oro è salito a 1223 dollari l’oncia.
(Il Sole 24 Ore Radiocor)