Ecco cosa rischia davvero l’Italia con la riforma del bilancio Ue
Nel loro più recente summit il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Angela Merkel hanno gettato le basi per una riforma del sistema di governance dell’Eurozona fondata sull’assegnazione di un bilancio comune ai Paesi che aderiscono alla moneta unica.
L’obiettivo, presentato poi nel vertice dell’Eurogruppo di lunedì, è stato definito dal lavoro dei Ministri delle Finanze Bruno Le Maire e Olof Scholz. Le Maire ha affermato che “20-25 miliardi di euro sarebbero un buon punto di partenza”, Scholz auspica invece che il budget dell’Eurozona sia “coerente con le politiche e le regoe dell’Ue, in particolare in materia di bilancio”, come segnala Agenzia Nova.
L’Eurogruppo approva il primo passaggio sul bilancio
L’Eurogruppo, forum de facto dei Ministri delle Finanze dell’Eurozona ma legalmente gruppo di riunione informale, è istituzione molto criptica e raramente lascia trasparire indiscrezioni riguardanti i suoi lavori. Dopo la prima riunione sul tema del bilancio è stato dunque importante vedere come Scholz abbia voluto palesare il suo entusiasmo al termine della seduta: “Il 90-95 per cento del lavoro è fatto, resta ancora una parte cruciale da fare ma nel complesso è un successo”.
Cosa prevede la proposta di bilancio dell’eurozona? Il documento comune presentato da Parigi e Berlino, secondo l’Agi, prevede che la dotazione iniziale sia utilizzata, “come vuole Berlino, per finanziare la spesa per investimenti, al fine di favorire la “convergenza e la competitività” dei Paesi dell’Eurozona. Parigi invece spinge affinché i soldi vengano utilizzati per scopi di “stabilizzazione” e per aiutare a superare eventuali shock”.
Inoltre, saranno “i ministri delle Finanze dell’Eurozona, anziché la Commissione europea, a progettare i programmi di investimento in settori come la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione. La commissione dovrebbe poi approvare questi piani. Il documento prevede anche che il bilancio dell’Eurozona venga finanziato attraverso i contributi che i singoli Paesi dovrebbero versare in un fondo comune e aumentando le entrate attraverso una tassazione solo europea che attualmente non è ancora in vigore”. Tutto, o quasi, apparentemente innocuo. Ma la proposta non si limita a questo. E include particolari che comporterebbero problematiche non secondarie per il nostro Paese.
Le clausole che possono inguaiare l’Italia
Il diavolo, si sa, è nei dettagli. E un protocollo annesso alla proposta franco-tedesca ci permette di comprenderlo. “a queste provvidenze – scrive StartMag – saranno esclusi quei Paesi che non rispettano le prescrizioni indicate dalla stessa Commissione, in sede d’esame dei programmi nazionali. A rigore, quindi, l’Italia dovrebbe essere fuori, essendo candidata ad essere l’imputato principale del delitto di violazione della “regola del debito”.
La correlazione diretta tra erogazione dei benefici e rispetto dell’ortodossia liberista su cui si fonda l’apparato europeo escluderebbe l’Italia dalla prima tranche di finanziamenti che Le Maire e Scholz prevedono destinati al periodo 2021-2027. Ciò mette Roma in una posizione difficile: rispedire al mittente la proposta aprirebbe un nuovo scontro con l’Unione Europea e porterebbe a nuove tensioni finanziari e un’ulteriore altalena dello spread, accettarla significherebbe cacciarsi in un vicolo cieco. Questo spiega le indecisioni nel governo Conte, in cui sono emerse posizioni eterogenee.
Tria, Salvini, Savona: tre linee di condotta diverse
Fino ad ora, scrive Il Sole 24 Ore, solo l’Olanda ha esplicitato la sua contrarietà. Il Ministro dell’Economia Giovanni Tria, invece, ha dichiarato che il Paese ha “interesse che questo percorso si avvii”, aggiungendo poi: “Non vedo pregiudizi anti-italiani ma sulle politiche economiche vedo posizioni di altri Paesi molto rigide”, però “bisogna considerare che è un periodo elettorale per tutti i Paesi e molti di loro hanno difficoltà politiche interne molto forti mentre in fondo il Governo italiano ha un largo consenso”.
Posizione più sfumata, certamente, del vicepremier e Ministro dell’Interno Matteo Salvini, che si è espresso a favore del veto sulla proposta di bilancio franco-tedesca.
Il ministro degli Affari Europei Paolo Savona, invece, intervenendo sul medesimo quotidiano, ha ribadito di preferire un dialogo a più ampio respiro: “La via del dialogo è stata già indicata dal Governo italiano fin dall’inizio di settembre nel documento intitolato “Una politeia per un’Europa diversa, più forte e più equa”.Esso propone di costituire a Bruxelles un Gruppo di lavoro ad alto livello che invii il messaggio ai cittadini europei che l’Unione sta esaminando i modi per completare l’architettura e le politiche europee, con un respiro più ampio dei negoziati oggi in corso sul tema”.
Savona ha aggiunto che, mentre numerosi colleghi europei si sono affrettati a rispondere alle sue osservazioni, altri, “compreso il Presidente Juncker, si sono trincerati in un silenzio che voglio rifiutarmi di considerare mancanza di volontà di dialogo sui veri problemi dell’Unione”.
Dall’opposizione Fassina boccia il bilancio dell’Eurogruppo
“È nell’interesse dell’Italia bloccare la proposta del cosiddetto ‘bilancio dell’eurozona’[…] Senza abbandonare l’estremismo mercantilista Made in Germany, senza cambiare le regole del mercato unico, senza correggere Fiscal Compact e Six Pack, senza dare alla Bce gli strumenti di intervento delle normali banche centrali, il previsto bilancio dell’euro area, dotato di risorse insignificanti sul piano macroeconomico, sarebbe un pannicello caldo su ferite sempre più gravi”. Non le manda certamente a dire Stefano Fassina, deputato di Sinistra Italiana che nel campo dell’economia rappresenta uno degli osservatori più lucidi ed acuti delle dinamiche riguardanti gli scenari internazionali che vedono coinvolti l’Italia.
In un post pubblicato sul suo profilo Facebook Fassina, che di recente ha dato vita all’associazione “Patria e Costituzione” per rilanciare anche a sinistra il tema della sovranità nazionale e del superamento dei vincoli comunitari in campo economico, ha dall’opposizione avallato l’articolata tesi di Savona: la proposta di bilancio dell’Eurozona è come fumo negli occhi, un velo capace di celare ciò che veramente serve per lenire le numerose disfunzionalità dell’Unione.
La presa di posizione è netta e chiara: “È un passaggio estremamente pericoloso, un consapevole fattore di aggravamento dello spread per noi, ma non soltanto per noi. In sintesi, la proposta franco-tedesca fa gli interessi franco-tedeschi e aggrava il contesto economico e finanziario per l’Italia. Il governo deve bloccarla”.
IL GIORNALE