“Debito eccessivo”: Bruxelles prepara la procedura contro l’Italia
Per la prima volta la Commissione europea scrive nero su bianco che ci sono le condizioni per aprire una procedura contro uno Stato membro a causa del suo debito. Non era mai successo, ma c’è sempre una prima volta. A fare da cavia su questo «terreno inesplorato» sarà l’Italia, che resterà ingabbiata «per un periodo che andrà ben oltre i cinque anni» spiega chi sta studiando il dossier.
Un tunnel fatto di pesanti manovre correttive, dal quale si potrà uscire soltanto nel momento in cui ci sarà la «conformità» con la regola del debito. Ossia quando la quota eccedente il 60% del Pil (nel caso italiano, con un debito pari al 131%, la parte eccedente è il 71% del Pil) sarà tagliata al ritmo stabilito dalle norme europee: un ventesimo ogni anno. Più «leggere» saranno le manovre annuali che il governo riuscirà a negoziare, più lungo sarà il percorso di risanamento.
L’esito del verdetto di ieri era praticamente scontato: visto che il governo gialloverde non ha cambiato la manovra – nonostante i ripetuti avvertimenti – Bruxelles ha agito di conseguenza. Ma più che alle notizie arrivate dal Palazzo Berlaymont all’ora di pranzo, il governo dovrebbe prestare molta attenzione a quelle giunte poche ore dopo dall’Aja.
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Il sostegno dei governi
Mario Centeno, presidente dell’Eurogruppo, ieri è andato a fare visita al collega Wopke Hoekstra. L’olandese è considerato un falco all’interno del club dell’Eurozona e guida la coalizione della Nuova Lega Anseatica che include i Paesi nordici dall’Irlanda ai Baltici, i più rigidi quando si parla di rispetto delle regole sui conti pubblici. Centeno, esponente del governo socialista di Lisbona, è ideologicamente una delle persone più distanti dal blocco nordico. Eppure ieri l’incontro ha sancito – anzi, ha ribadito – la compattezza tra tutti i governi dell’Eurozona. Tutti tranne quello italiano, ovviamente.
Centeno ha assicurato il pieno appoggio alle mosse della Commissione, il che lascia intendere che la proposta di procedura verrà accolta senza alcuna resistenza: «Abbiamo sempre sostenuto la Commissione in questo procedimento (con l’Italia, ndr) e in casi simili nel passato». Anche il Parlamento europeo chiede di giocare un ruolo in questa partita: ieri i capigruppo della commissione Affari Economici hanno deciso di dedicare almeno due sedute al caso-Italia. Il 10 dicembre ci sarà un’audizione con Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis. Ma soprattutto gli eurodeputati hanno invitato per gennaio anche il ministro Tria, che finirà sulla graticola parlamentare.
Dopo la bocciatura della manovra da parte dell’esecutivo Ue, e il conseguente rapporto che ha sancito la violazione della regola da parte dell’Italia, ora la prossima mossa spetta ai governi. Il comitato economico e finanziario è composto dagli alti dirigenti del Tesoro e dai rappresentanti delle Banche nazionali dei 28 Paesi (per l’Italia siedono Alessandro Rivera, direttore del Mef, e Luigi Signorini, vicedirettore di Bankitalia). Una riunione è in programma oggi e un’altra domani, ma il tema Italia non sarà all’ordine del giorno. Se ne parlerà invece nel vertice calendarizzato per lunedì 26, anche se è prevista soltanto una discussione e non l’adozione dell’opinione: la decisione vera e propria sarà presa nei giorni successivi. Poi la palla tornerà nuovamente alla Commissione, che proporrà di aprire un «procedura per disavanzo eccessivo per la violazione della regola del debito».
Gli ispettori Ue a Roma
Valdis Dombrovskis ha detto che la proposta potrebbe arrivare già entro fine anno, ma di certo non in tempo per essere approvata all’Ecofin del 4 dicembre. Il vero D-Day sarà dunque il 22 gennaio (l’Ecofin deve esprimersi «al più tardi» entro il 1 febbraio), quando i ministri adotteranno la raccomandazione che imporrà a Roma un «percorso correttivo» pluriennale con il piano di rientro del debito e target specifici per deficit e spesa. Saranno previste verifiche periodiche, con le missioni degli ispettori Ue a Roma ogni sei mesi o – in casi particolarmente gravi – ogni tre mesi. Il primo accertamento potrebbe dunque scattare già a fine aprile, un mese prima delle elezioni Europee.
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