Lucignoli felici
Domani stesso, a Palazzo Chigi, si faranno le prove generali dell’ideale festa di promozione del governo, meglio, della sua politica, ne verranno premiati i conti, perfetti, in regola, fino all’ultimo centesimo.
Nel prodigioso romanzo delle bugie in tema di bocciature scolastiche, possibilmente taciute all’autorità superiore, ossia genitoriale, è davvero un classico far finta di nulla, procedere come se fosse avvenuto l’esatto contrario, ammessi, e a pieni voti. Le cronache rionali narrano addirittura di banchetti già fissati, gli inviti spediti, gli addobbi prenotati, i confetti commissionati al pasticciere di fiducia. S’intende, che questo genere di proverbiali sotterfugi possono utilmente valere anche rispetto alla politica di un governo che, come il nostro in carica, abbia a cuore l’estro del cambiamento, della discontinuità rispetto alla sudditanza pregressa, nulla da recepire in merito al piano dei conti, rispetto, in questo caso, ai revisori e ai ragionieri generali d’Europa, di coloro che pretendono di conoscere e perfino valutare lo stato esatto del nostro, diciamo, pallottoliere.
Nello scontro tra pensiero sovranista ed euro-burocrati di Bruxelles, la sfida, la prova di forza può perfino strutturarsi attraverso la negazione del piano di realtà, dove i “bocciati”, ossia Salvini, Di Maio e i loro rispettivi ministri cui è attualmente in affido la scrivania di Quintino Sella, è giusto e doveroso che facciano ritorno a casa mostrando una pagella puntigliosamente contraffatta, o magari perfino negando l’esistenza stessa di questa, dell’esame stesso. Non è affatto vero che siamo stati respinti, l’abbiamo invece “sfangata”, e se di esame si trattava, comunque a pieni voti. Obiettivi che, prosaicamente, citando il teatro delle gratificazioni familiari, meritano il dono dello zenith placcato oro, se non del motorino, giusto per citare i premi proverbiali da riservare appunto ai promossi.
In breve, la bocciatura che giunge da Bruxelles, al di là dei conti, dello spread, delle procedure di infrazione, è giusto sia combattuta da parte del “governo del popolo” sul piano inclinato dell’ologramma psicologico, ossia della percezione modificata della realtà: si chiama propaganda, si chiama via di fuga, si chiama perfino, almeno in psichiatria, pensiero magico: … mi bocci? E io dirò che non è affatto vero, anzi, che i miei conti sono in regola, che la percezione che tu hai del mio Pil muove da puro astio politico nei miei, anzi, nei nostri confronti, ed ecco che un istante dopo vedo mettersi in moto la dinamo dell’inarrestabile consenso popolare e sovranista. D’altronde, nessuno potrà negare la non meno convincente leggenda visiva parallela dell’impresentabile bancarottiere che, dal suo rifugio lontano, tra i banani e i baobab, disteso su una chaise longue, si racconta vittima, se solo mi avessero lasciato ancora fare, manigoldo eppure convincente…
Proprio questa mattina, trovandomi in un mercatino dell’usato, dove finiscono i mobili dei morti o anche, lo diciamo immaginando un possibile crac, dei pignorati, mi sono imbattuto in due signori, l’uno diceva all’altro: “Cosa cavolo vuole l’Europa da noi? Comincio a ritenere che abbia ragione chi dice che questa nostra non è una democrazia, semmai siamo in democratura!” Per i due compari, i moniti di Bruxelles erano solo fuffa. Così si rassicuravano convinti, assolutamente certi delle proprie parole, di più, del complotto in atto in spregio alla più che sana economia italiana, già, se i conti sono in ordine, chi sei tu per dirmi che non posso sforare? D’altronde, in questo senso ci rassicura pure Marine Le Pen, l’amica sovranista, che la bocciatura del budget italiano da parte di Bruxelles “non è una decisione di tipo economico, ma solo politica: per questo mi fa ancora più rabbia”, e a chi le fa notare che l’Italia non sembra abbia rispettato i parametri di Maastricht, lei aggiunge che addirittura “la Francia per anni ha superato per il deficit pubblico il 3% del Pil, mentre l’ Italia restava sotto. Nonostante questo la Commissione europea tratta Emmanuel Macron con i guanti di velluto e gli concede ampi margini di flessibilità, mentre fa prova di una severità spropositata con l’Italia”.
Dunque, di che stiamo parlando? Vai tu a convincerli, i sovranisti, che sulla pagella c’è proprio scritto bocciato! D’altronde, dalla loro, questi ultimi, possono vantare un’arma segreta, sbandierare l’invincibile V2, se non V3, della “fine dell’austerità”, e con la messa in mora di questa, altro che un semplice orologio placcato oro e motorino, con la cessazione dell’austerità ci potremo permettere ogni lusso, e tu mi vorresti lasciare senza? Meravigliosa, anzi, caleidoscopica rassicurazione che giunge proprio da una signora francese. Dai, non è forse vero che Salvini, tra ironia e convinzione, citi sovente Mussolini, ossia colui che, a un certo punto della sua carriera, riferendosi proprio ai supponenti francesi, proclamò che “abbiamo più bisogno di queste cuginanze!”?
Mentre ora, che siamo stati promossi, vedi, ora ce lo dicono perfino loro, i “cugini”, tornati tali, cancellando così ogni ricordo e remora della cosiddetta “pugnalata alle spalle”, l’occupazione di Mentone, come raccontava pure Italo Calvino ripensandosi nei panni di avanguardista a spasso nella cittadina di frontiera. Vedi che ce lo dicono anche i cugini che non siamo in torto, che non meritiamo d’essere respinti, dunque la bocciatura, era solo un gioco illusionistico che qualcuno voleva imporci, più che immeritata, una violenza che giunge dai Tedeschi, quelli, sì, che ci detestano… E qui, nella percezione comune, la stessa di chi, con le parole del compare del mercatino, sostiene che siamo in una “democratura”, non resta che stringerci a coorte intorno a Salvini e Di Maio, e poco importa che i due, come certuni raccontano, si tollerino ormai a malapena, quasi come Franchi e Ingrassia dopo che quest’ultimo tradì per girare con Fellini, ciò che infine è dirimente, a dispetto di Juncker, di Moscovici, della Merkel, e d’ogni altra detestabile faccia di ragioniere di Bruxelles, perfino delle agenzie di rating, è che, più tardi, come ordinato, il presidente Giuseppe Conte uscirà a piedi da Palazzo Chigi per una missione speciale: raggiungere la pasticceria lì di fronte, dove finalmente ordinare i confetti rossi destinati alla festa, se non di laurea, comunque di conseguita sudata, virtuale, promozione.
L’HUFFPOST
This entry was posted on giovedì, Novembre 22nd, 2018 at 14:48 and is filed under Politica. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.