Sicurezza, non oboli
di BEPPE TASSI
SE C’È UNA cosa che manda in bestia l’automobilista è la multa piovuta dal cielo. La sanzione che non ti aspetti, la cartolina verde nella cassetta postale che preannuncia l’imminente salasso.
Nel tempo abbiano fatto il callo ad autovelox e Tutor e perfino ai Photo-Red che ti inchiodano al semaforo rosso come a una croce.
Ma almeno questi gendarmi elettronici sono segnalati, avvertono l’automobilista che sta per entrare in un percorso minato. Invece il sistema che rileva i numeri di targa, è più subdolo: spesso non è annunciato da alcuna indicazione, può essere fisso o mobile e la multa arriva senza appello, perché il robot-vigile è collegato a una banca dati che sa tutto della nostra auto.
Morale della favola, nel libro nero finiscono, come è giusto, i proprietari di auto non assicurate (8 su 100 al nord, 13 su 100 al Sud) ma anche quei poveracci che hanno dimenticato di fare la revisione del veicolo. Una banale dimenticanza che può capitare a chiunque. E così un sistema nato per combattere i pirati che girano senza assicurazione o con auto rubate, diventa un nuovo e prezioso bancomat per le casse di stato e comuni.
Da sempre l’automobilista è un bersaglio prediletto del fisco. Basti pensare alle esose accise sul carburante o al fantomatico superbollo che ha portato più danni che proventi. E il 2019 annuncia il rituale rincaro biennale delle sanzioni. Tutto questo in un Paese che, da sempre, considera il mondo dell’automotive come un termometro attendibile della nostra salute economica.
Ben vengano i vigili elettronici e le telecamere intelligenti, ma usiamoli davvero per combattere chi mette in pericolo la nostra sicurezza e la vita degli altri. Non solo per svuotare le tasche dell’onesto automobilista, che magari ha solo la memoria un po ‘corta’.
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