“Non una di meno”, migliaia di donne in piazza a Roma contro la violenza

Migliaia di persone hanno sfilato per il centro di Roma in occasione della manifestazione ‘Non una di meno’ giunta alla terza edizione, alla vigilia della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.  Da tempo a Roma non si vedeva un corteo così partecipato e vivo. “Siamo 150mila”, gridavano dal carro dell’organizzazione: a sfilare, in maggior parte donne giovani e di mezza età. Un corteo colorato di fucsia, tra palloncini e fazzoletti, arrabbiato negli slogan contro la violenza degli uomini sulle donne, che ha chiamato ad una ‘agitazione permanente’ contro quello che viene definito “l’attacco in corso alla legge 194” che disciplina l’aborto e contro il ddl Pillon, in discussione in Parlamento sulla riforma del diritto di famiglia in caso di separazioni. E poi lo slogan ‘sorella io ti credo’ scandito per tutto il corteo.

Le organizzatrici hanno ribadito più volte che alla testa dovevano esserci solo donne, gli ultimi uomini sono stati invitati a stare nelle retrovie, perché “oggi siamo noi le protagoniste”, hanno sottolineato le attiviste. Pochi gli esponenti politici in piazza, nessun vessillo, tra loro la ex presidente della Camera Laura Boldrini.

Centosei palloncini rosa sono stati alzati in cielo dallo spezzone più giovane del corteo. Ciascuno ricordava una delle donne morte nel corso del 2018 a causa della violenze subite da uomini, soprattutto da mariti e fidanzati. Mentre i palloncini si levavano in aria, una voce da un camion dell’organizzazione ha letto le storie di alcune ragazze uccise negli ultimi anni. C’è il ricordo di Sara Di Pietrantonio, bruciata nella sua auto dal fidanzato alla Magliana nel 2016 dopo esser stata strangolata. E poi di Desirée Mariottini, la sedicenne morta per una sospetta overdose il mese scorso nel quartiere di San Lorenzo probabilmente dopo aver subito una violenza sessuale di gruppo.
Gli slogan sui cartelli e sugli striscioni parlavano soprattutto di “uomo violento non malato ma figlio del patriarcato”, di “libertà di scelta” nei temi come l’aborto. A predominare il colore viola fluorescente, scelto dal movimento come distintivo.

“Ogni 72 ore una donna viene uccisa. Tremila donne sono morte dal 2000 per mano quasi sempre di compagni o mariti assassini. E il numero di violenze è esponenzialmente più alto. Numeri crudi, tremendi. Ma che non riescono a dare il senso della tragedia umana che ognuna di quelle morti, ognuno di quegli abusi porta con sé”. Lo scrive su Facebook il candidato alla segreteria del Partito democratico, Maurizio Martina, in vista della Giornata mondiale della violenza sulle donne.

Martina ha postato la sua foto con il segno rosso sul viso simbolo della campagna. “Stiamo uccidendo, violentando, un’intera generazione di donne. E la questione ha una radice culturale antica, difficile da estirpare. Dalla stessa radice nascono erbe infestanti come le differenze salariali tra uomini e donne, la preclusione di carriera al femminile, l’abbandono del lavoro dopo la maternità. In breve la disuguaglianza di genere. Accettata troppo spesso dalle donne. Il grido di piazza di oggi è un segnale da coltivare. Pari diritti. Sembra assurdo doverlo dire nel 2018. Bisogna urlarlo. Pari diritti.Per non accettare più l’offesa. Per non tollerare più la violenza.
Bisogna urlarlo. Non una di meno”.

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“Lo abbiamo detto sin dall’inizio e continuiamo a dirlo, soprattutto alla luce degli ultimi casi di violenza: il ddl Pillon sugli affidi condivisi può far aumentare oltremodo le violenze domestiche, mettendo più a rischio – ammesso che sia possibile – la vita di donne, mamme e figli per colpa di mariti e padri violenti che li ritengono di loro proprietà”. Tocca ancora un tasto dolente una delle esponenti di ‘Non una di meno’, Natascia Cirimele. Lo fa quasi urlando, per farsi sentire, dentro il corteo partito nel primo pomeriggio di oggi da Piazza della Repubblica a Roma.

Il pensiero va alle tante donne e madri oggetto di violenze da parte di padri e mariti, spesso letali anche per i figli, com’è accaduto due giorni fa a Sabbioneta (Mantova), dove un uomo ha dato fuoco alla casa familiare provocando la morte di suo figlio, un bambino di 11 anni. Ma, senza tornare troppo indietro nel tempo, un esempio calzante del dramma ancora molto italiano è il caso della donna suicida nel Riminese a causa dei maltrattamenti e delle vessazioni del marito. Anche in questo caso estesi anche alla figlia. “Il problema – osserva ancora l’esponente di ‘Non una di meno’ – è che la sindrome parentale è diventata ormai un’emergenza sociale. Il Ddl Pillon ha lo scopo di difendere la famiglia tradizionale e ristabilire ruoli e gerarchie di genere, dimenticando che la violenza maschile comincia nel privato delle case e si estende a ogni ambito della società, diventando sempre di più strumento di pubblico dominio.

Oggi siamo qui a manifestare – sottolinea Cirimele – contro norme, come il ddl Pillon, che insistono su un modello patriarcale e autoritario che hanno lo scopo di schiacciare e ridurre al silenzio la libertà delle donne”. L’approvazione di questo provvedimento, avverte, “porterà inevitabilmente a un inasprimento del quadro sociale attuale, esasperato da un welfare familistico e da anni di politiche di austerity e privatizzazione, ricadute principalmente sulle spalle delle donne. Non a caso – ricorda – un terzo delle madri sole con minori, vale a dire quasi un milione di donne, vivono a rischio povertà o esclusione sociale

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